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Riforma del catasto: finalmente in Gazzetta il decreto sulle commissioni censuarie

riforma del catasto

È stato finalmente pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto legislativo 17 dicembre 2014, n. 198 sulle commissioni censuarie: il primo fondamentale passaggio della grande riforma del catasto è pertanto ufficializzato con il suo definitivo posizionamento al’interno dell’impalcatura normativa italiana. Le commissioni censuarie pertanto tornano ufficialmente a funzionare.

Si tratta del provvedimento inaugurale del processo di revisione del sistema catastale (una procedura che verrà portata a termine nel giro di 3 anni) idoneo a ridefinire le competenze e il funzionamento delle commissioni provinciali e centrale, modificandone la composizione: tra i 6 membri di tali fondamentali commissioni ci saranno due rappresentanti delle Entrate, uno degli enti locali, tre di professionisti, tecnici, docenti qualificati ed esperti di statistica e di econometria, indicati da Ordini e associazioni di categoria.

Va ricordato a tal riguardo che le commissioni censuarie dovranno occuparsi di validare le funzioni statistiche (cioè gli algoritmi) utili per ricavare le rendite e i valori patrimoniali dai dati concreti provenienti dagli immobili, giungendo generare una base imponibile coerente con l’attuale situazione del mercato. Inoltre ricopriranno anche un ruolo con finalità deflattive del contenzioso in materia catastale dinnanzi al giudice tributario.

Per un focus approfondito sul tema leggi l’articolo Revisione catasto: arrivano le nuove commissioni censuarie, ecco cosa succede.

Per un rapido flash sulle funzioni delle commissioni leggi invece Riforma del catasto: 3 cose da sapere sulle commissioni censuarie.

L’atto normativo appena pubblicato in Gazzetta è propedeutico al vero e proprio processo di riforma catasto (come previsto dalla delega fiscale): un processo che consentirà di delineare in maniera inedita l’assetto immobiliare del nostro paese e porterà notevoli ripercussioni (che si spera possano essere positive in termini di equità fiscale) sull’entità del pagamento delle imposte sulla casa.

Ci sono voluti due mesi per transitare dall’approvazione del decreto alla sua pubblicazione in Gazzetta: le cause di tale ingente ritardo devono ricercarsi nei tentativi del Governo di non garantire la presenza delle associazioni di categoria nelle commissioni locali e centrale, affermata invece con forza dalle commissioni parlamentari e inserita in ultima istanza nel testo definitivo del decreto.

“La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto conferma che il provvedimento, nato predisposto molto male dalla burocrazia ministeriale e dell’Agenzia delle Entrate, – afferma il presidente della Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani – è stato poi significativamente migliorato dall’intervento del Governo, che ha recepito i pareri delle Commissioni Finanze del Senato e della Camera, in maniera tale da rappresentare quanto disposto dalla legge delega in materia, specialmente, di rappresentanza del settore immobiliare”.

“Auspichiamo ora che, sul secondo decreto legislativo – prosegue Sforza Fogliani – ormai in fase di emanazione, si apra una consultazione con la rappresentanza dei contribuenti in maniera tale che non si faccia nuovamente carico al solo Parlamento di garantire il rispetto dei principi di trasparenza e di contraddittorio tra le parti interessate stabiliti dalla legge delega, riducendo il confronto alle sole parti titolari del potere di imposizione, come più volte si è tentato di fare”.

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Finalmente, dopo circa 21 anni, con l’approvazione della legge per la riforma del catasto urbano, contestualmente alla delega fiscale, si ripresenta al Paese una opportunità da non perdere per intervenire radicalmente nel settore impositivo immobiliare, che interessa la totalità dei…

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Schermature solari, tessuti smart e innovativi

Oggi  l’uso del tessile è gradualmente ampliato. I tessuti di oggi sono composti di materiali suscettibili di applicazione in quasi tutte le nostre attività. Indossiamo abiti tutto il tempo e siamo circondati da prodotti tessili in quasi tutti i nostri ambienti. L’integrazione dei valori multifunzionali di un materiale di uso comune è diventata negli ultimi anni un’area di ricerca e di interesse da parte di enti e aziende produttrici. Filati, fibre,  tessuti e altre strutture con funzionalità innovative sono stati  sviluppati per una vasta gamma di applicazioni diverse, tra cui le schermature solari.

Oggi il “tessuto intelligente”  rappresenta la prossima generazione di prodotti tessili previste per utilizzi diversi nella moda,  nell’arredamento e nelle applicazioni per tessili tecnici, e nelle schermature solari. In una visione più ampia e tecnicamente strutturata si parla di “tecnologia intelligente”, che comprende i materiali intelligenti e i sistemi composti da sensori e  attuatori.  In gergo sono definiti: smart technology, smart materials, embededd system, ecc. e sono riconducibili  a una molteplicità di prodotti di base come polimeri e metalli a memoria di forma, componenti elettronici e sostanze chimiche quali, per esempio, vernici e pigmenti.

Vetro, acciaio e materie plastiche, dunque, considerati per tutto il Novecento la frontiera dell’innovazione tecnologica in architettura, sono stati superati dalla comparsa di nuovi materiali nano-strutturati e intelligenti.

articolo di Katia Gasparini, Chiara Gregoris

Per leggerlo tutto clicca qui.

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Marcatura CE delle tende esterne, pubblicato nuovo documento UNICMI

Per le tende esterne l’obbligatorietà di apposizione della marcatura è in vigore dal 2 marzo 2006 e il processo implica la conformità alla norma europea armonizzata EN 13561 elaborata dal Comitato Europeo di Normazione (CEN) e recepita in Italia dalla norma UNI EN 13561.

Alla data di pubblicazione del documento UNICMI è di riferimento l’edizione di febbraio 2009 della UNI EN 13561 che è il recepimento da parte di UNI della norma tecnica europea EN 13561:2004+A1:2008.

Tuttavia la UNI EN 13561:2009 è stata oggetto di revisione da parte del CEN e si prevede una nuova versione della norma pubblicata entro il mese di Aprile 2016. Questo documento riporta pertanto anche indicazioni di alcune delle modifiche che saranno introdotte dalla revisione della norma (rif. progetto di norma FprEN 13561:2012 – WI 00033385).

La norma UNI EN 13561:2009 specifica le caratteristiche essenziali e volontarie delle seguenti tipologie di tende esterne, e prodotti similari, inserite in edifici, indipendentemente dal loro design e dal materiale con cui sono realizzate e dall’utilizzo che ne verrà fatto e così come definite nella norma tecnica europea UNI EN 12216: tenda a bracci pieghevoli, tenda a pantografo, tenda sporgente a bracci rotanti, tenda sporgente all’italiana, tenda verticale, tenda a braccio scorrevole, tenda per facciate continue, tenda per finestre su tetto, tenda per serre, capottina retrattile, zanzariera,  schermo solare.

Le tende a pergole sono escluse dall’ambito di applicazione della UNI EN 13561:2009 ma saranno incluse nella revisione di cui al progetto di norma FprEN 13561:2012.

Le tende esterne coperte dalla norma UNI EN 13561:2009 possono essere a movimentazione manuale, con o senza molle di compensazione, oppure automatizzata a mezzo di motori elettrici (prodotti motorizzati/automatizzati).

La norma di prodotto UNI EN 13659:2009 contiene anche considerazioni sui rischi significativi connessi alla costruzione, al trasporto, all’installazione, al funzionamento e alle operazioni di manutenzione delle tende esterne. In particolare l’Appendice B della norma UNI EN 13561 contiene elenco dei rischi significativi per le tende esterne motorizzate.

Sono invece esclusi dal campo di applicazione della norma UNI EN 13561:2009 i prodotti fissi e semifissi, per esempio le capottine fisse o mobili, e gli schermi solari [UNI EN 13561:2009].

Tende di tipo “da esterno” installate internamente devono essere conformi alla norma UNI EN 13120:2014 “Tende interne – Requisiti prestazionali compresa la sicurezza”.

La norma di prodotto UNI EN 13561:2009 si applica alla tenda esterna stessa, non copre il fissaggio della tenda ai suoi supporti. Il Produttore che affida a terzi l’installazione è tenuto a fornire linee guida alla corretta installazione.

Per avere tutti i dettagli è possibile acquistare il documento UNICMI della Divisione Schermature solari Assites sul sito uncsaal.it.

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Regime dei minimi per i giovani Tecnici: 3000 euro di tasse in più, 200 di reddito in meno

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La Legge di Stabilità 2015 ha trasformato il Regime dei minimi e ha decisamente peggiorato la situazione dei Professionisti Tecnici: può accedere al regime agevolato solo chi fattura meno di 15mila euro all’anno, e l’imposta sostituiva sarà al 15 per cento. Una bella batosta rispetto al regime precedente che prevedeva la soglia di 30mila euro per 5 anni o fino ai 35 anni di età, e l’aliquota al 5 per cento.

La situazione è particolarmente grave per i Tecnici che hanno meno di 40 anni. La conseguenza potrebbe essere un aumento del peso fiscale. In particolare, con il nuovo regime dei minimi, per i Professionisti Tecnici under 40 il reddito annuo diminuirà di 3.000 euro nel 2015 a causa dell’aumento delle tasse. Ce lo dice una simulazione condotta da Confprofessioni Lazio, la Confederazione italiana delle libere professioni, sui dati forniti dall’associazione nazionale delle casse di previdenza private (Adepp). Lincremento della tassazione sui redditi è del 500%.

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La situazione è critica per chi si vedrà aumentare le tasse e diminuire il reddito. Ma è ancora peggio per chi, tra i giovani professionisti tecnici, un lavoro non ce l’ha per niente.

 

Con il nuovo regime dei minimi delineato nella Legge di Stabilità 2015 “a parità di reddito i professionisti under 40 passeranno da un’aliquota media del 5% ad una del 22,48% per l’area tecnica” (Confprofessioni). I redditi dei professionisti under 40 censiti dall’Adepp, infatti, si attestano su livelli compatibili con l’attuale regime dei minimi (30.000 euro) ma ben al di sopra dei limiti previsti dal nuovo regime (15.000 euro).

poveri ma belli Regime dei minimi per i giovani Tecnici: 3000 euro di tasse in più, 200 di reddito in meno

Con lavoro e reddito in picchiata o senza lavoro, non ci rimane che vantarci di una cosa: siamo poveri (diciamo così) ma ci rimangono la forza e le idee, che sono quelle che ci salveranno dalla crisi, forse. Poveri ma belli, insomma.

 

Su un reddito medio ipotizzato di 18.000 euro, se nel 2014 si pagavano di Irpef/sostituto d’imposta 900 euro, con il nuovo regime dei minimi nel 2015 si arriverà a pagare più di 4.000 euro: l’aggravio è appunto di circa 3.000 euro.
Questo vuol dire che se prima un giovane professionsita aveva nel 2014 uno stipendio medio mensile di 1.400 euro, nel 2015 il suo stipendio sarà inferiore a 1.200 euro.

Il nuovo Regime dei minimi, quindi, non fa che peggiorare una situazione già grave.

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Da CAM2 il nuovo laser scanner 3D portatile Freestyle3D

CAM2, fornitore di tecnologia di misurazione e documentazione 3D leader a livello internazionale, presenta il nuovo laser scanner 3D portatile CAM2 Freestyle3D, un dispositivo facile e intuitivo per l’uso in settori quali architettura, ingegneria ed edilizia (AEC), forze dell’ordine e altri ancora.

Il laser scanner 3D CAM2 Freestyle3D è dotato di tablet Microsoft Surface™ e offre per la prima volta una visualizzazione in tempo reale, consentendo all’operatore di visualizzare i dati della nuvola di punti durante l’acquisizione. Freestyle3D può eseguire la scansione fino a tre (3) metri di distanza e acquisire fino a 88 mila punti al secondo con una precisione di oltre 1,5 mm. Il sistema ottico autocompensante con brevetto in corso di registrazione consente inoltre di eseguire la scansione immediatamente senza tempi di riscaldamento.

CAM2 Freestyle3D 01 Da CAM2 il nuovo laser scanner 3D portatile Freestyle3D

“Freestyle3D è l’ultima novità tra le soluzioni di scansione laser CAM2 e rappresenta un altro passo in avanti nel percorso di democratizzazione della scansione 3D”, ha affermato Jay Freeland, presidente e CEO di CAM2. “In seguito al successo dei nostri scanner Focus ad ampia portata, abbiamo voluto sviluppare uno scanner che offrisse ai nostri clienti le stesse funzionalità intuitive e la facilità di utilizzo in un dispositivo portatile”.

La portabilità di Freestyle3D permette di essere utilizzato e di eseguire scansioni in aree strette e difficili da raggiungere come gli abitacoli delle auto, sotto i tavoli e dietro gli oggetti, rendendolo uno strumento ideale per la raccolta dei dati sulla scena del crimine, per la conservazione architettonica e per il restauro dei beni culturali. La tecnologia di memoria della scansione consente agli utenti di Freestyle3D di mettere in pausa la scansione in qualunque momento e di riprendere la raccolta dati nel punto esatto in cui si era fermata senza utilizzare riferimenti artificiali.

CAM2 Freestyle3D incidente auto Da CAM2 il nuovo laser scanner 3D portatile Freestyle3D

La portabilità del laser scanner 3D Freestyle3D permette di essere utilizzato e di eseguire scansioni in aree strette e difficili da raggiungere come gli abitacoli delle auto

Freeland ha aggiunto: “I clienti CAM2 continuano a sottolineare l’importanza di un flusso di lavoro semplice, della portabilità ed dell’accessibilità economica come driver principali dell’uso continuato e dell’adozione della scansione laser 3D. Abbiamo risposto alle loro richieste sviluppando un dispositivo di scansione laser portatile, facile da utilizzare e di livello industriale, che pesa meno di un chilogrammo”.

Freestyle3D può essere utilizzato come dispositivo indipendente per eseguire la scansione delle aree di interesse, o utilizzato insieme agli scanner CAM2 Focus X 130 / X 330. I dati della nuvola di punti di tutti questi dispositivi possono essere integrati e condivisi senza soluzione di continuità con tutti gli strumenti software di visualizzazione compresi CAM2 SCENE, WebShare Cloud e i pacchetti CAM2 CAD Zone.

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Bonus arredi ed elettrodomestici: online il dossier 2015 di Ediltecnico

Bonus arredi ed elettrodomestici: online il dossier 2015 di Ediltecnico

È online il nuovissimo dossier di Ediltecnico dedicato al bonus arredi ed elettrodomestici 2015. La Legge di Stabilità 23 dicembre 2014, n. 190, infatti, ha prorogato fino al prossimo 31 dicembre le agevolazioni fiscali riservate a chi acquista mobilio e grandi elettrodomestici in relazione a un concomitante intervento di ristrutturazione edilizia.

Le condizioni e le modalità di applicazione del bonus mobili 2015 non sono cambiate rispetto allo scorso anno, per cui rimangono valide le informazioni contenute nel dossier relativo al 2014.

Nondimeno, la Redazione di Ediltecnico ha ritenuto utile riorganizzare le informazioni più importanti relative alla detrazione sugli arredi per una maggiore chiarezza. Il nuovo dossier Bonus Mobili 2015 sarà poi aggiornato nel corso dell’anno con nuovi approfondimenti e analisi realizzati dai blogger e dalla redazione.

La struttura base del nuovo dossier Bonus Mobili 2015
Il dossier è organizzato per sezioni. La prima sezione contiene i riferimenti legislativi di base (il decreto legge n. 63/2013 e relativa legge di conversione) e il testo del comma di proroga contenuto nella Legge di Stabilità 2015.

Segue la sezione dedicata alle circolari di chiarimento e alle guide sulle agevolazioni fiscali preparate dall’Agenzia delle Entrate che verranno pubblicate nel corso dell’anno. Nella documentazione non manca il testo integrale della importante circolare 18 settembre 2013, n. 29.

Una altra sezione è dedicata ai punti chiave del Bonus Mobili 2015: uno specchietto sintetico e chiaro per avere sottomano velocemente tutte le informazioni essenziali.

Consulta il nostro dossier tecnico dedicato al bonus arredi ed elettrodomestici 2015.

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La Green Economy 2.0 non è più un miraggio, neanche in Italia

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La Green Economy e le imprese del settore sono sicuramente innovative: il loro modo di operare ha portato diversi cambiamenti, in Italia soprattutto. Ma, precisamente, cos’è la Green Economy e la Green Economy 2.0? Cos’è cambiato da quando, all’inizio, di Green Economy si parlava solo, a oggi, che la Green Economy ha preso piede? Tra Italia ed Europa, è una bella sfida, se viene affrontata come si deve: per esempio, seguendo la normativa europea come una guida nella crescita green. Ne abbiamo parlato con Anna Lambiase, a.d. e fondatore di VedoGreen, in questa intervista realizzata in collaborazione con la redazione di Leggioggi.it.

1. Green economy: qual è il comune denominatore alle storie di successo in questo settore?

Innovazione sostenibile è il denominatore comune delle storie di successo nell’economia verde, raccontate nel libro di VedoGreen “Green economy 2.0 – 16 storie di imprenditori eccellenti del nuovo Made in Italy” presentato lo scorso 17 novembre a Milano. L’innovazione è un elemento caratteristico delle imprese della Green Economy: i dati sulle domande di brevetto green presentate da aziende italiane all’Ufficio europeo dei brevetti nel periodo 2009 – 2014 (dato previsionale sulla base dell’andamento dei primi tre trimestri dell’anno) sono state 2.210, pari a circa il 9,5% del totale delle domande italiane presentate nello stesso periodo. Il dato assume particolare rilevanza se si considera che nel periodo in questione si è registrato un rallentamento del totale delle domande di brevetto a fronte di un trend di crescita di quelle green.

2. In Italia, c’era una volta l’era del fotovoltaico, poi tutto si è fermato. Finiti gli incentivi, si è bloccato il mercato. L’abbiamo saturato di aziende? Costi di installazione eccessivi, ripresa dell’investimento in un tempo troppo lungo… Quale può essere la causa della crisi del fotovoltaico italiano?

La crisi del fotovoltaico ha avuto origine dalla bolla creatasi intorno agli incentivi che in un primo momento hanno stimolato e trainato il settore per poi diventarne la causa del declino. Nel periodo d’oro del fotovoltaico, abbiamo assistito alla nascita di numerose aziende specializzate nell’installazione in un settore che è crollato poi al primo accenno di taglio degli incentivi da parte del governo e di incertezza normativa: in Italia il sostegno pubblico al mercato fotovoltaico non ha portato alla nascita di industrie produttrici di tecnologia, ma ha dato impulso alla speculazione finanziaria, provocando anche una conversione dei terreni agricoli destinati all’agricoltura in centrali fotovoltaiche, ritenute più redditizie rispetto alla messa a coltura.

Oggi il mercato secondario del fotovoltaico italiano mostra segnali di fermento, come confermano le richieste che riceviamo frequentemente in VedoGreen legate alla vendita/ricerca di impianti. Il settore sta attraversando da un paio di anni una fase di consolidamento con soggetti aggregatori che fanno investimenti di lungo periodo.

Ma noi per green 2.0 non intendiamo fotovoltaico, bensì l’economia verde del futuro.

3. La mobilità sostenibile è un altro tema all’ordine del giorno per un’Italia che tenta di essere più green. Alcune iniziative in alcuni comuni ci sono state, ma mancano i soldi per gli investimenti. Quali sono le soluzioni di mobilità sostenibile più utili a cambiare la vita delle città, e quindi anche la nostra?

Le principali soluzioni di mobilità sostenibile da implementare per migliorare la vivibilità delle città sono da ricercare in due strade: incentivare programmi di bike e car sharing, anche attraverso il sostegno di iniziative sociali. Per quanto riguarda la mobilità a livello generale dobbiamo sostenere lo sviluppo del trasporto ibrido: le case automobilistiche stanno investendo in ricerca e sviluppo di nuovi modelli elettrici, ma è indispensabile un piano di investimenti pubblici per creare l’infrastruttura necessaria alla diffusione e affermazione di questo nuovo paradigma, anche per favorire gli investimenti nel mercato dell’elettrico da parte di fondi e investitori istituzionali. Incentivare semplicemente l’acquisto di auto ibride non è sufficiente e non contribuisce alla crescita del settore. Nell’eco-mobility pubblico e privato devono cooperare: senza un concreto programma di sviluppo infrastrutturale da parte del soggetto pubblico, gli investitori privati non sono spinti a sostenere finanziariamente il settore.

Leggi anche Mobilità sostenibile, 7 consigli di stile di guida per risparmiare carburante e inquinare meno

4. La regolamentazione europea, con le sue norme e gli obiettivi, sta favorendo lo sviluppo del settore, oppure a volte il sovrapporsi di norme rischia di rendere i processi di crescita più macchinosi?

Riteniamo che la regolamentazione possa rappresentare senza dubbio un driver di crescita interessante per la Green Economy italiana ed europea, l’Osservatorio VedoGreen mappa per ognuno dei 10 settori green (Agribusiness, Ecobuilding, Eco-Mobility, Environmental Services, Green Chemistry, Lighting Solutions, Smart Energy, Waste Management, Water, Air & Noise Treatment, White Biotech) le linee guida strategiche di stampo normativo e tecnologico che ne favoriranno la crescita e che attrarranno l’interesse degli investitori in questa industria.

Il quadro regolamentare europeo è necessario per coordinare le azioni di tutti i Paesi dell’Unione indirizzandoli verso la riduzione delle emissioni inquinanti e la conversione ad un’economia più rispettosa dell’ambiente e sostenibile. Spetta poi agli Stati membri recepire le direttive europee e attuarle nella regolamentazione nazionale. Per favorire gli investimenti nella Green Economy italiana, soprattutto da parte di operatori esteri, è fondamentale la certezza del diritto e la non retroattività dei nuovi interventi normativi, principi che nel nostro Paese non sempre sono rispettati dai vari governi.

5. Si parla tantissimo di bioedilizia e di soluzioni green per le costruzioni. In Italia, però, le proposte delle aziende in questo senso tardano a prendere veramente piede: è difficile cambiare la mentalità dei costruttori, che lavorano allo stesso modo (ben poco green) da tanti anni. La normativa (europea e nostrana) ci impone certi obiettivi, ma non sono sufficienti per cambiare le cose. Per avere una svolta ecosostenibile anche nell’edilizia italiana come si può agire?

Le normative europee e italiane a favore del risparmio energetico degli edifici e di una maggiore efficienza in edilizia sono numerose, pensiamo all’ecobonus (D.L. 4 giugno 2013) a favore degli interventi di efficienza energetica o alla direttiva 2010/31/UE concernente la prestazione energetica degli edifici. Le aziende dell’Ecobuilding che monitoriamo nel database proprietario Vedogreen mostrano risultati positivi; nel periodo 2009-2012 sono cresciute con un tasso di crescita medio composto del 6%, in controtendenza rispetto al mercato dell’edilizia tradizionale che tra il primo trimestre del 2008 e il quarto del 2012, ha visto una perdita cumulata del 23,7% (dati Banca d’Italia).

Un comparto che sta crescendo in questi anni è quello degli edifici certificati: già oggi il parco di edifici green è raddoppiato rispetto al 2010 e ha raggiunto il 2% del totale e una delle certificazioni più utilizzate è quella CasaClima, nata 10 anni fa per iniziativa della Provincia di Bolzano, che ha superato il traguardo delle 5.000 certificazioni, affermandosi come il protocollo numero uno in Italia, in particolare nel Nord (dati Unioncamere 2014). Secondo Navigant Research, il fatturato globale di materiali e componentistica per il green building arriverà a valere 254 miliardi di dollari nel 2020. In Italia la certificazione LEED muove oltre 3 miliardi di euro di cantieri. Segnali positivi di ripresa ci sono e in VedoGreen cerchiamo di cogliere i trend in anticipo.

Leggi anche Certificazione energetica su Groupon, riassumiamo: ecco cos’è successo

6. In Europa, e in Italia in particolar modo, non si vede ancora la fine del tunnel della recessione. Contrariamente alle previsioni, infatti, il Pil resterà in discesa anche nel 2014. Forse avremmo davanti agli occhi altri dati, se qualche anno fa la politica avesse deciso di puntare con più decisione sull’economia verde?

Nel 2011, quando è nata VedoGreen, la Green Economy era ancora quasi una visione, oggi, a distanza di soli 3 anni è una realtà, che coinvolge 341.500 aziende in Italia che investono in prodotti e tecnologie green (dati Unioncamere 2014). Le aziende che stanno convertendo il loro business in chiave sostenibile si dimostrano più competitive sui mercati internazionali: il 19,6% esporta stabilmente, contro solo il 9,4% di quelle che non puntano sul green. Sul fronte occupazione i cosiddetti green jobs rappresentano il 13,2% (3.000.000) del totale delle assunzioni con nuove professioni come il Green technology manager, il CSR Manager; l’Energy Manager e il Communication Green Manager.

La Green Economy si conferma quindi la chiave per la ripresa economica e necessita di un pieno sostegno da parte delle istituzioni. VedoGreen si impegna per attrarre l’attenzione delle istituzioni sull’economia verde: recentemente abbiamo organizzato un evento dedicato alle eccellenze della Green Economy italiana, “Aspettando Expo 2015, Green Economy 2.0”, nel corso del quale assieme a UKTI e Dintec abbiamo premiato le 30 migliori società green che hanno avuto il merito di essersi distinte per capacità innovativa e tecnologica nel proprio modello di business.

7. Oggi i cittadini, con le informazioni reperibili ogni momento, dimostrano attenzione particolare ai consumi energetici e di carburanti. Lo vediamo ad esempio nel pagamento delle utenze, o nell’acquisto di mezzi a basse emissioni. In che modo questa maggiore consapevolezza può stimolare, da una parte, risparmio per le famiglie, e dall’altra maggiori investimenti da parte dell’economia? 

I cittadini sono diventati più consapevoli nei comportamenti di consumo energetico, in buona parte a causa della crisi economica, ma anche per una maggiore sensibilità e consapevolezza nei confronti delle tematiche ambientali. Tutto ciò favorirà  la crescita dei business legati a tecnologie che migliorano l’efficienza energetica: gli investitori stanno già puntando su questo settore industriale e anche noi come VedoGreen siamo impegnati nel sostenere la crescita di queste aziende favorendone l’incontro con gli investitori, la ricerca di capitale per le aziende green e l’advisory per la quotazione in Borsa.

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VedoGreen, la società del Gruppo IR Top, partner Equity markets di Borsa Italiana, è specializzata nella finanza per le aziende green quotate e private.
Nasce nel 2011 dall’ideazione dell’Osservatorio “Green Economy on capital markets”, report annuale sulle aziende green quotate nei…

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Attestato Prestazione Energetica: se lo vìoli, paghi, ma l’APE lo devi fare

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Ci sono novità in materia di violazione dell’APE Attestato Prestazione Energetica: la Circolare 31/E/2014 dell’Agenzia delle Entrate affida al Ministero il compito di attribuire le sanzioni a chi non presenta l’Attestato di prestazione energetica. La Circolare contiene, oltre alle altre cose, tra cui anche novità sulla detrazione IRPEF delle spese sostenute per la riqualificazione energetica degli edifici, disposizioni per la cooperazione nell’attività di rilevazione delle violazioni della materia riguardante l’Attestato di prestazione energetica.

L’art. 34 del decreto modifica l’art. 6, comma 3, del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, individua nel Ministero dello Sviluppo Economico il soggetto competente a emettere le sanzioni in materia di violazioni relative alle disposizioni in materia di attestato prestazione energetica (Legge 24 novembre 1981, n. 689).

Bisogna precisare che il pagamento della sanzione non esenta comunque dall’obbligo di presentare l’Attestato di Prestazione Energetica, in caso di omessa dichiarazione o allegazione dello stesso, al Ministero dello sviluppo economico.

L’Agenzia delle entrate individuerà le informazioni disponibili e considerate rilevanti ai fini del procedimento sanzionatorio e le trasmetterà al Ministero dello sviluppo economico per l’accertamento e la contestazione della violazione dell’Attestato di Prestazione Energetica.

Leggi la Circolare 31/E/2014.

Tutte le informazioni per scrivere l’Attestato di prestazione energetica: “APE. Guida all’attestato di Prestazione energetica” di Giovanna de Simone.

Leggi anche APE Attestato Prestazione Energetica, qui troverai tutto quello che devi sapere per scriverlo.

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Energia: “Smile Energy”, il coraggio necessario per creare un futuro per il pianeta

Energia, il nuovo libro di Norbert Lantschner

“Adottando e promuovendo nuovi comportamenti possiamo curare le cause delle crisi. Guardiamo al futuro con un sorriso”. È la frase che balugina sulla quarta di copertina di Smile Energy – Il coraggio di cambiare per un futuro con futuro, il libro di Norbert Lantschner edito da Raetia, un volume che si occupa, sotto forma di saggio (non senza spunti di vigoroso entusiasmo) di temi fondamentali per il nostro pianeta come energia, cambiamenti climatici, interrogandosi sulle strade concrete e fattive per edificare un futuro sostenibile sotto molteplici punti di vista.

Negli ultimi secoli l’energia fossile a basso prezzo non ha portato soltanto a un’esplosione demografica senza precedenti ma anche ad altri sviluppi preoccupanti come il consumo indiscriminato di risorse, l’estinzione di specie animali e vegetali, l’aumento di anidride carbonica nell’aria, l’acidificazione degli oceani. “Stiamo rapidamente raggiungendo i limiti  del nostro pianeta – afferma Lantschner -. È il nostro istinto ad avvisarci che l’attuale strada è sbagliata. Ma cosa possiamo fare per riuscire ad avere davanti ai nostri occhi un futuro con futuro? È un illusione sperare che le nuove tecnologie possano salvarci dai nostri comportamenti insostenibili: il cambiamento può partire soltanto da noi stessi, solo in questo modo la tecnologia ci potrà aiutare a costruire il futuro che ci auguriamo. Il libro non si configura certo come un elenco di obblighi, bensì come un invito a percepire la realtà in modo diverso: la svolta parte dall’energia, che dimostra pienamente di essere la reale valuta del benessere”.

Il volume parte proprio da tali concetti per delineare la sua tesi, ovverosia la costruzione di una strada per garantire un futuro al pianeta Terra. L’autore è Norbert Lantschner, ideatore del progetto CasaClima e direttore dell’Agenzia omonima fino al 2012. Lantschner è un importante esperto in materia di energia e clima, relatore di convegni e seminari, docente ospite in numerose università e presidente della Fondazione indipendente CilmAbita.

Nell’introduzione al volume Lantschner afferma che “le nuove fonti di energia hanno spalancato di colpo le porte di un mondo di sogno ed hanno prodotto benessere, lusso e abbondanza di beni – o meglio, l’hanno generato a beneficio solo di una piccola parte della popolazione mondiale. Tutto ruota attorno all’energia e chi la possiede acquisisce ricchezza ma soprattutto potere, un grandissimo potere. Oggi però si moltiplicano i segnali che l’ubriacatura energetica si sta trasformando in un incubo, di cui sono responsabili in prevalenza i paesi industrializzati. Le conseguenze ecologiche di questa mostruosa fame di energia sono sempre più visibili”.

Il libro trasuda un particolare tipo di energia: un’energia, spiega Lantschner che può infondere “il coraggio di accogliere i cambiamenti indispensabilia una cultura della sostenibilità. Un ‘energia che aiuta predisporre l’humus dal quale possono germogliare comportamenti compatibili con la conservazione e l’evoluzione della vita sulla Terra”.

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Professionisti iscritti ad albi: quando non c’è obbligo di apertura partita IVA?

Professionisti e partita IVA

Per gli iscritti agli albi professionali esiste la possibilità di svolgere prestazioni occasionali in concomitanza con un rapporto di lavoro dipendente: per tali professionisti, infatti, la normativa prevede un’eccezione che consente loro di espletare lavoro occasionale senza limiti temporali e di compenso e senza l’obbligo della partita IVA.

Questo il nucleo centrale del documento pubblicato nella giornata di ieri dal Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri intitolato: “Professionisti iscritti ad albi e prestazioni occasionali”. Si tratta di una nota che chiarisce alcuni aspetti di rilievo con riferimento all’attività degli iscritti agli albi: ovverosia la possibilità di svolgere prestazioni occasionali in concomitanza con un rapporto di lavoro dipendente.

Partita IVA professionisti: l’analisi del centro Studi del CNI
L’analisi effettuata dal Centro Studi afferma che per i professionisti (già lavoratori dipendenti) iscritti all’albo che intendano espletare un lavoro occasionale, non sussiste il limite temporale entro cui effettuare la prestazione, il limite del compenso e l’obbligo della partita IVA previsto dalla legge. Questa è infatti un’eccezione espressamente indicata dalla normativa che regola il lavoro occasionale oltre che un’interpretazione autentica fornita dal legislatore.

Secondo la normativa vigente (il decreto legislativo 276/2003, art. 61) la “collaborazione occasionale” non deve avere durata superiore a 30 giorni e deve prevedere un compenso entro 5mila euro. Ma la stessa normativa, poco oltre (al comma 3), chiarisce che i limiti imposti allo svolgimento della collaborazione occasionale, predisposti per evitare un abuso di tale forma contrattuale, vengono meno per i professionisti iscritti ad un albo professionale, dal momento che in tale caso il rischio di abuso non sussisterebbe.

Quando non c’è obbligo di apertura partita IVA?
Il Centro Studi del CNI, inoltre, analizzando la normativa sottolinea come l’iscrizione ad un albo professionale non sia da considerarsi come elemento sufficiente a configurare la professione abituale di un’attività, assoggettabile quindi a regime IVA e non sottoponibile a regime di collaborazione occasionale (che, al contrario, non prevede l’apertura di partita IVA).

Di conseguenza, l’iscritto all’albo che non esercita attività di lavoro autonomo (si tratterà pertanto di un iscritto che svolge lavoro dipendente, secondo il Centro studi del CNI), potrà effettuare attività di lavoro occasionale (cioè un lavoro svolto in proprio, senza vincolo di subordinazione con il committente) senza i limiti di tempo e di remunerazione imposti dalla normativa, oltre che senza disporre di partita IVA. Resta ovviamente fermo il principio che per lo svolgimento di lavoro occasionale con compensi superiori a 5mila euro, i professionisti dovranno iscriversi alla gestione separata Inps per il relativo versamento dei contributi previdenziali.

Leggi anche l’articolo Regime dei Minimi: nel 2015 3mila euro in meno per i tecnici under 40.

Riflessioni sparse in tempi difficili
Due le riflessioni suscitate da tale analisi: da una parte tale disciplina si configura come una discreta semplificazione che può certamente contribuire ad incentivare il lavoro, all’interno di una congiuntura economica “fisiologica”. Ovviamente per usufruire della possibilità di non disporre di partita IVA (e quindi di risparmiare sui costi inerenti) le attività svolte devono essere realmente occasionali possedendo i caratteri di eventualità, secondarietà ed episodicità. Almeno due di questi caratteri tuttavia (eventualità ed episodicità) troppo spesso negli ultimi tempi (complice la grande crisi dell’edilizia) contraddistinguono anche le prestazioni lavorative di molti professionisti tecnici, tra cui anche molti ingegneri edili, che non sono già impegnati come lavoratori dipendenti. Pertanto si assiste alla curiosa situazione per cui a tale regime agevolato possono addivenire solo coloro che uno stipendio lo possiedono già, mentre quei professionisti (spesso giovani) che un lavoro fisso proprio non ce l’hanno sono costretti ad aprire una partita IVA, anche se la mole complessiva di lavoro in un anno non è sufficiente e non giustifica l’investimento relativo all’apertura della partita IVA stessa. Contraddizioni di un paese in difficoltà?

A cura di Marco Brezza

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