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Professionisti iscritti ad albi: quando non c’è obbligo di apertura partita IVA?

Professionisti e partita IVA

Per gli iscritti agli albi professionali esiste la possibilità di svolgere prestazioni occasionali in concomitanza con un rapporto di lavoro dipendente: per tali professionisti, infatti, la normativa prevede un’eccezione che consente loro di espletare lavoro occasionale senza limiti temporali e di compenso e senza l’obbligo della partita IVA.

Questo il nucleo centrale del documento pubblicato nella giornata di ieri dal Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri intitolato: “Professionisti iscritti ad albi e prestazioni occasionali”. Si tratta di una nota che chiarisce alcuni aspetti di rilievo con riferimento all’attività degli iscritti agli albi: ovverosia la possibilità di svolgere prestazioni occasionali in concomitanza con un rapporto di lavoro dipendente.

Partita IVA professionisti: l’analisi del centro Studi del CNI
L’analisi effettuata dal Centro Studi afferma che per i professionisti (già lavoratori dipendenti) iscritti all’albo che intendano espletare un lavoro occasionale, non sussiste il limite temporale entro cui effettuare la prestazione, il limite del compenso e l’obbligo della partita IVA previsto dalla legge. Questa è infatti un’eccezione espressamente indicata dalla normativa che regola il lavoro occasionale oltre che un’interpretazione autentica fornita dal legislatore.

Secondo la normativa vigente (il decreto legislativo 276/2003, art. 61) la “collaborazione occasionale” non deve avere durata superiore a 30 giorni e deve prevedere un compenso entro 5mila euro. Ma la stessa normativa, poco oltre (al comma 3), chiarisce che i limiti imposti allo svolgimento della collaborazione occasionale, predisposti per evitare un abuso di tale forma contrattuale, vengono meno per i professionisti iscritti ad un albo professionale, dal momento che in tale caso il rischio di abuso non sussisterebbe.

Quando non c’è obbligo di apertura partita IVA?
Il Centro Studi del CNI, inoltre, analizzando la normativa sottolinea come l’iscrizione ad un albo professionale non sia da considerarsi come elemento sufficiente a configurare la professione abituale di un’attività, assoggettabile quindi a regime IVA e non sottoponibile a regime di collaborazione occasionale (che, al contrario, non prevede l’apertura di partita IVA).

Di conseguenza, l’iscritto all’albo che non esercita attività di lavoro autonomo (si tratterà pertanto di un iscritto che svolge lavoro dipendente, secondo il Centro studi del CNI), potrà effettuare attività di lavoro occasionale (cioè un lavoro svolto in proprio, senza vincolo di subordinazione con il committente) senza i limiti di tempo e di remunerazione imposti dalla normativa, oltre che senza disporre di partita IVA. Resta ovviamente fermo il principio che per lo svolgimento di lavoro occasionale con compensi superiori a 5mila euro, i professionisti dovranno iscriversi alla gestione separata Inps per il relativo versamento dei contributi previdenziali.

Leggi anche l’articolo Regime dei Minimi: nel 2015 3mila euro in meno per i tecnici under 40.

Riflessioni sparse in tempi difficili
Due le riflessioni suscitate da tale analisi: da una parte tale disciplina si configura come una discreta semplificazione che può certamente contribuire ad incentivare il lavoro, all’interno di una congiuntura economica “fisiologica”. Ovviamente per usufruire della possibilità di non disporre di partita IVA (e quindi di risparmiare sui costi inerenti) le attività svolte devono essere realmente occasionali possedendo i caratteri di eventualità, secondarietà ed episodicità. Almeno due di questi caratteri tuttavia (eventualità ed episodicità) troppo spesso negli ultimi tempi (complice la grande crisi dell’edilizia) contraddistinguono anche le prestazioni lavorative di molti professionisti tecnici, tra cui anche molti ingegneri edili, che non sono già impegnati come lavoratori dipendenti. Pertanto si assiste alla curiosa situazione per cui a tale regime agevolato possono addivenire solo coloro che uno stipendio lo possiedono già, mentre quei professionisti (spesso giovani) che un lavoro fisso proprio non ce l’hanno sono costretti ad aprire una partita IVA, anche se la mole complessiva di lavoro in un anno non è sufficiente e non giustifica l’investimento relativo all’apertura della partita IVA stessa. Contraddizioni di un paese in difficoltà?

A cura di Marco Brezza

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