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Il Cambio destinazione uso urbanisticamente rilevante

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La disciplina del cambio desinazione uso, con o senza opere, è da sempre caratterizzata da oggettive incertezze applicative, generate dalle differenti discipline regionali e dalla frammentazione delle regole locali contenute negli strumenti urbanistici comunali.

Il punto centrale della tematica è determinato dalla variazione dei carichi urbanistici e quindi dalla necessità di adeguamento degli standard che i cambio desinazione uso, anche in assenza di opere, possono generare.
Prima della riforma del 2014 contenuta nel decreto legge c.d. “sblocca Italia” [1] convertito con modifiche con la L. 164/2014, il D.P.R. 380/2001 “T.U. Edilizia” recava la disciplina dei cambi d’uso in due articoli.

L’art. 10, comma 2, per effetto del quale è attribuito alle Regioni stabilire quali mutamenti della destinazione d’uso, connessi o non connessi a trasformazioni fisiche, sono subordinati a permesso di costruire o a denuncia di inizio di attività (ora SCIA), con previsione comunque del permesso di costruire per i cambi d’uso connessi ad opere di ristrutturazione edilizia nei centri storici (comma 1 lett. c)).

L’articolo 32, comma 1 lett. a) in virtù del quale è variazione essenziale al progetto approvato il cambio desinazione uso che implichi variazione degli standard previsti dal decreto ministeriale 2 aprile 1968 n. 1444 [2].

La legge n. 164/2014 ha inserito nel D.P.R. 380/2001 l’art. 23-ter titolato “Mutamento d’uso urbanisticamente rilevante” [3] il quale indica le regole sui cambi d’uso.
Obiettivo dell norma è quello di uniformare le differenti normative regionali e semplificare l’applicazione della disciplina.
La nuova disposizione statale sui cambi d’uso è stata emanata quale norma di semplificazione e liberalizzazione e dunque determina livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali da assicurare in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, a termine dell’art. 117, comma 2, lett. m) della Costituzione.

L’art. 23-ter si articola in tre commi.
Il primo comma definisce cos’è il mutamento della destinazione d’uso urbanisticamente rilevante.

È cambio destinazione uso urbanisticamente rilevante, ogni forma di utilizzo dell’immobile o della singola unità immobiliare diversa da quella originaria, con o senza opere, che comporti il passaggio ad una diversa categoria funzionale, tra le cinque seguenti:

1) residenziale [4];
2) turistico-ricettiva;
3) produttiva e direzionale;
4) commerciale;
5) rurale.

Dunque il cambio desinazione uso urbanisticamente rilevante è solo quello che comporta il passaggio tra l’una e l’altra delle cinque categorie funzionalmente autonome indicate dalla legge, indipendentemente dalla realizzazione o meno di opere.
In tal modo è assicurata tutela alla zonizzazione e controllo sull’adeguatezza degli standard in relazione all’incidenza dei diversi usi.

All’interno della stessa categoria le destinazioni d’uso sono ritenute urbanisticamente omogenee, in quanto determinano carichi urbanistici sostanzialmente equivalenti.
I Comuni possono dettagliare le tipologie delle destinazioni uso degli immobili all’interno della stessa categoria funzionale (es. prevedendo gli usi di studi professionali, ambulatori, palestre, artigianato, ecc.) ma non possono modificare le “categorie funzionali” che devono essere solo quelle (cinque) stabilite dalle legge.

Il comma 2 indica il criterio per l’attribuizione della destinazione d’uso: “La destinazione d’uso di un fabbricato o di unità immobiliare è quella prevalente in termini di superficie utile”.
In presenza quindi di una “destinazione mista” nell’ambito di uno stesso fabbricato o di una unità immobiliare, la norma statale chiarisce che la destinazione d’uso è quella che risulta prevalente in termini di quantità di superficie utile, ossia quella equivalente ad almeno il 50,1%.

La superficie da considerare sarà quella autorizzata dal titolo abilitativo, ivi compreso eventuali accertamenti di conformità urbanistico-edilizia, non potendosi considerare usi in atto in contrasto con i titoli edilizi.
In assenza di titolo abilitativo si farà riferimento alla classificazione catastale attribuita in sede di primo accatastamento ovvero ad altri documenti probanti [5].

La definizione di superficie utile cui fare riferimento, nel silenzio della disposizione, sarà quella delle norme tecniche degli strumenti urbanistici comunali.

Il comma 3 così dispone: Le regioni adeguano la propria legislazione ai principi di cui al presente articolo entro novanta giorni dalla data della sua entrata in vigore. Decorso tale termine, trovano applicazione diretta le disposizioni del presente articolo. Salva diversa previsione da parte delle leggi regionali e degli strumenti urbanistici comunali, il mutamento della destinazione d’uso all’interno della stessa categoria funzionale è sempre consentito”.

Alle Regioni è assegnato il termine di giorni novanta dalla data di entrata in vigore della legge di conversione (12 novembre 2014) entro il quale adeguare la propria legislazione ai principi della legge statale.
Decoro tale termine, dunque dal 10 febbraio, l’art. 23-ter trova diretta applicazione con l’automatica sostituzione delle differenti normative regionali e delle normative dei piani urbanistici comunali.

L’ultima parte del comma, che da un lato afferma il principio che il cambio desinazione uso all’interno della stessa categoria funzionale, è sempre ammesso, ma dall’altro fa salva la diversa previsione delle disposizioni regionali e degli strumenti urbanistici comunali, indebolisce la ratio di semplificazione della disposizione e non appare molto comprensibile.

Il cambio desinazione uso deve avvenire nel rispetto delle norme della pianificazione comunale.

 

articolo di Dott.ssa Valeria Tarroni
Responsabile Servizio Edilizia Privata e Ambiente
Responsabile Servizio Pianificazione Urbanistica
Comune di Imola

 


[1] D.L. 12/9/2013 n. 133 convertito con modifiche dalla L. 11/12/2014 n. 164.
[2] Il D.M. 1444/1968 prevede standard minimi per zone territoriali omogenee: A “centri storici”; B “zone totalmente o parzialmente edificate; C “zone di espansione insediativa”; D “zone di espansione industriale”; E “zone agricole”; F “zone per attrezzature ed impianti di interesse generale”.
[3] L’art. 23-ter è stato introdotto nel TUE, dall’art. 17, comma 1, lett. n) della L. 164/2014.
[4] Il D.L. 133/2014 aveva previsto un’unica categoria “residenziale e turistico-ricettiva” poi divisa in due categorie funzionali distinte “residenziale” e “turistico-ricettiva” con la legge di conversione n. 164/2014.
[5] In tal senso la L.R. Emilia-Romagna n. 15/2013 art. 28 comma 3.

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Edilizia scolastica, vi chiediamo a che punto sta nella vostra città

propaganda-edilizia-scolastica

Cosa davvero è stato fatto sull’edilizia scolastica e se il progetto di edilizia scolastica del Governo è solo propaganda oppure no: questo dovete aiutarci a capire.

È online il dossier “Edilizia scolastica, a che punto siamo” sullo stato dei cantieri del piano per l’edilizia scolastica. Si trova sul sito del Governo, questo link: Governo Italiano, il punto sull’edilizia scolastica.
Il piano per l’edilizia scolastica, partito a luglio 2014 e composto da tre principali filoni (#Scuolesicure, #Scuolenuove, #Scuolebelle), coinvolgerà oltre 21.000 edifici scolastici per investimenti di oltre un miliardo di euro.

 

Edilizia scolastica: ecco cosa è stato fatto, secondo il Governo

Riportiamo di seguito la comunicazione del Governo. Riflettiamo se si tratta solo di propaganda oppure no.

#SCUOLESICURE: Avviati e conclusi oltre 500 cantieri. Tempi da record, con cui il Governo ha messo a frutto 150 milioni di euro previsti dal DL 69/2013 (Decreto del Fare). Il Governo poi, ai sensi dell’art. 48 del DL 66/2014 e con delibera CIPE 30 giugno 2014 ha destinato altri 400 milioni per finanziare i progetti che erano rimasti esclusi dalla graduatoria iniziale. Entro il 28 febbraio 2015 saranno appaltati altri 1.600 interventi di messa in sicurezza. Si stanno concludendo i cantieri finanziati dai fondi FESR per l’Istruzione, che dovranno essere rendicontati entro il 31 dicembre 2015. Si tratta di circa 640 milioni di euro impiegati in opere di risparmio energetico, sicurezza degli edifici scolastici, accessibilità degli Istituti attraverso l’eliminazione delle barriere architettoniche.

#SCUOLENUOVE: Sblocco del Patto di stabilità per 244 milioni di euro e 454 interventi segnalati dai Sindaci a seguito della lettera del Presidente del Consiglio del 3 marzo e 16 maggio 2014. Finanziati interventi di riqualificazione completa e di nuove costruzioni. A fine 2014 conclusi i primi 200 interventi, in corso gli altri 254. La mappa è consultabile sul sito web di Italiasicura.

#SCUOLEBELLE: Per un importo complessivo di 150 milioni sono stati finanziati interventi di piccola manutenzione, decoro e ripristino funzionale che hanno riguardato oltre 7.000 plessi scolastici nel 2014. Ulteriori 130 milioni sono stati previsti dalla legge di stabilità per il primo semestre 2015, 150 milioni di euro sono in previsione per il secondo semestre 2015 per intervenire su oltre 10.000 istituti.

 

Edilizia scolastica: gli interventi che il Governo prevede per il futuro

Per chiudere, vediamo quali sono i nuovi finanziamenti previsti da Governo per l’edilizia scolastica.

8×1000 per l’edilizia scolastica. L’8×1000 devoluto allo Stato dal 2014 potrà finanziare anche progetti di edilizia scolastica. Gli enti e le associazioni che hanno presentato domanda di finanziamento entro il 15 dicembre 2014, in base al d.P.R. 17 novembre 2014, n. 172 , sono oltre 1.000. Si sta costituendo la commissione per l’esame delle domande.

Decreto Mutui. Si tratta di mutui trentennali stipulati dalle Regioni i cui oneri di ammortamento (sia per la parte capitale, sia per la parte interessi) saranno a totale carico dello Stato. Le somme di cui potranno beneficiare gli Enti locali per la ristrutturazione e le nuovi costruzioni di edifici scolastici ammontano a circa 850 milioni di euro e saranno escluse dal computo del patto di stabilità interno. Il Decreto interministeriale sarà pubblicato a breve, dicono.

Fondo Kyoto. Sarà pubblicato a breve (dicono) il decreto interministeriale che finanzierà con mutui a tasso agevolato per 350 milioni di euro, l’efficientamento energetico delle scuole, grazie alle risorse del Fondo Kyoto (DL 91/2014).

 

Edilizia scolastica: siete voi lettori il nostro termometro per capire cosa è stato fatto

Nel resoconto del Governo ci sono anche le cifre riguardanti gli interventi finiti. Non sempre, però. Spesso il Governo parla di previsioni, di cantieri “avviati”, “finanziati”: parole vaghe. Visto che il futuro non è scritto, non possiamo sapere se queste cose verranno fatte o no. Ci interessa sapere cosa è stato fatto fino a oggi.

A parte i “Tempi da record” abbiamo bisogno di capire quello che è stato fatto davvero per l’edilizia scolastica. Per questo vi facciamo una domanda: nella scuola della vostra città è stato fatto qualcosa? Abbiamo bisogno di voi per avere il termometro della situazione. Se la scuola di vostro figlio non è stata ancora sistemata, oppure si, allora scrivetecelo. Se non avete figli ma credete che l’educazione (e i luoghi in cui si svolge) sia fondamentale, allora diteci qual è la situazione degli edifici scolastici della vostra città. Se pensate che si debba partire dalla qualità dell’insegnamento per cambiare la scuola, allora avete anche un po’ ragione, ma quello è un altro discorso.

Fateci sapere come sta l’edilizia scolastica nel paese o nella città in cui vivete… su facebook o nei commenti!

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Restructura di Roverplastik, riqualificazione energetica secondo i requisiti CasaClima R

Roverplastik, azienda leader nelle tecnologie legate alla costruzione del foro finestra, da sempre attenta a rispettare tutti i più severi requisiti delle certificazioni volontarie in ambito di risparmio energetico, presenta Restructura, una serie di prodotti in grado di soddisfare il protocollo messo a punto dall’Agenzia Casa Clima CasaClima R, per una corretta riqualificazione energetica degli edifici.

Roverplastik CasaClima R 3D Cassonetto Restructura di Roverplastik, riqualificazione energetica secondo i requisiti CasaClima R

CasaClima R 3D: Cassonetto

 

Compongono il pacchetto Restructura un rivestimento termo acustico, da applicare ai cassonetti in legno già esistenti, e i pannelli Finitus per la coibentazione della mazzetta interna, da utilizzarsi nei casi di ristrutturazione conservativa del foro finestra, ovvero laddove sia prevista la sostituzione dei serramenti senza opere murarie pesanti. In questi casi, in passato, una volta eseguito il cappotto esterno e sostituito il serramento, veniva trascurato un corretto risanamento sia del cassonetto sia della mazzetta interna, accentuando così i problemi di condensa e la comparsa di muffe.

Roverplastik CasaClima R 3D spalla Restructura di Roverplastik, riqualificazione energetica secondo i requisiti CasaClima R

CasaClima R 3D: spalla

 

Restructura è una nuova serie di cassonetti rivestiti con una speciale pellicola in Renolit che permette di realizzare delle giunzioni ad angolo continue a tenuta completa per evitare il passaggio di aria e di umidità. All’interno dei cassonetti vengono utilizzati gli elementi Flexotherm e Acustop della serie PosaClima Renova che consentono di soddisfare i requisiti di Casa Clima R in qualsiasi zona climatica, raggiungendo il massimo comfort acustico.

Roverplastik Schema Cassonetto risanato Restructura di Roverplastik, riqualificazione energetica secondo i requisiti CasaClima R

Il cassonetto risanato

 

Finitus è una nuova serie di pannelli, spessi 2 cm, in XPS polistirene estruso a porosità chiusa, quindi completamente impermeabile al vapore, prefiniti sul lato a vista con una particolare pellicola di micro intonaco fibro-rinforzato pitturabile, mentre sul lato opposto sono rivestiti con un film di alluminio termoriflettente. Lo spessore di 2 cm è appositamente studiato per garantire il taglio termico della mazzetta inserendolo tra falso telaio esistente e telaio del serramento senza pregiudicare la luce architettonica del vano finestra. Il lato verso il serramento è stato appositamente sviluppato per aderire al meglio anche in presenza di mazzette a sguincio, facilitando inoltre il taglio a misura. Per il lato opposto sono invece previste delle apposite scanalature per facilitare l’adattamento a qualsiasi tipo di sguincio della mazzetta e per garantire la finitura negli angoli.

Roverplastik Schema Cassonetto tradizionale Restructura di Roverplastik, riqualificazione energetica secondo i requisiti CasaClima R

Il cassonetto tradizionale

 

I pannelli Finitus sono facilmente giuntabili e utilizzabili anche per l’isolamento del vano sottofinestra dove la sezione del muro, ridotta per la presenza del termosifone, richiede una maggiore protezione contro le dispersioni di calore.

Con Restructura, Roverplastik completa la sua offerta per la riqualificazione energetica andando a soddisfare i livelli di performance richiesti dalle linee guida di Casa Clima R e garantendo così alla clientela un’offerta sempre più completa per tutte le attuali esigenze di risparmio energetico.

www.roverplastik.it

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Profilitec Linear Drain per il restauro di una dimora storica

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Segnaliamo una referenza veramente interessante. Si tratta infatti del Relais Sant’Uffizio, dimora storica che si trova a Cioccaro in Provincia d’Asti. Una romantica oasi di pace e tranquillità immersa nel silenzio delle vigne del Monferrato, vicino ad Asti. Un meraviglioso centro benessere che si affaccia sullo scenario incantevole del Piemonte.

Dopo un accurato restauro, la struttura ha ripreso vita sotto le vesti di un centro wellness.

Per il restauro dei bagni e in particolare delle docce sono stati scelti i sistemi di drenaggio lineare di Profilitec Linear Drain. Un prodotto moderno, che consente l’abbattimento delle barriere architettoniche, una soluzione minimalista ed elegante. Infatti grazie al suo ingombro ridotto a 5,4 cm è possibile applicarlo pressoché ovunque riducendo gli interventi di installazione.

Ecco alcuni plus che rendono Profilitec Linear Drain particolarmente interessante nel suo genere:
– monoblocco in acciaio inox;
– ingombro al di sotto del pavimento di 5,4 cm;
– adattabile a mattonelle con spessore compreso tra i 3 e i 30 mm (dipende dalla griglia scelta);
– installazione con blocco in polistirolo livellat.

www.profilitecsolutions.com

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Simulazione Prestazioni energetiche edifici, la conferenza a Bolzano

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Il 5 e 6 febbraio si è tenuto presso la Libera Università di Bolzano il convegno “Building Simulation Applications 2015”, seconda edizione della conferenza sulla simulazione delle prestazioni energetiche degli edifici.

Organizzata da UNIBZ in collaborazione con la sezione nazionale della International Building Performance Simulation Association (IBPSA), il convegno ha portato a Bolzano ospiti e relatori italiani e internazionali.
Uno degli assi tematici della ricerca sviluppata sulle prestazioni energetiche degli edifici presso la Facoltà di Scienze e Tecnologie unibz è relativo alla prestazione energetica degli edifici.

Per questa ragione, oltre all’offerta di un master di 2°livello CasaClima e alla fama del marchio altoatesino CasaClima, è naturale che l’Ateneo di Bolzano, per la seconda volta, sia stata la sede del convegno italiano della IBPSA (International Building Performance Simulation Association), l’associazione senza fini di lucro che raccoglie ricercatori, sviluppatori di software, progettisti e consulenti attivi nell’ambito della simulazione della prestazione degli edifici.

Alcuni degli argomenti che ruotano attorno alle prestazioni energetiche degli edifici affrontati dalla sessioni tecniche sono stati: “Lighting modelling and control”, “User behavior and comfort”, “High performance buildings and retrofit”, “Energy Systems” e “Solar radiation modelling”. L’evento ha visto la presenza non solo di esperti e ricercatori italiani, ma anche di una nutrita delegazione internazionale, con contributi da Austria, Svizzera, Germania, Francia, Finlandia, Irlanda, Olanda, Serbia, Egitto, India, Cile, Canada e Stati Uniti.

Tra i relatori, quattro esperti di fama mondiale delle prestazioni energetiche degli edifici: il presidente di IBPSA International, prof. Ian Beausoleil-Morrison (Carleton University), il prof. Jan Hensen (TU Eindhoven), il prof. Ardeshir Mahdavi (TU Wien) e il prof. Athanasios Tzempelikos (Purdue University). IBPSA Italia ha pensato di promuovere in occasione di BSA 2015 la prima edizione del premio per la progettazione supportata dalla simulazione, che verrà conferito ai migliori progettisti o studi di progettazione che si siano efficacemente avvalsi di tali tecniche. Il premio è stato conferito in chiusura della conferenza.

Nella foto: Vincenzo Corrado (IBPSA IT), Andrea Gasparella (unibz), Ian Beausoleil-Morrison (IBPSA World), Ardeshir Mahdavi (TU Wien), Marco Baratie.

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IMU terreni agricoli, oggi scade il termine per pagare: esenzioni e aliquote

IMU terreni agricoli

Il “gong” risuona oggi in tutta Italia: ci riferiamo alla scadenza del termine per il pagamento della ormai fatidica IMU 2014 (quindi retroattiva) sui terreni agricoli che hanno perso l’esenzione. I criteri idonei a stabilire “chi” e “in che misura” deve versare, dopo tanta incertezza, il tributo sono stati stabiliti dal decreto legge 24 gennaio 2015 n. 4, che richiama la classificazione sintetica elaborata dall’Istat relativa ai Comuni cosiddetti “montani”.

Per un “recap” della situazione (comprensivo di elenco dei Comuni in cui il tributo deve essere pagato) consulta l’articolo IMU terreni agricoli: l’elenco dei Comuni in cui bisogna pagare.

Entro oggi 10 febbraio sono infatti chiamati a pagare i possessori di terreni agricoli precedentemente esentati in base alla circolare 9/1993, ovverosia quelli che l’anno scorso (2014) non hanno versato il tributo, ma sono chiamati ora a pagare in base alle nuove regole. Per comprendere l’antefatto della vicenda leggi l’articolo Sciolto il nodo dell’IMU terreni agricoli: ecco chi paga e chi no.

Ma esiste la possibilità di essere esentati dal pagamento qualora si risulti esenti in base alle regole del decreto ministeriale 28 novembre 2014 (la clausola di salvaguardia che crea questo particolare regime per il tributo targato 2014). Una situazione in cui ricadono, potenzialmente, i contribuenti di 900 Comuni italiani. In pratica, per il pagamento di oggi, basta che i terreni siano esentati in base a uno dei due provvedimenti.

Occorre dire inoltre che il mancato pagamento non comporterebbe al momento multe e sanzioni, considerando che, come riporta lo Statuto dei Contribuenti, nel caso di situazioni poco chiare si hanno 60 giorni di tempo in più per adempiere alla scadenza fiscale. E questa non è certamente una situazione cristallina.

Per ciò che riguarda l’aliquota dell’imposta, questa viene decisa tendenzialmente dal Comune in cui è dislocato il terreno, mentre l’aliquota standard si assesta sul 7,6 per mille.

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Elezioni INARCASSA, serve equità tra le generazioni. Intervista a Lucia Coticoni dell’Ordine degli Ingegneri di Roma

Ingegnere Lucia Coticoni, candidata al rinnovo dei delegati INARCASSA 2015-2020

Siamo ormai al dunque con l’invio in questi giorni delle schede elettorali per le elezioni INARCASSA 2015, che rinnoveranno il comitato nazionale dei delegati per il quinquennio 2015-2020.

Si tratta di un passaggio cruciale per gli ingegneri e gli architetti liberi professionisti che in questi anni hanno subito un grave ridimensionamento del proprio fatturato e un conseguente riflesso negativo sulla propria situazione previdenziale.

I temi sul tappeto sono diversi e tutti di primaria importanza per i professionisti tecnici: dal nuovo regime dei minimi (in queste settimane il Governo ha promesso di rimetterci mano, ma siamo ancora allo stadio delle buone intenzioni) ai costi previdenziali.

Abbiamo incontrato l’ing. Lucia Coticoni, candidata al rinnovo dei delegati alle prossime elezioni INARCASSA.

Regime dei minimi

Mauro Ferrarini. Il nuovo regime dei minimi è stato giudicato come un nuovo attacco alle libere professioni e una misura vessatoria nei confronti dei nuovi professionisti. Lei cosa ne pensa? Ci aiuta a chiarire ai lettori la situazione attuale e i possibili sviluppi per gli ingegneri liberi professionisti

Lucia Coticoni. La legge di stabilità 2015, (Legge 23 dicembre 2014, n. 190 pubblicata in Gazzetta Ufficiale 29 dicembre 2014, n. 300), prevede l’introduzione del nuovo regime dei minimi  per il vasto mondo dei liberi professionisti.

I punti salienti della riforma sono: spostamento del limite del fatturato da 30 mila a 15 mila euro l’anno; passaggio dell’imposta sostitutiva dal 5% al 15%; imponibile su cui applicare l’imposta sostitutiva non più calcolato sulla differenza tra costi e ricavi, ma su soglie predeterminate a seconda della tipologia dell’attività svolta. Per le professioni tecniche questo coefficiente è pari al 78%.

Appare evidente che a soffrirne di più siano i giovani appena entrati nel mondo del lavoro e chi, a causa della crisi, non ha la possibilità di fatturare alte cifre.

Il CNI ha già espresso un parere negativo su questa riforma.

Personalmente credo che ci si debba impegnare a far sentire la propria voce nei confronti delle istituzioni delegate alle materie fiscali. Le così dette Partite IVA, nonostante tutte le difficoltà, rappresentano una delle forze motrici del Paese e vanno tutelate.

Inarcassa

Mauro Ferrarini. In caso di elezione, quali sono le 3 cose più urgenti e importanti che secondo lei si devono realizzare?

Lucia Coticoni. Ho ricoperto presso l’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma il ruolo di Coordinatore dello Sportello INARCASSA, delegata a tale attività dal Consiglio dello stesso Ordine.

Ho potuto così rendermi conto da vicino dei veri problemi degli iscritti nel relazionarsi con l’organo previdenziale nei riguardi della stessa cassa.

Le richieste principali sono: equità intergenerazionale, maggiore trasparenza e più dialogo. Credo che il Comitato dei Delegati, che a sua volta esprimerà il nuovo Consiglio di Amministrazione, deve lavorare per rispondere a tali esigenze.

La riforma del 2012 entrata in vigore a gennaio 2013, la così detta Riforma Fornero per la quale bisognava garantire la sostenibilità delle cassa di previdenza private a 50 anni, è sicuramente perfettibile ed è necessario che i “ritocchi” avvengano in breve tempo. Si deve instaurare un sistema previdenziale che dia più dignità e sicurezza a tutti, considerando anche le numerose difficoltà economiche di molti di noi in questo particolare momento storico, che non si sa ancora per quanto tempo andrà avanti.

Previdenza e assistenza non sono solo tematiche di attualità di cui discutere in dibattiti e convegni, sono una parte integrante della nostra vita e per tal motivo sono obbligatorie azioni concrete.

Ho aderito al progetto InarCassa 2.0, che sta abbracciando tutto il territorio nazionale, credendo saldamente in due principi: la previdenza come elemento fondamentale per l’unitarietà della categoria e l’assistenza come elemento fondante per la sicurezza sociale degli associati e per lo sviluppo della professione.

Come uso dire spesso in questo periodo: “è ormai tempo di riprenderci il futuro”!

Tasse, costi et similia

Mauro Ferrarini. Dopo tasse e burocrazia, la terza voce di costo per gli studi di architettura (secondo la recente indagine del CNAPPC) è quello per le spese previdenziali. Come è la situazione degli Ingegneri e cosa si potrebbe fare per alleggerire il peso di tali costi a carico dei tecnici?

Lucia Coticoni. La situazione per gli ingegneri non è delle migliori. Analizzando i dati riguardanti il 2013 presentati da InarCassa, che oggi conta più di 160 mila iscritti, emerge in maniera evidente è la diminuzione del reddito a livello di categoria. Infatti, 42.382 iscritti (il 26,4% del totale), architetti e ingegneri, ha dichiarato un reddito professionale al di sotto dei 10.000 euro annui. Altri 20.359 (12,7%) hanno guadagnato dalla propria attività tra i 10.000 e i 15.000 euro. A cui sono da aggiungere i 10.787 (6,7%) che non posseggono reddito. Questi dati poi appaiono ancora più allarmanti se analizzati per area geografica e suddivisi per genere.

Molti ingegneri e architetti si trovano quindi a vivere con scarsi mezzi di sussistenza, dovendo anche togliere dal loro reddito 3.mila euro annui di contributi minimi da versare a InarCassa, pur non essendo sicuri di ottenere una pensione dignitosa al termine del proprio percorso lavorativo. Solo il 30% ha dichiarato redditi superiori a 30 mila euro l’anno, mentre il 10% oltre i 60 mila.

A soffrire di più di questa situazione sono gli under 30 e i 40 che rappresentano il gruppo più numeroso, circa 55 mila persone.

In una situazione così drammatica è necessario perseguire con caparbietà i seguenti obiettivi: trattamento previdenziale equo fra generazioni, redditi, generi; trasparenza, partecipazione e condivisione democratica; sostenibilità finanziaria e sociale; sviluppo ed integrazione dei servizi di assistenza e solidarietà; politiche di sostegno alla professione.

È importante quindi che tutti gli interessati vadano a votare per il rinnovo del Comitato Nazionale dei Delegati InarCassa per il quinquennio 2015-2020, che si svolgerà in prima tornata il 10-11-12 marzo prossimo. Ogni voto espresso può rappresentare il cambiamento.

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Elezioni Inarcassa, il sistema contributivo ha generato povertà: serve un rimedio

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Le elezioni di Inarcassa, visto che gli iscritti con contribuzione minima potrebbero avere una pensione paragonabile a quella sociale, rischiano di essere una valvola di sfogo. Il motivo lo conosciamo: le ultime riforme di Inarcassa hanno comportato aumenti importanti dei contributi, in particolare sii minimi, facendo diminuire le pensioni attese in virtù del passaggio al sistema contributivo. In campagna elettorale, chi votò la riforma promette oggi di cambiarla, che si presenta per la prima volta promette di rivoltarla come un calzino. Vi sembra una novità? No. A questo punto, alle elezioni di Inarcassa si rischiano davvero le fette di prosciutto e le accuse tipo “Mangiatevi anche questa”: proprio come alle politiche potrà succedere alle elezioni di Inarcassa.

Inarsind ha manifestato le proprie preoccupazioni in questo periodo di elezioni di Inarcassa. L’aveva fatto anche prima della riforma. E la preoccupazione principale era questa: che dopo anni di pensioni da urlo si sarebbe creato un debito previdenziale che in pochi anni avrebbe reso Inarcassa insostenibile. Quella preoccupazione rimane, e Inarsind propone le proprie idee in un comunicato che pubblichiamo qui. Le elezioni ci saranno il 10, 11 e 12 marzo. Che ne pensate, quelle di Inarsind sono buone idee?

“In questi giorni architetti e ingegneri liberi professionisti stanno ricevendo le schede elettorali per il rinnovo del Comitato dei Delegati per il prossimo quinquennio. Questa tornata elettorale avviene dopo un lungo periodo di crisi economica che ha visto tutto il mondo delle professioni intellettuali e quelle tecniche in particolare distaccarsi inesorabilmente dalle condizioni lavorative appena accettabili di qualche anno fa ad una vera e propria situazioni di crisi permanente che appare, nelle condizioni attuali, difficilmente reversibile.

In un contesto così gravoso le recenti riforme (dal 2008 al 2012) dell’ente di previdenza hanno comportato aumenti importanti dei contributi in generale e dei minimi in particolare facendo contemporaneamente diminuire le pensioni attese in virtù del passaggio al “contributivo” .

In pratica gli iscritti con contribuzione minima, alla fine del proprio percorso lavorativo, potrebbero avere una pensione paragonabile a quella sociale. Con una situazione così drammatica è più che normale che le elezioni rischino di diventare una sorta di valvola di sfogo.

Per questo motivo Inarsind quest’anno ha deciso di non produrre un “manifesto” o un programma, dato che i problemi sono evidenti a tutti per cui i delegati uscenti che hanno votato la riforma promettono oggi di migliorarla con vari aggiustamenti e quindi parlano di “riformare la riforma” mentre i delegati che non l’hanno votata unitamente ai nuovi candidati promettono una vera e propria rivoluzione. Tutto questo disorienta l’elettore perché per “sopravvivere” deve sperare nelle promesse ma da tecnico sa bene che, anche nella previdenza, nulla si crea e nulla si distrugge.

Ma come stanno davvero le cose?

 

Inarcassa: ecco a che punto siamo arrivati dopo la riforma del sistema previdenziale

Inarsind nel manifesto elettorale delle scorse elezioni al primo punto mise “Analisi dell’attuale sistema retributivo a ripartizione e confronto senza pregiudizi con il sistema contributivo a capitalizzazione, valutando anche le possibilità di integrazione tra i diversi sistemi” e successivamente nel giugno del 2011, quindi ben prima dell’ultima riforma, varò L’Osservatorio Permanente sulla sostenibilità di Inarcassa.

Entrambe le iniziative furono contrastate dalla maggioranza dei delegati che sostenevano che i conti della cassa reggevano senza problemi né presenti né futuri. Quale era invece la nostra preoccupazione, poi avvallata dagli attuari presenti nell’Osservatorio? Il nostro timore era che dopo anni di vacche (pensioni) grasse si fosse creato un debito previdenziale che nel giro di qualche decina di anni avrebbe spinto la nostra cassa verso l’insostenibilità. In pratica secondo noi avevamo assistito ad un fenomeno di tipo piramidale (ricordate le vecchie catene di Sant’Antonio?) che aveva funzionato fin quando la base aumentava in maniera significativa e il vertice si manteneva entro valori bassi, in pratica il sistema funzionava fin quando il rapporto fra i pensionati e gli iscritti era alto (ad esempio 1/10) mentre sarebbe crollato quando i due estremi sarebbero diventati paragonabili (1/1).

A rimetterci ovviamente sarebbero stati fondamentalmente i giovani (così come nelle vendite piramidali a rimetterci sono gli ultimi arrivati). Conclusione? Passare al contributivo era indispensabile. Purtroppo il sistema approvato, un contributivo a ripartizione, nel complesso ha mostrato, soprattutto in tempi di crisi, diverse carenze e quindi si deve, nei prossimi 5 anni, pensare a una seria rivisitazione che renda più solidale la convivenza previdenziale degli associati Inarcassa.

 

Le proposte di Inarsind per la crisi di Inarcassa

Si potrebbe cominciare simbolicamente con la reintroduzione del contributo di solidarietà da pagare se il reddito supera gli 80.000/100.000 euro l’anno con una percentuale del 3-5% in funzione delle necessità che scaturiranno dai bilanci. Per continuare con una seria diminuzione delle spese di funzionamento riducendo il personale, dimezzando sia il numero dei delegati che le retribuzioni del consiglio di amministrazione, e non occupandosi, senza se e senza ma, di attività improprie e/o fuori dallo statuto che comportano dei costi certi e crescenti (Fondazione e Community) o dei rischi significativi (Arpinge, Parching, Inarcheck, e Campus Biomedico).

La motivazione e semplice: queste spese sono sostenute (loro malgrado e per lo più inconsapevolmente) da tutti gli iscritti e, come è ovvio con il contributivo, ogni euro risparmiato va direttamente all’assistenza o nelle pensioni degli iscritti o se si preferisce ogni euro speso per queste iniziative fuori “mission” viene direttamente prelevato dalle tasche degli iscritti.

Oggi più che mai, con i nemici delle casse di previdenza privata che di tanto in tanto si ricordano di noi magari per pensare a nuove tasse o a fantasiosi e spericolati accorpamenti, è indispensabile che la nostra cassa mostri una sobrietà istituzionale che finora, con gli sconfinamenti sopra accennati, non è stata del tutto assicurata. Nuova ridistribuzione del 4% con maggiore vantaggio per chi ha meno di 15 anni di contribuzione e/o non raggiunge i minimi contributivi. Questa misura andrebbe aggiornata ogni due anni in funzione dei risultati dei bilanci.

Dai risparmi sopra indicati poi dobbiamo recuperare il denaro per ottenere un’assistenza dignitosa in caso di malattia, inabilità, invalidità temporanea o permanente che deve essere necessariamente, al contrario di quel che accade oggi, anche parziale e non riferita ai “gravi eventi” e per reintrodurre una pensione minima certa che non faccia riferimento ai redditi familiari (ISEE) ma guardi alla dignità dell’iscritto. Pagamento del contributo minimo in funzione dell’effettivo reddito prodotto annualmente con la possibilità di riscattare quanto non versato in qualunque periodo anche alla soglia della pensione.

Inoltre Inarsind si aspetta dal nuovo Comitato dei Delegati e dal Consiglio di Amministrazione delle vere novità sul rapporto con gli iscritti, come ad esempio:
trasparenza assoluta con tutti i verbali delle adunanze e dei consigli di amministrazione on line nell’area riservata agli iscritti;
le riunioni del Comitato dei Delegati trasmesse in streaming (il costo è davvero irrisorio) per consentire (a chi lo vuole) una maggiore partecipazione anche (per alcune decisioni più importanti opportunamente pubblicizzate e documentate in precedenza) attraverso gli strumenti che la rete ci mette a disposizione come ad esempio gli “istant poll”.

Per concludere ci aspettiamo finalmente un rapporto chiaro, diretto e collaborativo con gli uffici amministrativi perché Inarcassa non deve mai rischiare di mostrare ai propri Associati il volto del più ottuso dei gabellieri come purtroppo è avvenuto in passato!

Ing. Salvo Garofalo – Presidente Inarsind”,

Che ne pensate? Vi piacciono le proposte di Inarsind per il nuovo corso di Inarcassa? O pensate che, anche con le elezioni, il nuovo corso di Inarcassa non ci sarà proprio?

Vai alla pagina delle elezioni di Inarcassa sul sito della Previdenza.

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Dissesto idrogeologico: 1 miliardo sul tavolo (davvero) per tutelare il territorio

Dissesto idrogeologico

Il responsabile dell’Unità di missione di Palazzo Chigi Erasmo De Angelis ha tracciato il bilancio delle risorse necessarie per combattere in maniera seria ed efficace contro il dissesto idrogeologico nel nostro paese. Le risorse sarebbero pronte per essere utilizzate: ammontano ad 1 miliardo di euro, con l’obiettivo concreto di finanziare 700 opere cantierabili, pari al 10% dei 7mila interventi potenziali (per un costo complessivo di 19 miliardi) necessari contro la piaga del dissesto idrogeologico.

Le stime sono state rese pubbliche nel corso di un di un convegno sulla riduzione del rischio idrogeologico svoltosi presso la Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Nella scorsa estate il team di lavoro coordinato da De Angelis è riuscito a portare a termine il primo monitoraggio completo (specificato su base regionale) delle iniziative anti-dissesto intraprese nello Stivale. Per approfondire il tema leggi l’articolo Dissesto idrogeologico: le rilevazioni del team di lavoro governativo.

La lista delle opere contro il dissesto era stata richiesta alle Regioni, alle autorità di bacino e alla Protezione civile. Delle 7mila opere conteggiate complessivamente, tuttavia, solo il 10% possono andare a gara grazie alle risorse (il miliardo di euro sopra menzionato) che il Governo metterà a disposizione. Il restante 90% di opere necessità di progettazione “tout court”. Ma da qualche parte è necessario iniziare, quindi ben vengano le dichiarazioni ufficiali sulle opere già cantierabili.

Erasmo De Angelis ha affermato: “Tutta questa cifra (1 miliardo, ndr) la finanziamo nel 2015, nella norma del collegato ambientale alla Legge di Stabilità 2014. Ci saranno opere per esempio che riguardano Genova, l’Arno, il Seveso, il Sarno. Insomma, le risorse il Governo le ha trovate”.

Leggi anche l’articolo Dissesto idrogeologico in Italia vuol dire pochi cantieri e poca voglia.

Presente al convegno era anche il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti il quale è intervenuto sull’argomento: “Abbiamo semplificato e sbloccato la lotta al dissesto con 1 miliardo di euro già operativo per le opere. Quella della lotta al dissesto è una priorità assoluta. Abbiamo semplificato il sistema affidando ai presidenti di Regione il ruolo di commissari straordinari: si tratta di una semplificazione che dovrebbe sveltire l’apertura dei cantieri – ha proseguito Galletti, concludendo -, questo ci permette di spendere parte di quei fondi bloccati fino ad oggi per questioni burocratiche e di questi 1 miliardo è già operativo”.

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Bonus per interventi antisismici 2015: chi può usufruirne?

Bonus per interventi antisismici 2015

Il bonus per interventi antisismici permane in vigore per tutto il 2015 grazie alla Legge di Stabilità che ha prorogato tutto il pacchetto di incentivi sugli interventi edilizi di ristrutturazione e riqualificazione degli edifici esistenti.

Il bonus agisce secondo le modalità consuete: ovverosia attraverso la detrazione IRPEF (ed IRES, dal momento che anche società ed enti possono farne uso) del 65%, entro un tetto (limite massimo) di 96mila euro di spesa, ripartita in 10 anni.

Gli interventi agevolati
Gli interventi agevolati sono quelli che riguardano la messa in sicurezza statica delle abitazioni principali e degli immobili a destinazione produttiva situati all’interno delle zone sismiche 1 e 2 (come individuate dall’Ordinanza del presidente del Consiglio dei ministri n. 3274 del 2003) e per la redazione della documentazione obbligatoria. Gli interventi in questione riguardano pertanto la prevenzione antisismica nei luoghi a più alta pericolosità secondo la mappatura sismica dell’intero territorio nazionale.

Quali soggetti possono accedere alla detrazione 65%
Ma a chi si applica il bonus per interventi antisismici? A privati, ma anche a società ed enti. In secondo luogo la detrazione deve essere applicata agli interventi per i quali la richiesta di titolo edilizio dei lavori è stata presentata a partire dal 4 agosto 2013. Il termine ultimo per usufruire del bonus è il 31 dicembre 2015.

Le critiche al bonus antisismica
Quali sono i potenziali punti deboli del bonus sull’antisismica? A mettere l’accento su tali aspetti è stata qualche settimana fa è stata l’UNICMI (Unione Nazionale delle Industrie delle Costruzioni Metalliche dell’Involucro e dei serramenti) in una lettera al ministro delle Infrastrutture Lupi, parlando di “scarsa operatività concreta”, “segnale solo simbolico”. Ecco in rapida sintesi i 3 punti focali delle critiche:
1.Intervallo temporale non sufficiente, il 31 dicembre 2015 è vicino potrebbe non esserci tempo sufficiente per effettuare degli interventi non semplici e rapidi come quelli che caratterizzano la prevenzione antisismica;
2. Il bonus sarebbe da estendere anche ai Comuni posti in territori a rischio sismico basso;
3. Copertura finanziaria troppo bassa.

Per saperne di più leggi l’articolo Bonus interventi antisismici: suggerimenti per una misura efficace.

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Adeguamento sismico: obblighi e opportunità

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Il patrimonio edilizio esistente presenta, in percentuale notevole, una “anzianità di servizio” che spesso rende incompatibili i sistemi strutturali esistenti con gli attuali scenari di carico. Il recente disposto normativo della Legge 90/2013 prevede un sistema di incentivazioni fiscali per…

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