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Rischio sismico: come implementare una corretta tutela del patrimonio architettonico

Rischio sismico

La circolare del 30 aprile 2015, n. 15 reca al suo interno “Disposizioni in materia di tutela del patrimonio architettonico e mitigazione del rischio sismico” e punta al deliberato scopo di “sensibilizzare” tutte le figure che hanno influenza sulla gestione del patrimonio culturale, indirizzando verso “un percorso culturale prima che tecnico”, in cui tale disposto inserisce le fondamenta.

Il nostro paese possiede un patrimonio vasto e diffuso di immobili di notevole valore storico-culturale, probabilmente il maggiore a livello mondiale: già soltanto alla luce di tali motivi risulta imprescindibile una attività di tutela e conservazione efficiente.

Tale tutela può anche rappresentare, in una nazione così ricca di valenze culturali, un’importante e virtuosa sorgente di introiti e di sviluppo economico e sociale. In questa direzione, la presa di coscienza e la gestione della problematica sismica, in un territorio che è stato di recente indicato come uno dei più critici a livello mondiale, assume un attuale ed urgente significato. Le disposizioni della circolare n. 15/2015 evidenziano tali aspetti, radunandoli sotto la forma di quadro sintetico-tabellare (nell’Allegato I alla circolare), guidando il tecnico verso le caratteristiche e le potenziali carenze in ottica sismica degli immobili, pubblici e privati, oggetto di tutela. Vengono individuate in questo modo due classi di intervento (manutenzione straordinaria e miglioramento sismico) che spesso ricorrono nella pratica, e che sono state indicate come potenziale fonte di inesatte valutazioni rispetto alle azioni sismiche.

L’Allegato 1 si configura pertanto come un interessante punto di partenza per approfondire le tematiche ad esso correlate e allargare il quadro di conoscenza, spesso anche molto specialistica, che esso stesso sottende.

Per approfondire questo tema di eminente importanza Maggioli Editore presenta l’e-book Tutela del patrimonio architettonico, a cura di Nicola Mordà (Ingegnere civile strutturista) e Paola Boati (architetto ed esperta di progettazione sostenibile, ristrutturazioni e restauri, interior design, riqualificazione energetica e facility management). L’e-book si pone l’obiettivo di inquadrare gli aspetti inerenti tutela e rischio sismico negli edifici storici, illustrando e specificando i principi cardine al fine di rendere più agevole, e più consapevole, la compilazione dei vari campi, col fine di ottenere le giuste informazioni di ritorno a livello governativo. L’agile e-book è indirizzato nei confronti di coloro che devono familiarizzare con la specificità del patrimonio culturale, siano essi professionisti incaricati della progettazione che del controllo e gestione di tali fasi.

L’e-book analizza nella prima parte le norme in materia di tutela del patrimonio architettonico e la classificazione architettonica e costruttiva, mentre nella seconda parte vengono definiti gli elementi costruttivi orizzontali, quelli verticali e le fondazioni.

morda 1 1 Rischio sismico: come implementare una corretta tutela del patrimonio architettonico

Tutela del patrimonio architettonico

N. Mordà, P. Boati , 2015, Maggioli Editore

La circolare del 30/4/2015, n. 15 riporta “Disposizioni in materia di tutela del patrimonio architettonico e mitigazione
del rischio sismico” ed ha il dichiarato scopo di “sensibilizzare” tutte le figure che hanno influenza
sulla gestione del patrimonio…

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Dopo Expo, imparare dagli altri Paesi? Si, ma bisognava partire subito

Expo Suisse 2002. Foto Maurizio Montagna 2009

Expo, dopo Expo, che cosa lascerà a Milano ? Se ne discute tantissimo in questi giorni. Renzi, il Presidente del consiglio, immagina “tanti fuochi che diano la scintilla della ripartenza” a partire dal progetto “Italia 2040″ per far diventare l’Italia “leader mondiale delle tecnologie per la qualità della vita” con un “centro a livello mondiale che affronti insieme il tema della genomica e dei big data applicati a cancro, nutrizione e tecnologie per la sostenibilità” a cui lavorerebbero 1.600 ricercatori.

Praticamente, la SPECTRE.

A parte le battute, per capire cosa può succedere in concreto e veramente, e anche cosa dovrebbe succedere, vediamo cosa è successo nel mondo alle Esposizioni Universali, alla fine dell’evento. Ci aiuta una mostra fotografica, in corso fino al 20 novembre a Milano.

Nel 2009, subito dopo l’assegnazione dell’ Expo 2015 a Milano, l’Ordine degli Architetti di Milano realizzò in Triennale una rassegna fotografica d’autore e un catalogo per documentare lo stato dei luoghi di cinque Expo europee dopo la fine della esposizione. L’iniziativa ebbe allora un grande successo, e partiva da una considerazione ovvia: imparare dalle esperienze altrui attraverso le immagini e un ciclo di incontri pubblici che raccontavano le cinque Expo trascorse nella testimonianza di chi le aveva organizzate.

Un utile anticipo della vera questione di fondo: la necessità fin dall’inizio di un progetto metropolitano che permettesse un transito governato dalla festosa congestione della fiera planetaria a un’utile infrastruttura per l’intera comunità locale quando non nazionale.

Da sei anni l’Ordine degli Architetti di Milano, come risposta in anticipo ai proclami di Renzi, sostiene che in un Paese normale il destino di un’area gigantesca e di rilevanza pubblica sarebbe dovuto essere incardinato immediatamente su binari certi.

web expo dopo expo 01 Dopo Expo, imparare dagli altri Paesi? Si, ma bisognava partire subito

Expo Siviglia 1992. Foto di Claudio Sabatino, 2009

Oggi, sei anni dopo, mostra e catalogo vengono riproposti, attualizzati e arricchiti da nuove testimonianze e valutazioni: agli scatti di Claudio Sabatino (Siviglia), Marco Introini (Lisbona), Claudio Gobbi (Hannover), Maurizio Montagna (Svizzera) e Gabriele Basilico (Saragozza), si aggiungono infatti i reportage di Pierfrancesco Celada (Shanghai), Matteo Cirenei e Marco Menghi (Milano).

Quale sarà la realtà nelle aree espositive al termine dello smontaggio dei padiglioni stranieri? Quale il livello di integrazione urbana? Quale l’impatto visivo e i problemi relativi al riuso delle strutture? Quale l’eredità fisica sul territorio?

Il tema del “dopo Expo” assume quindi un peso e un significato ancor più profondi e stringenti. L’Ordine degli Architetti vuole sollecitare il dibattito pubblico sui alcuni temi importantissimi:
– la destinazione funzionale dell’area,
– il rapporto con la città metropolitana,
– il governo delle decisioni,
– la trasparenza delle procedure di incarico,
– il rapporto tra interesse pubblico e imprenditorialità privata

e altri altrettanto importanti.

Un pre-Expo costosissimo, sporcato dalla corruzione e sempre in emergenza dovrebbe essere convertito in un post-Expo trasparente, condiviso, partecipato, attento alle regole, a partire da procedure concorsuali aperte, inclusive e trasparenti, che individuino le soluzioni progettuali migliori. Partendo da una considerazione ovvia: imparare dalla bruttissima esperienza del ‘pre’ perché il ‘post’ diventi motivo di orgoglio. Bisognava partire nel pre-Expo a fare questo ragionamento, su stimolo della mostra del 2009, ma non è troppo tardi: al di là dei proclami e dei centri di ricerca megagalattici, speriamo che tutto vada come dovrebbe.

SCHEDA EVENTO
Expo dopo Expo
Lo sguardo di 8 fotografi sulle eredità urbane e ambientali di 7 Expo

Luogo
Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Milano
Via Solferino 17-19
Milano

Periodo mostra
dal 5 al 20 novembre 2015

Orari
lun-ven | 9.00-13.00 e 14.30-17.00
ingresso libero

Per ulteriori informazioni
www.ordinearchitetti.mi.it

 

Nell’immagine di apertura, Expo Suisse 2002. Foto Maurizio Montagna 2009

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Bonus mobili giovani coppie: la spesa detraibile sale a 16.000 euro

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Novità importante sul Bonus Mobili giovani coppie sganciato dai lavori di ristrutturazione: raddoppia il tetto della detrazione 50%, che verrà calcolata su un ammontare complessivo massimo di 16.000 euro, contro i precedenti 8.000. Lo prevede un emendamento alla Legge di Stabilità approvato in commissione Bilancio al Senato.

La Legge di Stabilità specifica:“giovani coppie costituenti un nucleo familiare costituito da coniugi o da conviventi more uxorio che abbiano costituito nucleo da almeno 3 anni, in cui almeno uno dei due componenti non abbia superato i 35 anni, acquirenti di unità immobiliare da adibire ad abitazione principale”.
Una precisazione è necessaria. Per il Bonus Mobili 2016 “classico”, legato agli interventi di ristrutturazione edilizia, la spesa massima detraibile al 50% rimane fisso a 10.000 euro, con un “rimborso” ripartito in 10 rate annuali di pari importo.
Per quello che riguarda la possibilità di usufruire dell’agevolazione anche senza lavori edilizi, opzione riservata alle giovani coppie, cosiddetta Bonus Mobili giovani coppie, il tetto massimo di spesa detraibile è salito a 16.000 euro.

Gli incentivi per l’acquisto dei mobili (Bonus Mobili) da parte delle giovani coppie saranno condizionati dalla presenza contemporanea dei seguenti requisiti:
– le agevolazioni previste per le spese di arredamento sono ora estese alle coppie alle prese con l’acquisto della prima casa;
– almeno un elemento della coppia dovrà avere meno di 35 anni;
– il Bonus potrà essere utilizzato anche dai conviventi “more uxorio”, cioè dalle coppie di fatto, oltre che da quelle sposate (una Legge di Stabilità apparentemente all’avanguardia, che apre, in concreto alle coppie di fatto). Tuttavia, in caso di convivenza, per accedere agli incentivi la coppia deve aver formato un nucleo familiare da almeno tre anni (ma in base a cosa dimostrare la formazione del nucleo familiare? La residenza? Il dubbio permane).

Anche sul Bonus Mobili 2016 “classico” persistono dubbi: fino a quando è stata prorogata l’agevolazione fiscale per l’acquisto di arredi ed elettrodomestici? Questa agevolazione sarà estesa anche per l’acquisto degli elettrodomestici?

Per maggiori informazioni sul bonus mobili, quello ancora in vigore fino al 31 dicembre 2015, è possibile consultare il nostro dossier speciale.

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Invio telematico delle pratiche edilizie: non c’è due senza tre

Invio telematico delle pratiche edilizie: non c’è due senza tre

Prima c’è stato il debutto della Super DIA, entrata in vigore lo scorso 14 ottobre. In dirittura d’arrivo è il regolamento edilizio unico, di cui si parla da mesi e che dovrebbe vedere la luce a brevissimo, introducendo una drastica semplificazione delle disposizioni comunali in materia di iter amministrativi nel settore edilizio. Ma, siccome “non c’è due senza tre”, adesso è arrivato il momento di realizzare il terzo step sulla via della sburocratizzazione degli uffici tecnici: prevedere l’obbligo di invio telematico delle pratiche edilizie.

A dirlo con forza è Maurizio Savoncelli, presidente del Consiglio nazionale dei Geometri e Geometri laureati, secondo cui il processo “non più procrastinabile non solo perché l’evoluzione digitale rende obiettivamente obsoleto il sistema cartaceo, ma soprattutto perché i benefici generati avrebbero ricadute positive su una platea particolarmente estesa quale professionisti, cittadini e pubbliche amministrazioni, nonché sul settore immobiliare”.

Insomma, sono proprio i Geometri ha chiedere che sia obbligatoria la procedura di invio telematico delle pratiche edilizie. Ma perché? “Per la certezza della correttezza dell’iter procedurale”, risponde deciso Savoncelli.

La ricezione avverrebbe infatti solo per pratiche formalmente corrette, “il rischio di dover successivamente assolvere a richieste di documentazione integrativa o sostitutiva sarebbe residuale”, ragiona il presidente dei Geometri italiani.

maurizio savoncelli Invio telematico delle pratiche edilizie: non c’è due senza tre

Per voce del suo presidente Maurizio Savoncelli (foto), i geometri chiedono l’introduzione dell’obbligo dell’invio telematico delle pratiche edilizie

Con l’invio telematico delle pratiche edilizie sarebbe doppio il vantaggio per i professionisti tecnici e per i cittadini. I primi, infatti, avrebbero la garanzia di una lettura univoca dei documenti presentati all’ente, evitando valutazioni discrezionali. Ai cittadini, invece, la procedura telematica garantirebbe la trasparenza dell’azione pubblica.

Per ora Comuni di medie e grandi dimensioni hanno già aderito a una sperimentazione volta a verificare la funzionalità dell’invio tramite computer delle procedure e degli atti edilizi. I risultati, conferma Savoncelli, sono buoni, anche se il numero uno del CNGeGL non nasconde “l’evidenza delle criticità insite in una sperimentazione «a macchia di leopardo»”.

In particolare, ciò che frena l’avvio massiccio in tutti gli oltre 8mila Comuni italiani del progetto è l’assenza in molti degli enti più piccoli di personale e infrastrutture informatiche adatte per gestire l’invio telematico delle pratiche edilizie.

“La proposta del CNGeGL è di rendere la procedura obbligatoria, contestualmente all’azione di supporto tecnologico da parte dello Stato”, spiega Savoncelli, che anticipa come siano stati allertati “gli esperti di Geoweb, la società di servizi telematici per i professionisti partecipata da CNGeGL e SOGEI Spa, a fornire la massima disponibilità ai vertici del Ministero della semplificazione”.

ape guida attestato certificazione energetica Invio telematico delle pratiche edilizie: non c’è due senza tre

Sblocca Italia. Cosa cambia in edilizia, urbanistica e tutela del paesaggio

Claudio Belcari , 2014, Maggioli Editore

Questo nuovo e-book analizza le novità in materia edilizia urbanistica e paesaggistica della legge “Sblocca Italia” (d.l. 133/2014 “Misure urgenti per l’apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere…

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L’ENEA: le biomasse legnose usate per il riscaldamento sono dannose

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Uno studio dell’Enea ha valutato gli effetti dannosi per ambiente e salute delle biomasse legnose utilizzate per il riscaldamento. La conclusione è: a causa delle emissioni di particolato (PM 2.5), l’utilizzo delle biomasse per il riscaldamento residenziale aumenta l’inquinamento atmosferico e provoca danni alla salute. Negli scenari al 2030 considerati da ENEA in “Gli impatti energetici e ambientali dei combustibili nel settore residenziale” le riduzioni di emissioni sono inferiori se aumenta l’uso della biomassa nel settore residenziale.

Gli scenari energetici considerati da ENEA sono quello “di riferimento” a legislazione vigente, quello “a biomassa costante” (con consumo di biomasse non superiore alle stime Istat del 2014 – circa 19 Mton di biomasse legnose) e quello “decarbonizzazione 2030” in linea con gli obiettivi europei su energia e clima al 2030.

Saltiamo subito alle conclusioni su riscaldamento e biomasse legnose dello studio ENEA, piuttosto interessanti:
– le politiche di sostegno alle biomasse in funzione della decarbonizzazione vanno condizionate all’uso delle migliori e più efficienti tecnologie disponibili;

– gli standard emissivi delle tecnologie incentivabili devono diventare più rigorosi,

– sarebbero utili incentivi indiretti per la ricerca e l’innovazione su sistemi di abbattimento del particolato più efficaci e a basso costo;

– eventuali tasse ambientali per compensare le esternalità prodotte dalle varie fonti energetiche andrebbero rimodulate tenendo conto di due cose: gli impatti negativi sulla salute provocati dalle emissioni di inquinanti atmosferici come il particolato e gli impatti sul clima prodotti dalle emissioni di anidride carbonica.

Le politiche di sostegno alle biomasse legnose per uso residenziale vanno condizionate all’uso delle più efficienti tecnologie disponibili, gli standard emissivi delle tecnologie incentivabili devono essere più rigorosi e le politiche di incentivi vanno rimodulate. Bisogna tenere conto degli impatti negativi sulla salute provocati dalle emissioni di inquinanti atmosferici come, appunto, il particolato.

Gli aspetti sanitari sono stati evidenziati dallo Studio del Centro Controllo Malattie del Ministero della Salute, VIIAS (Valutazione Integrata dell’Impatto dell’Inquinamento atmosferico sull’Ambiente e sulla Salute).

“Gli impatti energetici e ambientali dei combustibili nel settore residenziale” parte dall’analisi della qualità dell’aria. In alcune zone del Paese viene evidenziata un’elevata presenza di inquinanti atmosferici e composti tossici, nonostante le (già adottate in Italia) norme europee sulle emissioni di impianti industriali e autoveicoli.

Al 2013 le emissioni complessive di inquinanti, come il particolato primario, si riducono al 2030 per effetto del miglioramento delle tecnologie adottate. Ma le riduzioni sono minori nel caso in cui ci sia un aumento dell’utilizzo di biomasse legnose nel settore residenziale. Il maggior ricorso alle biomasse nel settore civile non riduce dunque le emissioni di particolato altrettanto rapidamente che in altri, in particolare del trasporto stradale: le biomasse legnose producono oltre il 99% delle emissioni di particolato del settore civile.

 

Altre informazioni utili su come utilizzare correttamente i sistemi a biomasse le trovate qui:

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Biomasse ed energia

Silvana Castelli , 2011, Maggioli Editore

Da fonte energetica per i Paesi in via di sviluppo, la biomassa sta assumendo particolare importanza anche nei Paesi industrializzati, che stanno scoprendo nuove applicazioni e nuovi sistemi colturali per sfruttarne le potenzialità nella produzione di energia e biocarburanti.
Nel…

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8891601643 1 L’ENEA: le biomasse legnose usate per il riscaldamento sono dannose

Sistemi a biomasse

Alessandro Caffarelli – Mauro Villarini – Enrico Bocci – Alessio D’Amato – Andrea Di Carlo , 2015, Maggioli Editore

Obiettivo del manuale è descrivere e guidare il professionista nella scelta e nella progettazione di sistemi a biomasse, arrivando a redigere un progetto, completo degli aspetti ingegneristici ed economici, mettendolo a confronto con le reali problematiche di progettazione, in…

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DPI, Formazione e Sorveglianza sanitaria: il tool targato Ediltecnico

DPI, Formazione e Sorveglianza sanitaria: il tool targato Ediltecnico

In un unico tool la soluzione per la gestione dei DPI, della formazione sulla sicurezza e della sorveglianza sanitaria in azienda. È disponibile per gli “Strumenti Operativi di Ediltecnico” il nuovo applicativo in ambiente MS Access per la gestione degli adempimenti relativi alla salute e alla sicurezza dei lavoratori.

Realizzato dall’ing. Antonio Cozzi, già autore del  software Control Waste, questo strumento operativo è stato progettato per risolvere le esigenze delle imprese in merito alla gestione (pianificazione, archiviazione e rendicontazione) delle attività legate alle risorse umane nell’ambito della sicurezza e igiene del lavoro.

Il tool è stato strutturato in ambiente Access, in modo da poter essere utilizzato in qualsiasi computer dotato di sistema operativo Windows e MS Office senza nessun tipo di installazione aggiuntive o costose applicazioni.

Oltre a una banca dati preinstallata con dati predefiniti, l’applicativo Gestione adempimenti salute e sicurezza sul lavoro consente facilmente all’utente di personalizzare il prodotto secondo le sue specifiche esigenze con la possibilità, ad esempio, di aggiungere mansioni, qualifiche, sedi, divisioni, reparti, unità organizzativa, esami medici, corsi di formazione, enti erogatori, Dispositivi di protezione individuale.

Non manca, per gli utenti più esperti, l’opzione di intervenire su maschere, tabelle e report per una personalizzazione “più spinta”.

Per chi volesse dare un’occhiata al funzionamento e alle opzioni offerte dal tool è possibile scaricare gratuitamente il manuale d’uso.

Cosa puo’ fare il tool di Ediltecnico

1. Inserimento, modifica e eliminazione di soggetti in anagrafica del personale dipendente, somministrato, distaccato in modo da velocizzare il successivo inserimento negli archivi della formazione, della sorveglianza sanitaria e dei Dispositivi di protezione individuale sia di una singola azienda e/o di un singolo reparto.

I dati inseribili sono Cognome, Nome, Luogo di Nascita, Data di Nascita, Codice Fiscale, Numero di Matricola, Data Assunzione, Stato Lavorativo, Qualifica, Posizione Organizzativa, Mansione, Azienda Reparto, Area di Competenza.

2. Assegnazione, modifica e eliminazione dei Dispositivi di Protezione individuale (DPI) associati ai singoli soggetti inseriti in anagrafica, completi di denominazione del DPI selezionabile dal menù a tendina, della normativa di riferimento del DPI, della matricola, di note, della quantità, della data di assegnazione e della sostituzione raccomandata.

3. Assegnazione, modifica e eliminazione dei singoli corsi di formazione associati ai singoli soggetti inseriti in anagrafica, completi di denominazione del corso di formazione selezionabile dal menu a tendina, ente erogatore del corso, durata del corso, validità e data di svolgimento del corso di formazione.

4. Assegnazione, modifica e eliminazione della sorveglianza sanitaria associata ai singoli soggetti inseriti in anagrafica, completi di denominazione dell’esame medico, del Medico Competente, della data dell’Esame Visita, della periodicità, dell’esito della visita di idoneità e dell’eventuali prescrizioni-limitazioni-raccomandazioni.

5. Elaborazione di report relativa all’azienda o al singolo reparto sia per singolo anno (a partire dal 2000) o sia per tutti gli anni di tutta la sorveglianza sanitaria erogata ai lavoratori.

6. Elaborazione di Report relativo al singolo soggetto o a tutti i soggetti inseriti in rubrica, relativo alla storia completamente del lavoratore in merito alla formazione, alla sorveglianza sanitaria con i relativi esiti (prescrizioni, limitazioni, raccomandazioni) e alla consegna dei DPI.

7. Elaborazione di report relativa all’azienda o al singolo reparto sia per singolo anno (a partire dal 2000) o sia per tutti gli anni di tutta la formazione erogata ai lavoratori.

8. Elaborazione di report relativa all’azienda o al singolo reparto per singoli corsi di formazione erogati indipendentemente dalla data di svolgimento.

9. Elaborazione di report statistici relativa all’azienda o al singolo reparto contenente informazioni statistiche relative alla formazione, sorveglianza sanitaria e DPI elaborate sia in forma di tabelle sia in forma di grafici.

10. Elaborazione di scadenziari relativa all’azienda o al singolo reparto specifici per la sorveglianza sanitaria con cadenza mensile, trimestrale, semestrale, annuale, pluriennale e scadenza passata (“scaduta”)

11. Elaborazione di scadenziari relativa all’azienda o al singolo reparto specifici per la formazione con cadenza mensile, trimestrale, semestrale, annuale, pluriennale e scadenza passata (“scaduta”)

12. Elaborazione di tabelle di verifica di soggetti non sottoposti a sorveglianza sanitaria e/o che non abbiano mai ricevuta nessuna formazione di base.

Il tool sulla gestione degli adempimenti di formazione, sorveglianza sanitaria e DPI è disponibile sullo store online Maggioli Editore.

copertina gestione adempimenti sicurezza DPI, Formazione e Sorveglianza sanitaria: il tool targato Ediltecnico

Gestione adempimenti salute e sicurezza dei lavoratori

A. Cozzi , 2015, Maggioli Editore

Il Software Gestione adempimenti salute e sicurezza dei lavoratori è stato progettato per risolvere le esigenze delle imprese in merito alla gestione (pianificazione, archiviazione e rendicontazione) delle attività sicuristiche legate alle risorse umane.
La soluzione…

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Le proposte filantropiche della CEI per rinnovare l’urbanistica, e quelle dell’INU

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Sia la CEI (si: la Conferenza Episcopale Italiana), sia l’INU, l’Istituto Nazionale di Urbanistica, hanno avanzato proposte per rinnovare l’urbanistica nelle città di’Italia. I contenuti delle due proposte sono naturalmente completamente diversi. Vediamoli.

Il 29 e 30 aprile 2016 a Cagliari si terrà il XXIX Congresso dell’Istituto nazionale di urbanistica, durante il quale si prenderanno in considerazione nuovi modi e metodi per dare valore pubblico alle azioni dell’urbanistica, con un investimento maturo, trasparente, nel partenariato pubblico-privato. In quell’occasione verranno resi noti i punti del “Progetto Paese” per rinnovare l’urbanistica

Tra le cose più interessanti ci sono i punti che elenchiamo di seguito.

 

Il Progetto Paese dell’INU

Sono necessari lo svecchiamento e il rinnovo del Piano, per liberarlo dalle incrostazioni che lo hanno reso un groviglio procedurale. Ma non basta, l’INU, con la sua ormai proverbiale spinta verve ma anche molto concreta, spinge molto per la semplificazione coordinata delle norme, degli attori e della divisione di compiti e dei livelli di responsabilità.

Infine, come in tutti i campi, è necessario un investimento deciso nelle nuove tecnologie, al servizio della nuova pianificazione.

Quella dell’INU non è però l’unica proposta per migliorare l’urbanistica delle nostre città. È arrivato anche “Progettare città per le persone”, il manifesto di ecologia urbana della CEI, il cui motto principale è “progetta, costruisci e gestisci sempre luoghi belli, sostenibili e inclusivi”.

 

Progettare città per le persone, il progetto della CEI

Il tramite della Conferenza Episcopale Italiana è il Servizio Nazionale per l’edilizia di culto, che ha lanciato il Manifesto con cui invita tutti i cittadini, gli amministratori e i decisori politici, i professionisti e le imprese, a far proprie le istanze contenute nell’enciclica Laudato si di Papa Francesco.

7 i punti del Manifesto, basato su 3 pilastri: Inclusione Sociale, Economia d’Impatto ed Ecologia Urbana. Il luoghi belli che il cittadino si deve impegnare a costruire sono quelli:

1. che affermino dignità e centralità della persona e delle relazioni;
2. che migliorino la qualità della vita;
3. che promuovano una socialità dinamica e solidale;
4. che non sacrifichino la bellezza al profitto;
5. che siano la migliore risposta ai bisogni e alle aspettative delle persone;
6. che usino in maniera sostenibile le risorse;
7. che siano sostenibili e misurabili negli effetti sull’ambiente.

Molta fiducia nell’essere umano. L’indirizzo è quello giusto: responsabilizzare ognuno di noi per rinnovare l’urbanistica. Bisogna però considerare che proprio chi si intende responsabilizzare (il cittadino) è quello che ha costruito gli scempi che vediamo nel Paese, tenendo in considerazione solo l’interesse economico e il business. Forse allora prima di tutto bisognerebbe rendersi conto che il Paese è un “groviglio procedurale”, come dice l’INU, fatto di burocrazia e squali. Poi, ma solo poi, stendere un piano per migliorare l’urbanistica. Realismo, ecco cosa serve. Una volta che sappiamo a cosa andiamo incontro, possiamo parlare di cose concrete e forse raggiungeremo buoni risultati con interventi innovativi sull’urbanistica. Il problema individuato è lo stesso, la soluzione è differente: il problema è l’uomo e la burocrazia da lui generata per difendere la proprie posizioni. L’Inu, naturalmente, la vedo un po’ più sul pezzo rispetto alla CEI in materia di urbanistica.

Nell’immagine di apertura: Giocampo, Angeli sulla città, 2005. Immagine tratta da www.gigarte.com

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Formazione ingegneri: le scadenze per i crediti in autocertificazione

Formazione ingegneri

A partire da questa settimana per la categoria degli ingegneri sarà possibile compilare l’autocertificazione per i 15 Crediti Formativi Professionali (CFP) relativi all’aggiornamento informale legato all’attività professionale svolta nel 2015.

L’istanza di riconoscimento dei crediti formativi deve essere presentata esclusivamente al Consiglio Nazionale degli Ingegneri mediante compilazione on-line di un apposito modulo disponibile sulla piattaforma della formazione.

Come noto, ai sensi dell’art. 5, comma 1 e dell’Allegato A del Regolamento di formazione, l’ingegnere può maturare crediti formativi a fronte di varie attività cosiddette “informali di apprendimento”. Nell’ambito delle varie tipologie di tali attività, è prevista la possibilità di formarsi mediante un “apprendimento che, anche a prescindere da una scelta intenzionale, si realizza nell’esercizio della professione di ingegnere nelle situazioni ed interazioni del lavoro quotidiano”

L’invio nelle modalità qui descritte sarà possibile fino al 31 dicembre 2015.

Per compilare l’istanza è necessario rispondere ai seguenti requisiti:
– disporre di credenziali personali di accesso al portale www.mying.it;
– queste possono essere richieste, attraverso l’apposita procedura cliccando sul tasto “richiedi credenziali”.

Coloro che sono già in possesso delle proprie credenziali personali non dovranno richiederne di nuove.

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Condominio e abusi edilizi: il TAR chiarisce il nodo delle parti comuni

Condominio e abusi edilizi

Una sentenza del TAR Friuli Venezia Giulia (la n. 208/2015) mette in chiaro le cose all’interno di un ambito che coniuga la disciplina del condominio e il tema degli abusi edilizi. Ma andiamo ad analizzare la circostanza nei suoi particolari.

Un condomino, senza chiedere un permesso edilizio e il consenso degli altri condòmini, sposta il portone d’ingresso della propria abitazione in corrispondenza dell’antistante muro esterno del piccolo ambiente di disimpegno che conduce al pianerottolo.

Successivamente lo stesso condomino presenta domanda di condono dell’abuso edilizio ma riceve un deciso rifiuto dal parte del Comune, il quale rileva come lo spazio interessato dalle opere sia un bene comune condominiale. Il condomino a questo punto si rivolge al Tribunale amministrativo per l’annullamento del provvedimento con cui gli è stata negata la sanatoria. Nel ricorso il condomino, menzionando lo stato oggettivo dei luoghi, mette in evidenza come altri due condomini abbiano collocato il portoncino d’ingresso in corrispondenza del muro esterno del disimpegno, occupando parte del relativo spazio, per destinarlo all’uso esclusivo. In ogni caso il condomino ricorrente ritiene decisivo il fatto che le quote millesimali relative agli appartamenti dei condomini che hanno realizzato la sua stessa modifica non differiscono da quelle delle unità immobiliari dei restanti partecipanti che non hanno spostato l’ingresso.

Leggi anche l’articolo Condominio, l’uso diretto delle cose comuni: disciplina e novità.

Tali argomentazioni considerazioni vengono ritenute irrilevanti dai giudici amministrativi, i quali respingono in ultima istanza il ricorso. A parere del TAR Friuli, infatti, l’ambiente di disimpegno costituisce parte integrante del pianerottolo comune, di cui costituisce una continuazione, con la conseguenza che il condomino titolare dell’appartamento che vi si affaccia può utilizzarlo in modo più intenso ma non può certo incorporarlo, neppure parzialmente nella proprietà esclusiva. Il bene si presume comune salvo che il singolo condomino con titolo idoneo dimostri di esserne titolare esclusivo o provi la destinazione dello spazio al servizio esclusivo del suo appartamento o dimostri di averlo posseduto in via esclusiva per il tempo necessario all’usucapione. In tale direzione non rileva che altri condomini abbiano commesso il medesimo abuso.

Dando una lettura definitiva alla pronuncia dei giudici amministrativi friulani, il condomino che abbia spostato abusivamente il portone d’ingresso della propria abitazione in corrispondenza del muro esterno, inglobando una porzione dell’ambiente di disimpegno antistante l’unità immobiliare di sua esclusiva proprietà, non può ottenere la concessione in sanatoria qualora non sia in grado di dimostrare il diritto di proprietà esclusiva dello spazio incorporato.

4c7bd43d10617956b8564f4ecec42321 sh Condominio e abusi edilizi: il TAR chiarisce il nodo delle parti comuni

La nuova disciplina del condominio dopo la legge 9/2014

Gianfranco Di Rago, Giuseppe Bordolli , 2014, Maggioli Editore

La legge 11 dicembre 2012, n. 220, pubblicata in Gazzetta Ufficiale 17 dicembre 2012, n. 293, che ha riformato la disciplina del condominio, è entrata in vigore il 18 giugno. Le novità che la nuova normativa ha introdotto riguardano molto da vicino la vita quotidiana della maggior parte…

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La superficie arriva in visura: più chiarezza anche ai fini della TARI

TARI

L’Agenzia delle Entrate rende disponibile la superficie catastale nelle visure delle unità immobiliari censite nelle categorie dei Gruppi A, B e C. Si tratta di una novità che si appresta a semplificare la vita ai proprietari di circa 57 milioni di immobili, mettendo loro a disposizione un dato finora visibile solo nelle applicazioni degli uffici. In questo modo giunge direttamente in visura anche la superficie ai fini TARI, per consentire finalmente ai cittadini di verificare con facilità i dati utilizzati dai Comuni ai fini del controllo della tassa rifiuti.

Insomma, a partire da questa settimana, i privati e i professionisti che eseguono una visura catastale possono trovare anche il dato della superficie catastale (espresso in metri quadrati) oltre a tutte le altre le informazioni tradizionali, come ad esempio la rendita e la consistenza misurata in vani.

Un elemento rilevante è chiaramente quello connesso alla TARI, il tributo sui rifiuti dai contorni spesso non chiaramente intelleggibili. A partire da questa settimana infatti le visure si arricchiscono di un’informazione importante per i cittadini: la superficie ai fini di tale tributo. Ciascun proprietario avrà ora a portata di mano anche questa informazione, fornita dall’Agenzia delle Entrate ai Comuni grazie ai flussi di interscambio dati già attivi. In caso di incoerenza tra la planimetria conservata agli atti del catasto e la superficie calcolata, i cittadini interessati potranno inviare le proprie osservazioni, attraverso il sito dell’Agenzia, e contribuire quindi a migliorare la qualità delle banche dati. Già dal 2013 i Comuni possono segnalare errori di superficie riscontrati su immobili presenti nella banca dati catastale.

Come si può leggere nel comunicato stampa emesso in settimana dall’Agenzia delle Entrate “la novità, che arriva al termine di un periodo di sperimentazione che ha coinvolto gli Uffici Provinciali-Territorio di Brindisi, Foggia e Ravenna, non si applica, per il momento, a un limitato numero di immobili che presentano un dato di superficie incoerente, in attesa delle opportune verifiche nell’ambito delle attività di allineamento delle banche dati. Quanto agli immobili non dotati di planimetria, che risalgono per lo più alla fase dell’impianto del Catasto edilizio urbano e che sono, per tale motivo, privi anche del dato relativo alla superficie, i proprietari possono presentare una dichiarazione di aggiornamento catastale, con procedura Docfa, per l’inserimento in atti della planimetria catastale. Tale adempimento è, comunque, necessario, in quanto, in caso di vendita dell’immobile, il proprietario è tenuto ad attestare la conformità allo stato di fatto dei dati catastali e delle planimetrie, come previsto dall’art. 19, comma 14, del decreto legge n. 78 del 2010”.

Tornando ad una visione generale del tema, risulta certamente “un bene che si sia deciso a rendere pubblico questo dato, per due ragioni – spiega Saverio Fossati sulle colonne del Sole24Ore -: la prima, è che, essendo privo (per ora) di valore fiscale, si può procedere alle correzioni senza l’affanno e le complicazioni che normalmente accompagnano l’universo tributario. E quando ci si deciderà a fare la riforma del catasto i dati saranno puliti e reali. La seconda è che questo dato pubblico rappresenta un punto fermo difficilmente contestabile nel gioco della trasparenza del mercato immobiliare”. Insomma, il mercato tornerà a possedere una dignità ed un indice di verità grazie alla assoluta trasparenza dei dati.

Ma a che punto si è fermata la riforma del catasto? Scoprilo nel nostro articolo intitolato Riforma catasto, a che punto siamo? L’allarme dell’ANCE.

Va detto tuttavia che il dato dei metri quadrati non archivia il vano catastale, che continua ad essere l’unità di misura della “consistenza” per oltre 34 milioni di abitazioni: non cambia pertanto nulla per la base imponibile di IMU, TASI e imposta di registro sui trasferimenti immobiliari.

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