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Niente Architetti nell’Albo Ingegneri: Zambrano chiarisce

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I laureati in architettura non possono accedere all’ Albo ingegneri. Mai. Il grande malinteso era già stato chiarito settimana scorsa ma Armando Zambrano, Presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri, ha ritenuto opportuno chiarire e chiedere uno sforzo in più al Miur.

Zambrano chiede che il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, ritiri la circolare del 2012 che ha indotto a un comportamento sbagliato negli ultimi anni consentendo l’accesso agli esami di Stato di ingegnere agli architetti e rischiando di creare frizioni inutili nel mondo delle professioni italiane. Che, come dice Zambrano “hanno fatto un passo storico costituendo la Rete delle professioni tecniche che sta ottenendo risultati straordinari resi possibili anche dagli ottimi rapporti reciproci” e significherebbe fare un passo indietro gravissimo generare confusione che a sua volta genererebbe difficoltà.

Recente il CNI ha incontrato il ministro. A questo proposito Zambrano dice: “Noi ingegneri abbiamo chiesto un incontro al ministro Giannini perché siamo alle prese con una serie di problematiche specifiche che abbiamo la necessità di risolvere”. Una delle quali riguarda il ciclo di studi quinquennale, che gli ingegneri hanno solo per l’indirizzo di ingegneria edile-architettura. Dal momento che l’85% dei laureati in ingegneria di primo livello decide di conseguire la laurea magistrale, gli ingegneri scontano gli effetti negativi del 3+2. “Per questo abbiamo chiesto anche per gli ingegneri la creazione di un ciclo di studi quinquennale”.

Ecco che entriamo nel vivo della questione più scottante, quella dei laureati in architettura e della loro iscrizione all’ albo ingegneri.

“Nel corso del nostro incontro, abbiamo illustrato al ministro Giannini la problematica originata da un pronunciamento del Miur del 2012, in forza del quale alcune università ammettono i laureati in architettura all’esame di abilitazione per la professione di ingegnere. La nostra posizione è chiara. I nostri ordini provinciali stanno ricevendo numerose richieste di iscrizione all’albo da parte di laureati in architettura col vecchio ordinamento e regolarmente le rifiutano”.

C’è confusione e non si può proseguire in questo modo: ecco cosa intende Zambrano. E la sua richiesta è molto chiara, non c’è che dire: è necessario da parte del Miur la revoca di quella circolare, sbagliata.

Il ministro ha manifestato “grande attenzione”. Per ora, niente di più.

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Edilizia eco responsabile: cosa serve sapere ai progettisti

Edilizia eco responsabile: cosa serve sapere ai progettisti (foto Oskar Da Riz)

Fino al 1978, anno in cui entrò in vigore la legge sul contenimento del consumo energetico per il riscaldamento (l. n. 373/1978) i fabbricati erano perlopiù privi di pareti isolate termicamente e con serramenti semplici. Questo si traduceva in una richiesta energetica per il riscaldamento invernale di oltre 200 kWh m2/anno; in altri termini, per assicurare il comfort occorreva mettere in preventivo un consumo di gasolio (caso limite superiore) di 20-25 kg di gasolio per anno e per ogni metro quadro di superficie.

Oggi i protagonisti del mondo delle costruzioni parlando di edifici a energia quasi zero, il che si traduce in 10-15 kWh (m2/anno). Per lo standard CasaClima, ad esempio, un fabbricato di Classe A Gold deve presentare un consumo energetico di 10 kWh (m2/anno), ossia un solo kg di gasolio all’anno per ogni metro quadro. “Non occorre essere un esperto di economia per comprendere l’enorme risparmio di energia, in chilogrammi di gasolio equivalente, dei nuovi edifici rispetto ai vecchi”, spiega Giuliano Cammarata, ordinario della cattedra di Fisica tecnica industriale alla facoltà di Ingegneria dell’Università di Catania e autore del recente manuale sulla progettazione e la riqualificazione degli edifici per l’efficienza energetica.

E saranno proprio le ultime novità progettuali e costruttive e basso impatto ambientale le protagoniste del ricco calendario di convegni, consulenze gratuite, forum e workshop al centro del prossimo Klimahouse 2016, la fiera internazionale per l’efficienza energetica e il risanamento in edilizia che si terrà a Bolzano dal 28 al 31 gennaio 2016 e che da anni è ormai il punto di riferimento per i progettisti chiamati a soddisfare le esigenze del mondo moderno verso un’edilizia sempre più “eco responsabile”, come non ha mancato di sottolineare con la consueta passione, su queste pagine, anche uno degli opinion leader del settore, Norbert Lantschner.

Klimahouse Enertour Nuovo Headquarter Banca Popolare Alto Adige CasaClima WorkandLife Edilizia eco responsabile: cosa serve sapere ai progettisti

La ricerca e lo sviluppo delle costruzioni a basso impatto ambientale hanno fatto passi da gigante negli ultimi anni. Un esempio pratico di edilizia eco responsabile è la struttura della Sudtiroler Volksbank di Bolzano, che si potrà visitare durante i tour guidati a Klimahouse 2016. Per i progettisti è sempre valido il consiglio di procurarsi una copia del “Classico dell’Edilizia” Tecniche costruttive per l’efficienza energetica e la sostenibilità di Paolo Rava

Oggi alle tecnologie disponibili si affiancano strumenti normativi sempre più precisi. Da ultimo non possiamo non citare i nuovi decreti attuativi della legge n. 90/2013 (i c.d. decreti 26 giugno 2015). “Oggi non è pensabile avere edifici a energia quasi zero senza una progettazione che tenga conto di tutti gli aspetti del costruito e che non raggiunga due obiettivi fondamentali”, dice l’ing. Jonathan Gorgone, specializzato in architetture sostenibili all’InArch, e co-autore del manuale Progettare e riqualificare per l’efficienza energetica.

Il Klimahouse 2016 sarà un’occasione unica per i professionisti tecnici di vedere di persona le ultimissime novità tecnologiche, anche grazie alla presenza di 400 aziende del settore che esporranno gli ultimi progressi realizzati nel campo dell’efficienza energetica in edilizia. Ma, se questo non dovesse essere sufficiente, per i più curiosi sarà possibile partecipare a delle visite guidate presso edifici e impianti energeticamente all’avanguardia, ricevendo informazioni pratiche, progettuali ed economiche dai progettisti e dai gestori degli impianti e delle strutture stesse.

Tra gli edifici visitabili vi sono anche esempi di design ed eleganza architettonica unici, a dimostrazione che efficienza energetica e integrazione con impianti alimentati da fonti energetiche rinnovabili possono anche essere “belli da vedere”: la Mirror Hauses e il sesto Museo della Montagna di Reinhold Messner, l’MMM Corones progettato da Zaha Hadid a oltre 2.200 metri di quota.

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Progettare e riqualificare per l’efficienza energetica

Fabrizio Russo, Giuseppe Messina, Jonathan Gorgone , Giovanni D’Amico, Massimiliano Cammarata, Giuliano Cammarata , 2013, Maggioli Editore

Il libro affronta il tema dell’efficientamento energetico del costruito e della progettazione degli Edifici a Energia Quasi Zero attraverso l’evoluzione della normativa e l’esposizione di esempi di buone pratiche e progetti svolti.
Il volume ha le caratteristiche di manuale pratico,…

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Fare impresa con i fondi sull’autoimprenditorialità: a gennaio 2016 il nuovo bando

start-up

Al via i nuovi bandi per gli incentivi statali legati all’autoimprenditorialità, il 13 gennaio 2016 sarà pubblicato il bando per la concessione delle agevolazioni previste dalla Legge 185/2000.

Alle agevolazioni finanziate dal Ministero dello Sviluppo Economico, Direzione Generale per gli incentivi alle imprese e gestite da Invitalia, si potrà accedere presentando la domanda ed un piano di impresa (business plan) tramite una procedura informatica sul sito www.invitalia.it.

Le agevolazioni riguardano tutto il territorio nazionale e finanziano progetti di impresa con spese fino a 1,5 milioni di euro e prevedono un finanziamento agevolato a tasso zero della durata massima di 8 anni, che può coprire fino al 75% delle spese totali.

La tipologia delle spese ammissibili è ampia e comprende: suolo, fabbricati, opere edili/murarie, macchinari ed impianti, software, brevetti, licenze, formazione e consulenze specialistiche.

I beneficiari saranno micro e piccole imprese partecipate in prevalenza da donne e giovani di età compresa tra i 18 e i 35 anni, costituite in forma societaria da non più di 12 mesi dalla data di presentazione della domanda.

Potranno partecipare anche singole persone fisiche, presentando la propria idea imprenditoriale, ma con l’obbligo di costituire società entro 45 giorni dall’accesso alle agevolazioni.
I settori ammessi sono turismo, cultura, innovazione sociale, commercio, industria, artigianato e altri servizi.

La procedura che verrà attuata è del tipo denominato “a sportello” ovvero le richieste di finanziamento saranno esaminate in base all’ordine di presentazione, dopo la verifica formale della documentazione, è prevista una valutazione di merito che comprende anche un colloquio con gli esperti di Invitalia.

Il giorno 7 gennaio 2016 a Civitavecchia si svolgerà un corso di formazione (vedi programma) della durata di 8 ore per illustrare le agevolazioni e spiegare le modalità operative per accedere alle stesse. Il corso sarà tenuto dall’Ing. Mauro CAPPELLO autore di “Guida ai fondi strutturali europei 2014-2020”.

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Efficienza energetica in 3 step: myEnergy di Eni aiuta i professionisti

I professionisti tecnici hanno un nuovo alleato per risparmiare denaro sui consumi di energia per la luce elettrica. Stiamo parlando dell’ultima offerta myEnergy di Eni che la società del cane a sei zampe propone alle piccole e medie imprese e ai professionisti titolari di partita IVA fino al 31 gennaio 2016.
Si tratta di una soluzione basata su 3 capisaldi che andremo ad analizzare in questo post di «servizio» per tutti i lettori del nostro quotidiano online.

Primo caposaldo: lo smart metering

Il controllo dei consumi avviene tramite l’ausilio di un dispositivo intelligente: il myEnergy meter, collegato al contatore.
Rimanendo cliente per almeno 2 anni, il prezzo d’acquisto del dispositivo è di 9 € (anziché 59 €) e il contributo di attivazione una tantum è gratuito (anziché 49 €). Il servizio di monitoraggio è gratuito per i primi 2 anni di contratto.

Secondo caposaldo: tre profili tariffari

Le tariffe luce e gas proposte da Eni luce e gas con l’offerta myEnergy sono declinate in tre profili specifici per qualsiasi esigenza. Vediamoli insieme:
– profilo h24, se i consumi sono costanti in tutta la settimana: 0,067 €/kWh (F1-F2-F3);
– profilo Day, se i consumi si concentrano tra le 7 e le 23 e nei feriali: 0,058/kWh (F1-F2) 0,078€/kWh (F3);
– profilo Night, se i consumi si concentrano tra le 23 e le 7 e nel weekend: 0,078/kWh (F1-F2) 0,058€/kWh (F3).

Terzo caposaldo: monitoraggio dei consumi

Il dispositivo di smart metering rileva i consumi registrati dal contatore e li rende disponibili su PC, smartphone e tablet con dati aggiornati ogni 24 ore.
Accedendo alla propria area personale sarà possibile conoscere e confrontare i consumi luce, per individuare gli sprechi e le inefficienze, intervenire con la soluzione migliore e risparmiare sui consumi. Inoltre, notifiche con consigli mirati aiuteranno a gestire in modo efficiente l’energia per la propria attività e segnaleranno anomalie ed eccessi di consumo.

Insomma tre aspetti decisamente interessanti per chi, come ingegneri, architetti e geometri, hanno bisogno di informazioni veloci e precise. Il monitoraggio da remoto, infatti, consente anche quando si è fuori sede di tenere sotto controllo la situazione prevenendo possibili blocchi o ritardi nei lavori.

Articolo di Marina Rui Ferro

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Attestato Prestazione Energetica per abitazioni più piccole di 200 mq: il nuovo software ENEA

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La nuova versione di DOCET è stata pensata per la redazione dell’ APE Attestato Prestazione Energetica degli edifici residenziali esistenti più piccoli di 200 mq.

La nuova versione di DOCET è aggiornata tenendo in considerazione le nuove norme tecniche, i decreti attuativi con prescrizioni e requisiti minimi degli edifici, le nuove Linee Guida Nazionali per la Certificazione Energetica degli Edifici.

Si tratta della versione numero 3 di DOCET. Prevede la valutazione della prestazione energetica degli edifici in base ai dai dati di ingresso ricavati da indagini realizzate in loco sull’edificio esistente, per analogia costruttiva con altri edifici e sistemi impiantistici coevi, integrata da banche dati o abachi nazionali.
Il software è classificato come “Metodo di calcolo da rilievo sull’edificio”, secondo il livello di approfondimento “Metodo semplificato”.

Il software è stato realizzato da ENEA e dall’Istituto per le Tecnologie della Costruzione del CNR, come del resto era previsto dal DM 26 giugno 2015.

Lo strumento è dedicato ai tecnici e agli operatori del settore edilizio e si può utilizzare solo per la certificazione energetica degli edifici residenziali a cui è destinato:
– edifici esistenti
– superficie inferiore o uguale a 200 mq
– possono essere singole unità immobiliari o singoli appartamenti in edifici condominiali

Il software per la redazione dell’ attestato di prestazione energetica per gli edifici residenziali di dimensione inferiore a 200 mq è disponibile su www.docet.itc.cnr.it.

 

8891613561 Attestato Prestazione Energetica per abitazioni più piccole di 200 mq: il nuovo software ENEA

APE – Guida al nuovo Attestato di Prestazione energetica

De Simone Giovanna , 2015, Maggioli Editore

È in arrivo il nuovo APE, a partire dal 1 ottobre 2015, con l’abrogazione del
DPR 59/2009 e l’entrata in vigore di tre nuovi decreti che aggiornano Linee
Guida, requisiti minimi di efficienza e relazione tecnica di progetto. Tutto cambia,
l’Italia si…

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PSC semplificato: il corretto utilizzo in cantiere conduce a buoni risultati

PSC semplificato

A distanza di qualche anno dalla pubblicazione del d.lgs. 81/2008, l’orientamento giurisprudenziale (in particolare della Cassazione) nei confronti del Coordinatore per la Sicurezza nel cantiere ha subìto un radicale cambio di rotta: si è passati, infatti, dal richiedere a questa figura una presenza costante e ingerente ogni singola attività del cantiere, ad un concetto di “vigilanza alta” secondo il quale al coordinatore spetta il fondamentale compito di progettare un sistema efficace di sicurezza in cantiere e verificare, in sede esecutiva, il mantenimento o il discostamento dalle condizioni progettuali.

Va da sé che, con queste nuove condizioni, il Piano di Sicurezza e Coordinamento riconquisti quel ruolo di assoluta centralità che il legislatore comunitario, con la direttiva 92/57/CEE, denominata anche “Direttiva Cantieri”, aveva voluto assegnargli.

In quest’ottica, la razionalizzazione concretizzatasi tramite i “modelli semplificati” permette di compiere un significativo balzo in avanti nella definitiva adozione dei modelli di sicurezza europei riferiti ai cantieri temporanei o mobili. Per definire con maggiore chiarezza questo importante tema in materia di sicurezza nei cantieri abbiamo intervistato l’Ingegner Danilo G.M. De Filippo, Responsabile dell’U.O. Vigilanza Ordinaria e Tecnica presso la Direzione Provinciale del Lavoro di Siena ed autore di numerosi testi in materia di sicurezza sul lavoro tra cui il recentissimo Le nuove regole per il PSC semplificato, edito da Maggioli Editore. Ecco cosa è emerso dal dialogo.

Marco Brezza: I modelli semplificati in materia di sicurezza sul lavoro nel settore dell’edilizia sono in vigore da più di un anno, grazie al decreto interministeriale del 9 settembre scorso che dava attuazione all’articolo 104-bis del Testo Unico sulla Sicurezza sui Luoghi di Lavoro. Cosa si può dire di questo primo anno di applicazione dei modelli semplificati? Si configurano davvero come utili strumenti per la redazione dei piani della sicurezza nel cantiere? E che cosa è cambiato rispetto alla disciplina precedente?

Danilo G.M. De Filippo: Per rispondere compiutamente, occorre fare una premessa: sin dall’emanazione del d.lgs. n. 494/1996 ed anche dopo la pubblicazione del d.P.R. n. 222/2003 (“Regolamento sui contenuti minimi dei piani di sicurezza nei cantieri temporanei o mobili, in attuazione dell’articolo 31, comma 1, della legge 11 febbraio 1994, n. 109”) i tecnici operanti nel settore della sicurezza hanno manifestato le loro difficoltà a mettere “nero su bianco” ogni elemento richiesto dal legislatore nello sviluppo dei principali documenti per la sicurezza in cantiere.

Attraverso l’art. 32, comma 12, lettera h), del decreto legge n. 69/2013 (“Decreto del Fare”), il 21 giugno 2013 venne inserita una modifica al d.lgs. n. 81/2008, attraverso l’introduzione dell’art.104-bis (Misure di semplificazione nei cantieri temporanei e mobili) che anticipava l’intenzione del legislatore di creare dei “modelli semplificati” per i piani di sicurezza di cantiere: “il piano operativo di sicurezza di cui all’articolo 89, comma 1, lettera h), il piano di sicurezza e di coordinamento di cui all’articolo 100, comma 1, il piano di sicurezza sostitutivo del piano di sicurezza e di coordinamento, di cui all’articolo 131, comma 2, lettera b) del d.lgs. 163/2006 e al punto 1.1.1 dell’Allegato XV del d.lgs. n.81/2008 e il fascicolo dell’opera di cui all’articolo 91, comma 1, lettera b).”

Il decreto interministeriale 9 settembre 2014, arrivato solo con leggerissimo ritardo rispetto alle previsioni, individuava i richiamati modelli semplificati con il preciso intento di riordinare le idee rispetto ad una serie di dettati normativi (ed in particolare all’Allegato XV) che apparivano a tratti nebulosi e incomprensibili anche al redattore ispirato. I modelli proposti non sono che delle “cartelle” modulari contenenti una serie di schede (ampliabili in funzione dell’entità dei lavori e della complessità del cantiere) che il coordinatore (nel caso del PSC) deve compilare, venendo guidato “passo-passo” in quelli che sono i veri “contenuti minimi” richiesti dal legislatore. Più che un’operazione di semplificazione (non attuabile in virtù del fatto che i contenuti minimi dei documenti di sicurezza sono stabiliti da norme di “rango” superiore), il decreto interministeriale ha realizzato un intervento di “riorganizzazione” dell’allegato XV razionalizzando le informazioni e le valutazioni richieste sulla base delle specificità del cantiere preso in considerazione.

Come è noto, l’adozione del modello semplificato non è obbligatoria, ma nell’esperienza di quest’ultimo anno, sia da responsabile per la vigilanza presso la DTL di Siena che da docente in numerosi corsi indirizzati ai coordinatori per la sicurezza, ho avuto modo di verificare che questi ultimi (per lo meno i più zelanti) si sono rivelati interessati, sin da subito, all’utilizzo del modello del PSC ottenendone, peraltro, buoni risultati.

Marco Brezza: A chi si rivolge il volume Le nuove regole per il PSC semplificato. E qual è lo scopo del volume? L’idea è quella di fornire una guida operativa al tecnico, accompagnandolo nella redazione di un PSC il più completo possibile e perfettamente coerente con le esigenze e la realtà dello specifico cantiere?

Danilo G.M. De Filippo: Il testo, ovviamente, è rivolto principalmente ai Coordinatori per la Sicurezza, ma anche a tutti i tecnici che, per ragioni professionali, operano comunque nel settore delle costruzioni ed in quello della sicurezza sui luoghi di lavoro. In particolare, il testo potrebbe interessare anche i responsabili delle imprese affidatarie, i quali dovendo operare la vigilanza rispetto alle proprie imprese subappaltatrici, possono familiarizzare con un documento fondamentale ed imprescindibile per la sicurezza in cantiere. In generale, l’idea del testo è quella di accompagnare il tecnico, redattore del PSC, in una efficace comprensione del modello semplificato, attraverso un’attenta analisi di tutte le sezioni che lo compongono e l’indicazione di alcuni suggerimenti utili a fare in modo che il Piano di Sicurezza sia il più completo e coerente possibile ed inducendolo ad abbandonare l’utilizzo di sedicenti software che mai possono cogliere la realtà dei rischi per ogni singolo cantiere ed anzi espongono il tecnico ad onerosi aspetti sanzionatori. In quest’ottica, invece, si è voluto allegare al Cd del testo un modello editabile e personalizzabile di PSC, recante, a margine di ogni sezione, una serie di note commentate che facciano da costante promemoria al Coordinatore di quanto via via richiesto nel documento.

Marco Brezza: Quali sono le problematiche più significative che il Coordinatore incontra nella redazione del PSC?

Danilo G.M. De Filippo: Uno dei problemi più significativi è quello di identificare (per poi “valutare”) i rischi collegandoli alla tempistica di svolgimento del cantiere: oltre ai rischi derivanti dalle lavorazioni, infatti, occorre tener conto anche di altri fattori tra cui ovviamente le caratteristiche dei luoghi ove il cantiere nascerà e si svilupperà.

Marco Brezza: In che modo è strutturato il modello semplificato di PSC?

Danilo G.M. De Filippo: Il modello semplificato di PSC è sostanzialmente strutturato in 3 parti, delle quali ovviamente la parte più importante è quella finalizzata alla valutazione complessiva dei rischi del cantiere: 1) una anamnesi del cantiere, delle opere e dei soggetti partecipanti alle lavorazioni; 2) la valutazione del rischio; 3) le procedure e le prescrizioni finalizzate al coordinamento e alla “convivenza” all’interno del cantiere.

Rispetto alla valutazione del rischio, il legislatore del decreto interministeriale è riuscito efficacemente a riordinare i contenuti dell’Allegato XV e mediante apposite schede ha suddiviso detta valutazione in 3 momenti specifici: 1) la valutazione dei rischi collegati all’area dove in seguito dovranno svolgersi i lavori (rischi dunque pre-esistenti); 2) la valutazione dei rischi derivanti dalla predisposizione e dall’allestimento del cantiere (rischi preliminari); 3) la valutazione dei rischi collegati con le singole fasi (e sottofasi) lavorative.

Marco Brezza: In quale concetto si potrebbe incarnare l’orizzonte di utilità di tali modelli semplificati?

Danilo G.M. De Filippo: I coordinatori preparati e convinti dell’importanza del loro ruolo all’interno del cantiere, ritengo che potranno solo trarre beneficio da queste c.d. “semplificazioni” che, in fondo, tendono ad esaltare il lavoro ben eseguito del “progettista e direttore per la sicurezza”.

8891613424 PSC semplificato: il corretto utilizzo in cantiere conduce a buoni risultati

Le nuove regole per il PSC semplificato

Danilo G.M. De Filippo , 2015, Maggioli Editore

Il legislatore nel 2013 promise l’imminente individuazione di modelli “semplificati” per la redazione del Piano Operativo di Sicurezza, del Piano di Sicurezza e di Coordinamento e del Fascicolo dell’opera. I modelli sono stati individuati e…

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Edifici a rischio Radon: come bisogna intervenire?

Edifici a rischio Radon: cosa fare

Il radon è un agente cancerogeno che causa un aumento del rischio di contrarre il tumore polmonare. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha classificato fin dal 1988 il radon nel Gruppo 1, nel quale sono elencate le sostanze dichiarate cancerogene per l’uomo. Gli edifici a rischio Radon maggiormente esposti sono quelli costruiti su suoli di origine vulcanica o fortemente permeabili e che impiegano materiali da costruzione quali tufo, pozzolane, graniti, partecipando così alle cause dell’inquinamento indoor.

Non esiste una concentrazione “sicura” al di sotto della quale la possibilità di contrarre il tumore è nulla. Possiamo dire che, organizzazioni scientifiche internazionali (l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la Comunità europea e singoli Paesi) hanno fissato dei livelli di riferimento per le abitazioni e per gli ambienti di lavoro al di sotto dei quali ritengono il rischio accettabile. Al di sopra di questi valori, invece, suggeriscono e in alcuni casi impongono di adottare provvedimenti per la riduzione della concentrazione. Per aiutare a comprendere il rischio sanitario associato al radon è utile raffrontare questo rischio con altri più conosciuti. Nella figura 1 sono riportati vari fattori di rischio di morte per alcune cause (fonte EPA – Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti – 2004).

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Figura 1 – Stima di alcune cause di morte negli Stati Uniti (Fonte EPA – 2004)

Il Radon viene generato in modo particolare nelle rocce di origine vulcanica come le lave, le pozzolane, i tufi, il granito ed il porfido. L’ inquinamento da Radon si verifica soprattutto in alcune zone del Lazio e della Campania a causa dell’utilizzo di materiali da costruzione di origine vulcanica (per lo più tufo): dai muri viene liberato del Radon che va ad incrementare la già elevata contaminazione all’interno degli edifici. Sono particolarmente esposte anche la Lombardia, il Friuli, il Piemonte, ma non va trascurato che fabbricati in cui sono stati utilizzati materiali da costruzione estratti nelle zone radioattive possono anch’essi essere contaminati.

Il livello di Radon presente negli edifici dipende da molteplici fattori, tra i quali la tipologia di edificio, i materiali utilizzati per la costruzione, i ricambi di d’aria, la ventilazione, ecc. La maggiore concentrazione di emissione Radon deriva da una pavimentazione poco isolata, dai solai oppure dalle intercapedini, che sono a contatto con il terreno, come i locali degli edifici collocati nei seminterrati o al pianterreno. Le più comuni vie di accesso del radon dal suolo  sono: i giunti di connessione perimetrali fra solaio a terra e pareti verticali o altri elementi strutturali, la mancata sigillatura delle canalizzazioni degli impianti elettrici o idraulici, le microfessurazioni nel basamento dovute al ritiro dei leganti o da assestamenti strutturali, le fessurazioni dovute all’errata posa di materiali da costruzione, le intercapedini e la discontinuità causate dai giunti di dilatazione.

Va detto che, non è il radon di per sé ad essere nocivo, in quanto gas inerte, ma i prodotti del suo decadimento, che sono metalli quali piombo, bismuto e polonio. Alcune particelle di questi elementi infatti sono particolarmente pericolose in quanto possiedono un’elevata energia che può danneggiare le cellule, rompendo in più punti la molecola di DNA.

Le persone più a rischio sono i lavoratori che svolgono attività  in luoghi  seminterrati e sotterranei, i bambini e gli alunni che frequentano asili e scuole, con mense e palestre situate nei locali interrati o seminterrati. Nelle abitazioni i locali maggiormente esposti sono le cucine, taverne, sale hobby, con un una maggiore incidenza di danno nei confronti delle casalinghe, i bambini, gli anziani che sostano maggiormente negli ambienti chiusi.   L’Istituto Superiore di Sanità ha stimato che in Italia il numero di casi di tumore polmonare attribuibili all’esposizione al Radon è compreso tra 1.000 e 5.500 ogni anno (su un totale annuale di circa 31.000 tumori polmonari), la maggior parte dei quali tra i fumatori, a causa dell’effetto sinergico tra Radon e fumo.

Per offrire una misura delle concentrazioni accettabili, si fa riferimento ai valori raccomandati dalla Comunità europea:

-200 Bq/mc per le nuove abitazioni;

-400 Bq/mc per quelle già esistenti.

La  normativa  già esiste per gli ambienti di lavoro (decreto legislativo n. 241, del 26 maggio 2000)  fissa un livello di riferimento di 500 Bq/mc.

Azioni di rimedio e protezione dal Radon

Di seguito si forniscono alcuni consigli  riguardo i possibili interventi per limitare la concentrazione di radon, da applicarsi singolarmente o in combinazione per assicurarsi un miglior risultato. Chiaramente è importante rivolgersi ad un tecnico specializzato, che provvederà a collocare dei dosimetri nei locali. Le misurazioni radon infatti devono essere eseguite da un laboratorio idoneamente attrezzato e le valutazioni di dose a persona devono essere fatte da un esperto qualificato nella radioprotezione, come indicato nel decreto legislativo n. 230 del 17 marzo 1995 e ss.ii.mm. I rilevatori possono essere richiesti a diverse strutture, tra cui l’Arpa e l’Enea, che assicurano un’assistenza per eseguire i monitoraggi ed una certificazione attestante la concentrazione presente. Di regola per una corretta rilevazione è necessario che i dosimetri siano presenti dei luoghi da “monitorare” per circa un anno.

Aumentare il ricambio d’aria

Aumentare il ricambio d’aria con l’esterno è un intervento immediato ed efficace per ridurre la concentrazione di radon. Il maggiore ricambio d’aria può essere ottenuto sia con ventilazione naturale, aprendo frequentemente finestre e porte, sia con ventilazione forzata, attraverso l’impiego di ventilatori elettrici. L’impiego di sistemi attivi permette di controllare i volumi di aria scambiati con l’esterno ed evitare così, nelle stagioni più fredde, un eccessivo dispendio termico.

Sigillare le vie d’ingresso

Sigillare le vie d’ingresso per contrastare la penetrazione del radon nell’edificio, chiudere ermeticamente le crepe, le fessure o microfessure presenti con l’utilizzo di materiali siliconici, poliuretani, resine, ecc. Per isolare gli interstizi attorno alle condotte tecnologiche (acqua, gas, elettricità, scarichi) è sicuramente preferibile l’utilizzo di materiale di tenuta a elasticità permanente. Le  porte d’accesso ai piani interrati  vanno sigillate con l’impiego di  guarnizioni isolanti elastiche come le eventuali botole/chiusini presenti nei solai contro terra. Un altro accorgimento in fase di ristrutturazione è la messa in opera di membrane isolanti nei solai e pareti dei piani interrati in presenza di materiali da costruzione ad elevato rilascio di radon (tabella 1).

Ventilazione naturale o depressurizzazione

Ventilazione naturale o depressurizzazione dell’eventuale intercapedine o vespaio esistente tra suolo ed edificio con una ventilazione naturale per deviare all’esterno il radon. Nel caso la ventilazione naturale sia insufficiente si può provvedere a forzare la circolazione d’aria mediante l’uso di ventola aspirante. Un rimedio efficace è altresì la realizzazione di un pozzetto radon. Questa tipologia di intervento è utilizzabile nel caso di edifici non dotati di vespaio. Si realizza il pozzetto nel terreno al di sotto del solaio, dal quale si estrae tramite gli aspiratori, l’aria carica di radon proveniente dal terreno. Lo stesso può essere realizzato in un punto “cruciale” adiacente all’edificio. Possono anche essere inseriti nel terreno sottostante l’edificio, all’altezza del pozzetto, delle tubazioni per facilitare la raccolta dell’aria. Se la tubazione aspirante ha una altezza equa può essere evitato l’uso di aspiratori elettrici. Il radon in questo modo viene spinto fuori.

Pressurizzazione dell’abitazione

Pressurizzazione dell’abitazione. L’ingresso del radon viene bloccato con un ventilatore creando in questo modo una leggera sovrappressione nell’abitazione. Questo tipo di soluzione si presta soprattutto per edifici ad alto contenimento energetico. In presenza di un eventuale piano interrato, con buona impermeabilizzazione e buona tenuta, è possibile pressurizzare solo questo livello immettendo aria con un ventilatore in modo da creare una barriera tale da contrastare l’entrata del gas nell’edificio.

Materiali da costruzione Ra – 226(Bq/kg) Th – 232(Bq/kg)
Media Min-Max Media Min-Max
Tufo 209 136-316 349 99-542
Cemento 42 7-98 66 9-240
Pietra Sienite 317 239-384 234 173-342
Pietra Peperino 159 109-256 171 152-231
Calcestruzzo 22 21-23 16 16
Laterizi 29 0-67 26 3-51
Sabbia 18 0-24 22 6-27
Ghiaia 15 11-21 14 13-16
Gesso 8 0-16 3 1-8
Calce 9 7-15 6 2-8
Travertino 1 0-2 0 0-1
Marmo 4 1-13 1 0-3
Granito 89 24-378 94 36-358
Porfido 41 25-51 59 45-73

Tabella 1 – Principali materiali da costruzione e loro concentrazioni

Per gli edifici di nuova costruzione invece è opportuno realizzare l’ “attacco a terra”, tramite un vespaio ventilato in modo da porre tra il terreno ed il fabbricato una intercapedine d’aria dalla quale il radon possa essere espulso verso l’esterno attraverso opportune canalizzazioni tramite ventilazione naturale o forzata (aspiratori). È opportuno inoltre isolare, secondo lo stesso principio, le eventuali pareti contro terra tramite uno scannafosso aerato. Nel caso non ci sia un vespaio è opportuno predisporre al di sotto dell’attacco a terra uno o più pozzetti di raccolta del radon collegati tra loro e collegati con l’esterno dell’edificio, inoltre è indispensabile inserire uno strato di ghiaia attraverso il quale possa circolare l’aria e confluire il radon nei pozzetti stessi. Un altro sistema raccomandato è la posa di rivestimenti o strati di materiali impermeabili al radon sui solai e pareti contro terra. È anche raccomandato predisporre e posizionare eventuali canalizzazioni per gli impianti idraulici, elettrici, riscaldamento o tecnologici in genere, in modo da evitare forature o danneggiamenti futuri agli strati impermeabili al radon. Infine possono essere utilizzati particolari cementi antiritiro, nei quali è quasi nulla la formazione delle fessure dalle quali può penetrare il radon.

Si ricorda che, il 17 gennaio 2014 è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea la nuova Direttiva europea sulla protezione dalle radiazioni ionizzanti (“Basic Safety Standards” – Direttiva 2013/59/Euratom del Consiglio, pubblicata sulla G.U.U.E. L-13 del 17 gennaio 2014).

radon 02 Edifici a rischio Radon: come bisogna intervenire?

Figura 2 – Concentrazioni Radon in Italia. Fonte ARPA Lazio

Con tale Direttiva, sono stati fissati i limiti di concentrazione di attività per la commercializzazione di materiali da costruzione e sollecitati ai Paesi comunitari piani di azione per le concentrazioni di gas radon nelle abitazioni. E’ diventato così obbligatorio, per tutti gli Stati dell’Unione Europea, dotarsi di un piano nazionale “radon”. Gli Stati membri dovranno predisporre inoltre le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla predetta Direttiva entro il termine ultimo del 6 febbraio 2018, che comporterà l’introduzione anche in Italia di una normativa di recepimento indirizzata ad una difesa della causa di tumore polmonare, vista l’esposizione ragguardevole del nostro territorio (figura 2).

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La casa salubre

Del Corno Barbara, Pennisi Alessandra , 2014, Maggioli Editore

Una casa, per essere definita “salubre”, deve rispondere a molteplici requisiti che garantiscano il benessere di chi la abita.

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Professionisti, marcia indietro: niente accesso ai fondi strutturali europei

Professionisti

Accesso ai fondi europei per i liberi professionisti italiani: è stato un bel sogno, durato poco purtroppo. La brusca retromarcia innescata dal Pd  tramite un emendamento alla Legge di Stabilità approvata in prima lettura al Senato e ora al vaglio della Camera, mette fine (per il momento) all’avverarsi di una speranza di tutti i professionisti italiani.

La proposta di modifica è stata presentata da Alessia Rotta, componente della segreteria nazionale del Pd , con lo scopo di sopprimere uno degli articoli che prevedeva l’accesso agli stanziamenti dell’Unione europea anche per liberi professionisti e lavoratori autonomi. Un beneficio per il quale Confedertecnica aveva espresso immediatamente il suo plauso, con le parole del presidente Calogero Lo Castro  (“una vittoria per tutti i liberi professionisti” affermava due settimane fa il numero uno di Confedertecnica). L’apertura avrebbe consentito l’accesso a risorse indispensabili per far crescere un settore economico strategico per lo sviluppo economico e sociale del Paese. Ora la marcia indietro: un altro alibi perfetto per escludere i professionisti dai Piani operativi regionali e nazionali della programmazione 2014/2020 dei fondi strutturali europei.

Lo Castro non esita oggi a definire la decisione del Pd come un “atto inconsulto, nel duplice senso di decisione improvvida e senza senso, ma anche di conseguenza della mancanza di consultazione e di rapporti tra il Pd e le associazioni di categoria interessate”.

“Sottolineiamo anche che il Partito democratico rischia una figuraccia europea – continua il presidente di Confedertecnica -, si tratta infatti della mancata applicazione di un regolamento europeo che trova riscontro in tutte le legislazioni nazionali, con l’eccezione dell’Italia“. L’emendamento del Partito Democratico contraddice quanto il Senato aveva approvato, omologandosi al regolamento adottato dall’Unione Europea: “I Piani operativi POR e PON del Fondo sociale europeo (FSE) e del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), rientranti nella programmazione dei fondi strutturali europei 2014/2020, si intendono estesi anche ai liberi professionisti, in quanto equiparati alle piccole e medie imprese come esercenti attività economica, a prescindere dalla forma giuridica rivestita”.

“Si tratta di un clamoroso autogol del principale partito di governo, del quale come Confedertecnica chiediamo conto direttamente a Matteo Renzi e al Sottosegretario con delega agli Affari Europei, Sandro Gozi” conclude Lo Castro.

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TASI 2015, ultimo giro di valzer: ecco la scadenza del 16 dicembre

TASI 2015

TASI, siamo al valzer degli addii: la scadenza per il pagamento del saldo del tributo sui servizi indivisibili che sarà abolito dalla legge di Stabilità 2016 è fissata per il prossimo 16 dicembre. Entro questa data dovrà essere pagata anche l’IMU sugli immobili diversi dall’abitazione principale. L’IMU dovrà, in tale scadenza, essere pagata anche per le prime case di lusso (categorie catastali A/1, A/8 e A/9): per esse (lo 0,2% di tutte le dimore italiane) il tributo non sarà abolito neppure nel 2016. Si tratta, nel complesso, della seconda rata della TASI 2015 e il saldo IMU 2015 (gettito complessivo di circa 13 miliardi di euro).

Per conoscere le modalità di calcolo del tributo sui servizi indivisibili consulta il nostro articolo intitolato TASI 2015, il tutorial per il calcolo della base imponibile ed esempi.

Sono numerose le problematiche che emergono in relazione al pagamento di questi due tributi che compongono la struttura complessiva della tassazione degli immobili per come è impostata oggi. Ecco 3 esemplificazioni in tal senso.

1. Casa non interamente di proprietà di chi vi risiede. Ciò accade nel caso delle comunioni ereditarie tra fratelli che non abitano tutti nell’immobile. In tale circostanza il comproprietario che ha la residenza vedrà tassata come abitazione principale la propria quota del fabbricato e tenendo conto in misura piena di eventuali agevolazioni stabilite dal Comune. Gli altri comproprietari, invece, pagano le tasse come “seconda casa” sulla propria quota, versando quindi IMU e (eventualmente) TASI, ma solo nell’ipotesi in cui il Comune l’abbia istituita anche per i fabbricati diversi dalla prima casa, cosa accaduta nel 38% dei capoluoghi di provincia.

2. Coniugi che risiedono in due abitazioni diverse senza essere separati. Quando marito e moglie risiedono in due abitazioni diverse, è possibile tassare entrambe come prima casa solo se si trovano in Comuni differenti, a patto ovviamente che la residenza sia effettiva (come accade, ad esempio, per motivi di lavoro).

3. Applicazione delle delibere comunali. La giungla di aliquote ed agevolazioni è davvero complessa, con una situazione che varia da Comune a Comune. Le agevolazioni sono state infatti istituite nel 63% dei capoluoghi di provincia italiani, anche per controbilanciare aliquote medie molto più alte di quelle praticate nei piccoli Comuni. L’agevolazione può in alcuni casi assumere le forme della detrazione dall’imposta, o della riduzione d’aliquota. In tali casi è assolutamente necessario fare attenzione alle delibere comunali che disciplinano l’ambito regolamentare.

Ricordiamo che dall’anno prossimo la storia cambia: per 12 milioni di contribuenti ci sarà l’esenzione del pagamento IMU e TASI sulla prima casa, mentre continueranno a pagare tutti coloro che sono proprietari di due o più immobili (nel 2016 TASI e IMU continueranno ad essere applicate per le seconde case).

Per ulteriori informazioni leggi anche l’articolo TASI 2015, le scadenze all’orizzonte: come non farsi trovare impreparati.

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IMU, TASI E TARI

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Tutto quello che c’è da sapere in vista della scadenza del 16 giugno relativa alle imposte comunali sugli immobili – TASI, IUC e TARI: l’edizione – aggiornata al 18 maggio 2015 – di questo utilissimo e-book esamina la normativa di riferimento della IUC e fornisce il commento…

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Rinnovabili e impianti condominiali: le novità contenute nella riforma

condominio

L’esigenza di un risparmio di energia, anche con specifico riferimento al condominio è trattata e definita nella legge 9 gennaio 1991, n. 10 sotto un duplice profilo: da una parte l’approvazione di opere volte al contenimento al consumo energetico o all’utilizzazione delle fonti di energia rinnovabile, dall’altra l’installazione di valvole termostatiche e contabilizzatori del calore.

Ma per quello che inerisce gli interventi diretti a contenere dispersioni e costi energetici dei fabbricati, sfruttando anche energie rinnovabili, esistono due distinte previsioni normative nel sistema del condominio, con due differenti maggioranze richieste per le delibere assembleari. L’art. 26/2 della legge 10 stabilisce un quorum “alleggerito” che la recente riforma del condominio ha contenuto in un terzo dei millesimi (più la solita maggioranza) a condizione tuttavia che gli interventi vengano individuati attraverso un Attestato di prestazione energetica (APE) o una diagnosi energetica realizzata da un tecnico abilitato.

La riforma del condominio (consulta qui la Pagina speciale preparata dalla redazione di Ediltecnico) ha in questo senso inserito nel nuovo 1120/2 n. 2 sostanzialmente le stesse opere (contenimento del consumo energetico degli edifici, produzione di energia mediante l’utilizzo di impianti di cogenerazione, fonti eoliche, solari, rinnovabili in genere), mescolate con altre innovazioni c.d. “agevolate”, assoggettandole alla maggioranza “pesante” (metà dei millesimi). Non si comprende in questo caso come possano essere individuate le opere che conducono ad un risparmio energetico in assenza della suddetta documentazione.

Per eseguire gli interventi sopra menzionati è necessario depositare in Comune, in doppia copia, insieme con la denuncia dell’inizio dei lavori, il progetto delle opere corredato dalla relazione tecnica, sottoscritta dal progettista.

Per comprendere ed approfondire le ingenti novità in materia di condominio contenute nella riforma del condominio (tra cui anche le novità relative all’ambito del risparmio energetico, qui accennate) Maggioli Editore suggerisce il Prontuario operativo del nuovo condominio, redatto da Giuseppe Maraldo. Il testo si configura come un prontuario idoneo a conferire una panoramica accurata sulle vaste problematiche inerenti alla disciplina del nuovo condominio con l’obiettivo principale di delineare con chiarezza l’attuale quadro complessivo, come scaturito dopo la riforma, dando forma coerente allo stato della relativa evoluzione giurisprudenziale.

8891612755 1 Rinnovabili e impianti condominiali: le novità contenute nella riforma

Prontuario Operativo del nuovo condominio

Giuseppe Marando , 2015, Maggioli Editore

Il “prontuario” è un panorama sulla vasta problematica del nuovo condominio, volto a delinearne l’attuale quadro complessivo, quale scaturito dopo la riforma condominiale del 2012, ed a rappresentare lo stato della relativa evoluzione giurisprudenziale.
La strutturazione in ordine…

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