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Valutazione del rumore: come diventare un tecnico qualificato?

Valutazione del rumore: come diventare un tecnico qualificato?

Non ci si improvvisa tecnici esperti di acustica. La legge impone che il rischio rumore nel documento di valutazione e la redazione del cosiddetto Programma aziendale di riduzione esposizione (PARE) sia eseguito dal datore di lavoro che può avvalersi della consulenza di un tecnico qualificato per la valutazione del rumore. Ma, aggiungono le norme vigenti, il datore di lavoro deve anche accertare l’idoneità tecnico professionale del personale qualificato che collabora alle attività di analisi e verifica del rischio.

“Per dimostrare le proprie competenze professionali”, dicono gli esperti di Blumatica, software house specializzata nella realizzazione di strumenti specifici per la sicurezza e l’igiene sul lavoro, “il tecnico per la valutazione del rumore deve essere in possesso di un attestato che certifichi la sua partecipazione a specifici corsi di formazione riguardanti l’acustica”. Ma non solo, occorre anche che “tali corsi debbano prevedere un sistema di verifica dell’apprendimento”, precisano gli esperti Blumatica. Infine l’aspirante tecnico deve essere in possesso di un titolo di studio non inferiore al diploma di scuola secondaria superiore.

Molte realtà affermate nel campo della sicurezza rendono disponibili strumenti tecnici e formativi anche nella modalità e-Learning, che possono essere utili a coloro che desiderano accreditarsi come tecnici qualificati in acustica.

Le responsabilita’ del tecnico qualificato

Quattro le responsabilità più importanti in capo al personale qualificato che deve eseguire la valutazione. Innanzitutto occorre essere in grado di gestire le misurazioni dei livelli sonori, e valutare il rischio per gruppi omogenei di lavoratori. Al tecnico compete anche la responsabilità di individuare le soluzioni tecniche ed organizzative per interventi di bonifica acustica e, ovviamente, proporre il Programma di PARE.

Ma quali sono i contenuti “minimi” della valutazione del rischio rumore?

“Prima di tutto”, spiegano i tecnici di Blumatica, “le misurazioni vanno eseguite secondo precise norme tecniche”. In particolare si tratta della UNI EN ISO 9612:2011 relativa all’esposizione al rumore negli ambienti di lavoro e della UNI 9432:2011. L’esperto qualificato deve poi eseguire la valutazione dell’esposizione giornaliera e settimanale, organizzare la gestione e la verifica dei dispositivi di protezione individuale (DPI) per la protezione dell’udito, secondo quanto stabilito dalla UNI EN 458:2005.

“Infine, ma non meno importante”, precisano i tecnici Blumatica, “è necessaria l’identificazione degli interventi tecnici e organizzativi e l’elaborazione del PARE (Programma Aziendale Riduzione Esposizione) ai sensi della norma UNI 11347:2015”.

Il PARE: breve focus

Il PARE, ossia il Programma aziendale di riduzione esposizione, è lo strumento base che fornisce gli indirizzi e le strategie per la riduzione del rischio rumore negli ambienti di lavoro. Il Testo unico sulla sicurezza (decreto legislativo n. 81 del 2008) stabilisce che il documento vada redatto quando vengo superati determinati valori e, in particolare, un LEX,8h > 87 dB(A) e un Lpicco > 137 dB(C).

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Sicurezza cantiere: come migliorare tramite la comoda app YouTalkie

Sicurezza cantiere

Sicurezza in cantiere, le nuove tecnologie contribuiscono a migliorare e ad implementare in maniera più accurata tutto il sistema della safety nell’ambito del cantiere. Un esempio lampante in tal senso è YouTalkie, l’app YouCo che tiene il cantiere sotto controllo: ma di cosa si tratta? YouTalkie riesce a comunicare all’interno di un cantiere in modo istantaneo e bidirezionale, funzionando come un walkie talkie. D’ora in avanti la comunicazione all’interno del cantiere sarà veloce, sicura ed efficace: grazie a YouTalkie, il sistema di messaggistica vocale istantanea ingegnerizzato da YouCo, diviene possibile la comunicazione fra le diverse squadre di operai e il responsabile dei lavori in modo bidirezionale, con velocità di ricezione adeguata alle esigenze Enterprise, favorendo contemporaneamente la gestione e il controllo delle varie operazioni e della sicurezza sul lavoro.

Ma come funziona questa nuova app? La soluzione si configura come un’app nativa per smartphone Android e centrale operativa web raggiungibile da pc o tablet e consente al responsabile di cantiere di creare dei gruppi sulla base delle mansioni, in modo da poter comunicare con tutti, con una squadra specifica o con una sola persona. Con un unico messaggio vocale possono venire avvisati tutti i componenti della stessa squadra. È sufficiente selezionare il gruppo da contattare, registrare il messaggio vocale che viene immediatamente inviato ai destinatari e cominciare ad interagire con loro una volta ascoltato il messaggio. La possibilità di inviare anche fotografie scattate direttamente con il dispositivo supporta e documenta visivamente il dialogo. L’esperienza di utilizzo è identica ad un walkie talkie, infatti è disponibile anche la modalità one-to-one fra i singoli utenti che compongono il team di lavoro.

Tramite YouTalkie la ricezione e la riproduzione del messaggio risulta immediata ed avviene mediante il vivavoce del dispositivo: qualora il messaggio non venga sentito o ben compreso, esso potrà essere riascoltato immediatamente. Al momento della risposta la comunicazione viene attivata con tutti i destinatari del messaggio. È anche possibile cercare un vecchio messaggio, sia ricevuto sia inviato. YouTalkie è particolarmente efficace in situazioni di emergenza grazie all’attivazione della funzione “Uomo a terra”, in grado di controllare, complici i sensori del dispositivo, che il suo proprietario non rimanga immobile troppo a lungo. L’assenza di movimento per un periodo troppo lungo innesca il meccanismo di conferma, ovvero il dispositivo suona fino a quando non viene confermata la presenza entro un tempo prestabilito. In caso contrario l’applicazione invierà l’allarme a tutti gli altri utenti del sistema.

Per maggiori info clicca qui.

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Nuovo Conto Termico 2016, il decreto verso l’approvazione definitiva

Nuovo Conto Termico 2016, il decreto verso l’approvazione definitiva

Il serrato  confronto tecnico tra Regioni, ANCI e Ministero dello sviluppo economico su alcune modifiche relative al testo del decreto sul Nuovo Conto Termico 2016, richieste dagli enti locali e territoriali sembra in via di soluzione.

Il prossimo 20 gennaio è convocata infatti la Conferenza Unificata per il via libero definitivo al provvedimento.

Le integrazioni introdotte dovrebbero permettere che lo schema di decreto acquisisca l’intesa  in Conferenza Unificata il prossimo 20 gennaio e conseguentemente si avvicini il varo definitivo del provvedimento.

Esse riguardano per lo più le modalità di finanziamento degli interventi che verranno proposti da enti pubblici ed in particolare:

1. il valore della comunicazione formale del GSE dell’avvenuta prenotazione dell’incentivo a favore delle Amministrazioni, che costituirà  titolo per l’iscrizione  a bilancio  e l’impegno delle somme, per permettere  l’avvio delle procedure di gara;

2. l’introduzione di tempi certi per l’erogazione degli incentivi, cui dovrà adeguarsi il GSE;

3. l’estensione dei benefici nelle modalità e nella misura prevista per gli enti pubblici  alle Cooperative Sociali.

I correttivi introdotti renderanno certamente più semplice la fruizione del decreto da parte delle amministrazioni pubbliche che fino ad oggi in misura estremamente ridotta sono riuscite ad attivare interventi fruendo del Conto Termico.

Per ulteriori informazioni sulla tipologia di interventi incentivabili, sulle procedure da seguire per la richiesta dei finanziamenti e sulle semplificazioni introdotte, si rimanda all’approfondimento dell’ing. Raffaele Pepe, pubblicato su queste pagine.

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Applicazioni e incentivi del conto termico

Adele D’Erchia , Antonio Mauro, Orazio Notarfrancesco, Massimo Scuderi , 2013, Maggioli Editore

Il Decreto 28/12/2012, detto “Conto Termico”, disciplina l’incentivazione degli interventi di piccole dimensioni per l’incremento dell’efficienza energetica e di produzione di energia termica da fonti rinnovabili tramite l’erogazione di contributi pluriennali da parte del GSE.
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Amianto: come gestire le procedure di rimozione e bonifica?

Amianto

Lo scorso 22 dicembre è stato approvato dal Parlamento il Collegato Ambientale alla Legge di Stabilità, ovverosia il Disegno di Legge n. 2093-B recante “Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali”. Al suo interno tra le varie materie prende alloggio anche un tema delicato come quello dell’amianto.

L’articolo 56 del Collegato istituisce un credito d’imposta per gli anni 2017-2019 (nel limite di spesa di 5,7 milioni di euro per ciascuno degli anni considerati), per le imprese che effettuano nell’anno 2016 interventi (di importo unitario non inferiore a 20mila euro) di bonifica dall’amianto su beni e strutture produttive. Al fine di promuovere la realizzazione di interventi di bonifica di edifici pubblici contaminati da amianto, è prevista l’istituzione, presso il Ministero dell’Ambiente, del Fondo per la progettazione preliminare e definitiva degli interventi di bonifica di beni contaminati da amianto, con una dotazione finanziaria di 17,5 milioni di euro per il triennio 2016-2018.

Per approfondire con cognizione di causa il tema della rimozione dell’amianto abbiamo intervistato l’Ing. Maria Cristina Di Cosimo, esperta in consulenza tecnica in campo ambientale per enti pubblici e società private ed autrice del nuovo e-book targato Maggioli Editore intitolato Amianto: guida pratica per la gestione dei manufatti. Ecco cosa è emerso dal dialogo.

Marco Brezza: Gli edifici pubblici e privati contenenti amianto, si afferma nell’ultimo dossier redatto da Legambiente, sarebbero più di 188mila cui vanno aggiunti i 6913 siti industriali dislocati su tutto il territorio nazionale e altre strutture contenenti la pericolosa fibra. Cosa è cambiato in questi ultimi 20 anni nella complessiva strategia di sviluppo delle tecniche di bonifica e rimozione di amianto nel nostro Paese?
Ing. M.C. Di Cosimo: Da quando è stata emanata la prima norma in materia di amianto, si è passati dal ritenere comunque pericoloso il manufatto contenente amianto e, come tale da rimuovere, alla consapevolezza che non tutti i materiali devono essere rimossi, ma possono essere valutate altre strade. È la valutazione del rischio connessa alla presenza e all’eventuale manutenzione del manufatto a fare la differenza sulla scelta delle modalità e dei tempi di intervento.

M.B.: Lo strumento del credito di imposta al 50% per incentivare le procedure di rimozione e bonifica si configura, a suo parere, come un metodo efficace per migliorare la situazione in questo ambito? Quali altre strategie devono essere condotte in sinergia con quest’ultimo strumento per mettere in sicurezza le numerose strutture in Italia interessate dalla problematica?
Ing. Di Cosimo: Considero il credito d’imposta una misura di grande sensibilità da parte del Governo che intende dare la possibilità a chi non può più rimandare la rimozione dell’amianto a causa della necessità di un intervento di ristrutturazione o, magari anche solo di manutenzione straordinaria di edifici. È un buon incentivo a programmare tale attività e, a mio parere, a rilanciare il settore edilizio così tanto in sofferenza negli ultimi anni.

M.B.:  A quali figure professionali si rivolge l’e-book Amianto: Guida pratica per la gestione dei manufatti: può essere uno strumento idoneo a fornire informazioni di rilievo anche al cittadino comune?
Ing. Di Cosimo: L’obiettivo della “Guida pratica” è proprio quello di rivolgersi a tutti, a professionisti che operano nel settore, ad amministratori di condomini e proprietari di grandi edifici o anche per il privato cittadino. La guida è anche divisa per capitoli e può essere consultata anche per casi pratici tralasciando le parti che possono non interessare. Nell’arco di sette capitoli vengono affrontati in modo chiaro e pratico i diversi aspetti legati alla gestione di questo specifico materiale: dalla normativa di riferimento alle tecniche d’intervento, transitando per la valutazione del rischio, la pianificazione degli interventi e la gestione dei rifiuti contenti amianto.

M.B.: Nella prefazione all’e-book lei scrive “La presente guida (…) intende fornire informazioni utili e pratiche per affrontare la gestione dei materiali con presenza di amianto. Riteniamo, infatti, che, sebbene ci siano stati negli ultimi anni grandi progressi in ambito legale con l’emanazione di normative sempre più chiare e definite sulle prassi da seguire a tal fine, a volte il problema pratico e, anche permessualistico, della gestione dei materiali resta quando ci si trova ad affrontare un intervento di rimozione, demolizione, manutenzione o solo riparazione in presenza di materiali con fibre di amianto”. Mi può esplicitare il concetto di “problema pratico e, anche permessualistico” in relazione alla materia della rimozione amianto?
Ing. Di Cosimo: Affrontare la problematica, sebbene sia ormai nota alla maggior parte delle persone (non solo ai tecnici o agli operatori del settore) non è sempre facile e non sempre le metodologie di intervento, la modulistica da utilizzare o anche solo le richieste e gli adempimenti autorizzativi da parte degli Enti competenti sono le stesse in tutto il territorio nazionale. In più, ogni caso è diverso dall’altro anche solo come logistica. La guida intende fornire, per quanto possibile, informazioni sulle diverse strade da seguire per affrontare la problematica facendo riferimento soprattutto alla normativa nazionale. Risulta tuttavia fondamentale, a mio avviso, che i tecnici del settore o anche solo un soggetto interessato si confronti comunque con le ASL di riferimento senza avere il timore di incorrere in sanzioni. Aprire un confronto con gli Enti, in questo caso in particolare, aiuta ad affrontare e risolvere prima le piccole e grandi complessità, anche e soprattutto in merito alla sicurezza del cantiere e alle procedure autorizzative, che si possono incontrare nella programmazione prima e nell’esecuzione del lavoro poi.

copertina amianto Amianto: come gestire le procedure di rimozione e bonifica?

Amianto: Guida pratica per la gestione dei manufatti

M.C. Di Cosimo , 2015, Maggioli Editore

La presenza di amianto o di materiale contenente fibre di amianto sul territorio, a causa del massiccio impiego che ne è stato fatto nel secolo scorso, costituisce una problematica storica di particolare rilievo visto il prezzo che è stato pagato in termini di vite umane…

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Piano Casa Piemonte 2016 prorogato fino al 31 dicembre

Piano Casa Piemonte prorogato fino a dicembre 2016

La giunta regionale del Piemonte ha prorogato di un altro anno, fino al 31 dicembre 2016, le misure premianti di ampliamento edilizio rientranti nel Piano Casa (legge regionale n. 20 del 2009), purché tali interventi siano accompagnati o da miglioramento sismico o da miglioramento energetico.

Limitatamente a quest’ultimo punto si intende la realizzazione di interventi sul fabbricato o sui sistemi tecnici dell’edificio pre-esistente che comportino il miglioramento del parametro EPgl,nren (indice di prestazione energetica globale non rinnovabile) secondo percentuali differenti in base alla classe energetica di appartenenza di partenza, secondo quanto stabilito dai nuovi decreti di efficienza energetica per le costruzioni.

CLASSE ENERGETICA EDIFICIO % DI MIGLIORAMENTO
A4 0%
A3 0%
A2 0%
A1 0%
B 5%
C 10%
D 15%
E 20%
F 25%
G 30%

Il soddisfacimento dei requisiti è dimostrato nel progetto allegato alla richiesta del titolo abilitativo mediante i relativi elaborati tecnici; in particolare, il miglioramento energetico è dimostrato nella relazione citata all’art. 8, comma 1 del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192 sull’attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell’edilizia.

13141 Piano Casa Piemonte 2016 prorogato fino al 31 dicembre

Progettare e riqualificare per l’efficienza energetica

F. Russo, G. Messina, J. Gorgone , 2015, Maggioli Editore

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INAIL, Bando ISI 2015: i requisiti da rispettare per partecipare

Bando ISI 2015 INAIL

Il Bando ISI 2015 è un importante iniziativa dell’INAIL che permette alle imprese di ottenere un contributo a fondo perduto fino a € 130.000,00 per progetti di miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori.

In questo articolo andremo a vedere in dettaglio chi può effettivamente partecipare e quali sono i requisiti che è necessario rispettare.

1. Possono richiedere il contributo INAIL tutte le imprese, anche individuali, che hanno sede sul territorio nazionale e sono iscritte presso la Camera di Commercio di competenza.

2. Le imprese devono essere nel pieno e libero esercizio dei propri diritti, pertanto non devono essere soggette a qualsiasi forma di procedura concorsuale e né di liquidazione volontaria.

3. I beneficiari devono avere un DURC (Documento di regolarità contributiva) regolare.

4. Non è possibile richiedere o ottenere altri contributi pubblici sul progetto oggetto di domanda sul bando ISI INAIL, ad esclusione del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese (legge 23 dicembre 1992 n. 662) e gli interventi gestiti da ISMEA (D.Lgs 29 marzo 2004 n. 102).

5. E’ obbligatorio il rispetto delle condizioni imposte dal regolamento de minimis, in termini di soglie massime di contributi pubblici concedibili per ciascun settore. A tal proposito si rimanda al Regolamento UE n. 1407/2013, n. 1408/2013 e n. 717/2014. In caso di superamento del massimale, l’impresa partecipante non perde solo l’importo in eccedenza ma l’intero importo del contributo.

6. NON possono partecipare le imprese che hanno ottenuto il contributo sui precedenti bandi INAIL (ISI 2012,2013 e 2014) e sul bando FIPIT 2014.

Tutti i requisiti sopra esposti devono essere rispettati dalle imprese non soltanto in sede di presentazione della domanda ma anche successivamente, sino all’erogazione del contributo spettante. Oltre ai requisiti di ammissibilità, il bando precisa anche gli obblighi delle imprese in termini di:
variazioni di sede: ogni variazione di sede deve essere comunicata tempestivamente all’Inail;
conservazione documenti: tutta la documentazione inerente la domanda deve essere conservata per 5 anni successivi all’erogazione del contributo;
alienazione, cessione, distrazione: i beni acquistati grazie al contributo Inail non possono essere alienati, ceduti o distratti prima dei 2 anni successivi all’erogazione completa (eventuale acconto + saldo) del contributo;
cessioni d’azienda: in caso di cessioni d’azienda, tutte le obbligazioni derivanti dall’ammissione della domanda devono essere trasferite al soggetto subentrante, dando tempestiva comunicazione all’INAIL;
conto corrente: tutte le operazioni finanziarie relative alla domanda di contributo devono essere tracciabili ed avvenire sul conto corrente indicato in sede di partecipazione.

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ISOLCONFORT: certificazione EPD per i suoi prodotti

In Italia si sente parlare molto di edilizia sostenibile e prodotti attenti all’impatto ambientale, ma l’offerta non sempre garantisce la risposta “green” attesa dal mercato. Infatti oggi i progettisti e prescrittori hanno a disposizione un ventaglio di soluzioni di prodotto molto ampio che però spesso abusa del concetto di etica e di attenzione all’ambiente, senza comprovarne la veridicità.

Isolconfort® si è chiesta se si potesse certificare questo concetto e la risposta è “sì”! Per questo ha fornito al mercato due prodotti totalmente “green” con certificazione EPD: i pannelli ECO-POR® G031 ed ECO-ESPANSO® 100. Isolconfort® è un’azienda leader nel settore degli isolanti per l’edilizia che ha intrapreso da anni un percorso di verifica volontaria sia sul processo industriale sia sui suoi prodotti, a conferma della serietà d’intenti nell’attuazione del processo Green Building Insulation. Green Building Insulation nasce dalla volontà di Isolconfort® di creare prodotti, non solo tecnologicamente avanzati, ma anche rispettosi dell’ambiente e rispondenti ad ogni richiesta di capitolato che richieda una chiara e reale attinenza dei prodotti ai protocolli costruttivi green, a basso impatto ambientale, oltreché fornire altissime performance di risparmio energetico (protocollo LEED).

A tal proposito Isolconfort® ha studiato e produce i pannelli ecologici ad alte prestazioni ECO-POR® G031 ed ECO-ESPANSO® 100 certificati EPD, in grado di rispondere pienamente alle richieste delle Certificazioni Ambientali; infatti le materie prime utilizzate sono rinnovabili, non contengono sostanze riconosciute nocive per la salute dell’uomo e dell’ambiente, sono prive di radioattività e rispettano i ritmi naturali delle risorse rigenerabili. Per questo ECO-POR® G031 ed ECO-ESPANSO® 100 sono gli unici pannelli isolanti con certificazione EPD disponibili sul mercato italiano.

ECOPOR G031 ISOLCONFORT: certificazione EPD per i suoi prodotti

ECOPOR-G031

L’analisi e i controlli per lo studio del LCA (Lyfe Cycle Assestement), effettuati sul processo produttivo di Isolconfort®, hanno confermato il bassissimo impatto ambientale di ECO-POR G031 ed ECO-ESPANSO® 100 e l’idoneità del loro utilizzo nelle costruzioni ad alta sostenibilità ambientale: G.E.R. 160 MJ/mq e G.W.P. 6,5 kg CO2/mq.

ECO ESPANSO100 ISOLCONFORT: certificazione EPD per i suoi prodotti

ECO-ESPANSO100

 

ECO-POR® G031 e ECO-ESPANSO® 100. Realizzato con Neopor® di BASF ed ECO-ESPANSO® 100, sono gli unici pannelli in EPS che in Italia hanno ottenuto la certificazione ambientale EPD, indispensabile per soddisfare ogni capitolato dove è richiesta una certificazione ambientale certa e garantita. Garantiscono costanza prestazionale nel tempo, e stabilità dimensionale. Sono realizzati con un processo produttivo controllato in tutte le sue fasi e sono in possesso di marcatura CE e dichiarazione di prestazione in rispondenza dei requisiti delle norme UNI EN 13163 e UNI EN13499 ETICS.

Campi di Applicazione. I pannelli “green” ECO-POR G031 ed ECO-ESPANSO® 100 di Isolconfort®, sono ideali per qualsiasi tipo di applicazione, in particolare per l’isolamento in facciata ventilata e per isolamento a cappotto (struttura in laterizio porizzato, muratura in laterizio forato; muratura in mattoni pieni; struttura in legno), isolamento in intercapedine (muratura in doppio tavolato e muratura con mattoni faccia a vista) e isolamento in controplaccaggio (muratura in laterizio porizzato, struttura prefabbricata e muratura in doppio tavolato).

www.isolconfort.it

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Sicurezza: cosa cambia nel Testo Unico dopo il Jobs Act (la circolare del CNI)

Sicurezza (circolare CNI):

Il Jobs Act ha apportato importanti modifiche al Testo Unico in materia di sicurezza e salute nell’ambiente di lavoro (d.lgs. 81/2008): il sistema di provvedimenti che cambiano il mondo del lavoro in Italia è entrato in vigore nello scorso mese di settembre attraverso una serie di decreti attuativi. In particolare, il d.lgs. 14 settembre 2015, n. 151, recante rubrica “Disposizioni di razionalizzazione e semplificazione delle procedure e degli adempimenti a carico di cittadini e imprese e altre disposizioni in materia di rapporto di lavoro e pari opportunità, in attuazione della legge 10 dicembre 2014, n. 183″ ha apportato numerosi e puntuali cambiamenti ad alcuni importanti articoli del testo di riferimento in materia di sicurezza nel nostro paese.

L’analisi di quello che è cambiato riemerge ora nel dibattito grazie ad una fresca circolare del CNI (circ. 12 gennaio, n. 649, denominata “Le modifiche apportate dal d.lgs 151/2015 al Testo Unico sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro d.lgs. 81/2008″), la quale enuclea e delinea in maniera analitica i cambiamenti intercorsi con il decreto attuativo del Jobs Act. Ecco un sintetico elenco delle modifiche analizzate dal CNI nella sua delibera-guida.

Abolizione dell’obbligo del registro
A decorrere dal 23 dicembre 2015, stop all’obbligo di tenuta del registro infortuni. Pertanto da tale data le imprese non sono più tenute a compilare e conservare tale registro.

Cantieri temporanei o mobili
Viene introdotto il comma che prevede che il titolo IV Capo 1 non si applica ai lavori relativi a impianti elettrici, reti informatiche, gas, acqua, condizionamento e riscaldamento che non comportino lavori edili o di ingegneria civile riportati nell’allegato X.

Sanzioni
Cambia anche l’impianto sanzionatorio del d.lgs. 81/2008, che si arricchisce di nuove previsioni.  Vengono infatti individuate una serie di disposizioni la cui violazione determina il raddoppio dell’importo della sanzione, qualora la violazione si riferisca a più di cinque lavoratori od una triplicazione dell’importo, qualora la violazione si riferisca a più di dieci lavoratori.

Le violazioni che verranno punite con un aumento dell’importo sono:
– mancato invio dei lavoratori alla visita medica periodica e mancata richiesta al medico competente dell’osservanza degli obblighi previsti a suo carico ( ammenda da 2.000 a 4.000 euro)
– mancata o inadeguata formazione del lavoratore in materia di salute e sicurezza (ammenda da 1.200 a 5.200 euro);
– mancata o inadeguata formazione dei dirigenti e dei preposti in materia di salute e sicurezza sul lavoro (ammenda da 1.200 a 5.200 euro);
– mancata o inadeguata formazione dei lavoratori incaricati dell’attività di prevenzione incendi e lotta antincendio, di evacuazione dei luoghi di lavoro in caso di pericolo grave ed immediato, di salvataggio, di primo soccorso e di gestione dell’emergenza (ammenda da 1.200 a 5.200 euro);
– mancata od insufficiente formazione del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (ammenda da 1.200 a 5.200 euro).

Interpelli
Anche le Regioni e le Province autonome possono ora inoltrare alla Commissione Interpelli quesiti generali riguardanti la salute e sicurezza sul lavoro.

Oggetto della valutazione dei rischi
Viene modificato l’art. 28 del Testo Unico in materia di sicurezza, con l’introduzione del nuovo comma 3: “Ai fini della valutazione di cui al comma 1, l’INAIL, anche in collaborazione con le aziende sanitarie locali per il tramite del Coordinamento Tecnico delle Regioni (…) rende disponibili al datore di lavoro strumenti tecnici e specialistici per la riduzione dei livelli di rischio. L’INAIL e le aziende sanitarie locali svolgono la predetta attività con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente”.

Requisiti professionali del coordinatore per la sicurezza
Tramite le modifiche apportate diventa ora possibile seguire online il corso di formazione per coordinatore della sicurezza, per la sola parte relativa al modulo giuridico di 28 ore e i corsi di aggiornamento.

8891613158 Sicurezza: cosa cambia nel Testo Unico dopo il Jobs Act (la circolare del CNI)

I costi della sicurezza in edilizia

Bassi Andrea , 2015, Maggioli Editore

Il presente volume contiene una serie di elementi metodologici operativi relativi alla stima dei costi della sicurezza, proposti sulla base di quanto disposto al punto 4 dell’Allegato XV del d.lgs.81/2008, per la redazione di “stime” congrue e analitiche per voci singole. Il…

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Gestione adempimenti salute e sicurezza dei lavoratori

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Il Software Gestione adempimenti salute e sicurezza dei lavoratori è stato progettato per risolvere le esigenze delle imprese in merito alla gestione (pianificazione, archiviazione e rendicontazione) delle attività sicuristiche legate alle risorse umane.
La soluzione…

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Responsabilità bonifica amianto, su chi ricade?

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In tema di inquinamento vale il principio “chi inquina paga” a condizione, ovviamente, che si dimostri che l’inquinamento sia stato provocato dal precedente proprietario o gestore. Per l’amianto il discorso è differente, in quanto la continua sorveglianza imposta dalla legge e il fatto che l’amianto divenga pericoloso per l’ambiente e la salute solo a certe condizioni consentono di scindere le responsabilità bonifica amianto e obbligano passivamente il soggetto che detiene il bene nel momento in cui si verificano le condizioni per l’applicazione della normativa speciale.

L’allegato 2 “Valutazione del rischio” al D.M. 6/9/1994 dice espressamente che “La presenza di materiali contenenti amianto in un edificio non comporta di per sé un pericolo per la salute degli occupanti. Se il materiale è in buone condizioni e non viene manomesso, è estremamente improbabile che esista un pericolo apprezzabile di rilascio di fibre di amianto”.

Domanda: nel caso di inquinamento da amianto proveniente da beni in regime fallimentare, chi deve provvedere alla rimozione dei pannelli contenenti amianto e alla bonifica dei luoghi: il precedente proprietario oppure il curatore fallimentare?
“Il curatore non è né successore né rappresentante del proprietario dei beni ma assume semplicemente la legittimazione a liquidarli nell’interesse dei creditori; non è soggetto agli obblighi dell’imprenditore fallito”.

Anche la responsabilità bonifica amianto non può essere attribuita al curatore: non può essere responsabile del comportamento del precedente proprietario.

È quanto ha asserito il curatore fallimentare quando si è visto notificare l’ordinanza sindacale per la rimozione e la bonifica di coperture in materiale contenente amianto.

Il curatore afferma inoltre che gli obblighi di bonifica hanno causa precedente alla dichiarazione di fallimento e quindi insiste per l’annullamento dell’atto impugnato e per la sospensione della sua efficacia.
La sorveglianza sui manufatti in amianto (tettoie, coperture, etc.) o contenenti amianto (tubature, etc.) va svolta di continuo, non potendosi mai escludere del tutto che nel corso del tempo i fenomeni atmosferici e naturali, rendano pericolosi per la salute pubblica manufatti che fino a quel momento potevano definirsi sicuri ai sensi della L. n. 257/1992.

Per cui non è decisivo il richiamo alle massime giurisprudenziali secondo cui la curatela non subentra negli obblighi più strettamente correlati alla responsabilità bonifica amianto dell’imprenditore fallito, e ciò in quanto nella specie si è in presenza di un obbligo proprio del detentore attuale del bene.
D’altra parte la comprensibile esigenza del curatore fallimentare di preservare al massimo le ragioni dei creditori ammessi alla procedura va contemperata con interessi pubblici di rango superiore quale la tutela della salute (T.A.R. Marche n. 467 del 2015).

Ndr. La presenza di amianto sul territorio incarna una problematica storica di particolare rilievo anche in Italia. L’impiego massiccio che si è fatto di questo materiale nel secolo scorso ha causato un alto numero di patologie e purtroppo anche di morti. Leggi anche Amianto: i consigli per la corretta rimozione e gestione dei manufatti.

copertina amianto Responsabilità bonifica amianto, su chi ricade?

Amianto: Guida pratica per la gestione dei manufatti

M.C. Di Cosimo , 2015, Maggioli Editore

La presenza di amianto o di materiale contenente fibre di amianto sul territorio, a causa del massiccio impiego che ne è stato fatto nel secolo scorso, costituisce una problematica storica di particolare rilievo visto il prezzo che è stato pagato in termini di vite umane…

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Tecnologie digitali di stampa 3D: l’applicazione in edilizia

Fig. 3. Parete verticale realizzata nel 2014 con la stampante 3D BigDelta WASP in occasione dell’evento Maker Faire di Roma (foto per gentile concessione di Wasproject)

Ricondurre alla scala architettonica le più aggiornate tecnologie digitali introduce un palinsesto di nuovi scenari progettuali: le tecnologie digitali di stampa 3D [nota 1] rappresentan, per esempio, un ambito di sperimentazione le cui ricadute potrebbero comportare un passaggio al digitale di gran parte del processo di messa in opera dei sistemi costruttivi, con particolare riferimento alla componentistica degli edifici.

Attualmente l’ambito applicativo delle tecnologie digitali di stampa 3D ha definito – sulla base di modelli matematici avanzati – la possibilità di impiegare le forme libere in architettura [nota 2]. Nel 2008 a Londra si è realizzato con questa morfologia il primo prototipo [nota 3] di dimensione paragonabile a quella di un’opera edilizia, costituito da un materiale composito biocompatibile le cui caratteristiche sono associabili a quelle della pietra dolomia. Il sistema sviluppato è in fase di ulteriore studio per l’ottimizzazione tecnica di alcune sezioni critiche negli elementi di chiusura verticale, all’interno dei quali sarà previsto l’inserimento di componenti di irrigidimento strutturale.

 

Fig1ok Tecnologie digitali di stampa 3D: lapplicazione in edilizia

Fig. 1. La stampante D-Shape: una struttura in alluminio composta da 4 colonne che sollevano, a passi di 5 millimetri, un piano che sostiene un dispositivo spandi sabbia e una testa di stampa di legante. L’attuale velocità di stampa è di circa 50 mm all’ora, con una risoluzione di 6 dpi (foto per gentile concessione di Enrico Dini)

Esistono ulteriori esempi [nota 4] – ancora in corso di affinamento in previsione di un’applicazione futura nell’ambito delle abitazioni sostenibili a basso impatto ambientale e a costi contenuti – basati sul funzionamento delle stampanti tridimensionali e composti da un estrusore regolato per depositare strati sovrapposti di un impasto di argilla, sabbia e fibre che, una volta indurito, definisce la struttura della costruzione.

 

Fig2 Tecnologie digitali di stampa 3D: lapplicazione in edilizia

Fig. 2. Radiolaria, una struttura monolitica a forme libere disegnata dall’architetto Andrea Morgante – Shiro Studio – e stampata in 3D nel 2008 a Londra in collaborazione con Dinitech (foto per gentile concessione di Shiro Studio)

La ricerca ha inoltre dimostrato la possibilità di stampare in 3D edifici multipiano [nota 5], assemblati in opera, formati da layer di una miscela di scarti di lavorazioni di cantiere – tra cui acciaio e fibra di vetro – su una base di cemento ad asciugatura rapida e specifici agenti di indurimento.

 

Fig3 Tecnologie digitali di stampa 3D: lapplicazione in edilizia

Fig. 3. Parete verticale realizzata nel 2014 con la stampante 3D BigDelta WASP in occasione dell’evento Maker Faire di Roma (foto per gentile concessione di Wasproject)

Da quanto emerso, si ritiene che i caratteri della Smart City [nota 6] possano trovare una declinazione nelle tecniche fino ad ora accennate che allo stato attuale sono solo – benché efficientemente – applicate alle filiere del design e allo sviluppo del prodotto industriale. Le strategie di intervento potranno considerare come punti di forza la velocità di esecuzione degli elementi tecnologici costituenti gli edifici, il contenimento dei costi e l’impiego di materiali alternativi, formulati in modo da sostenere il cambio di scala atteso del prodotto finale ovvero dall’oggetto di design al progetto di architettura.

 

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Fig. 4. Estrusore della stampante BigDelta WASP, calibrato per depositare strati sovrapposti di un impasto a base di argilla che, una volta indurito, costituisce la struttura dell’edificio (foto per gentile concessione di Wasproject)

 

L’articolo è della Dott.ssa Sara Codarin, del Centro Ricerche Architettura>Energia, Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Ferrara. La versione completa di questo testo verrà pubblicato sul numero 1-2/2016 di L’Ufficio Tecnico, di prossima uscita.

Per conoscere una realtà interessante in ambito di stampa 3D scopri i servizi forniti da Maggioli3D, un viaggio alla scoperta delle modalità più interessanti per realizzare concretamente le proprie idee.


Note
[1] La tecnologia di stampa 3D viene definita dalla possibilità di creare oggetti tridimensionali a partire dal dato digitale, tramite un processo additivo (strati sovrapposti). La modellazione virtuale è ottenuta da sistemi CAD o dal rilievo con scanner 3D che restituiscono le coordinate spaziali dell’oggetto. La prima stampante 3D è stata brevettata presso i laboratori di ricerca del MIT nel 1952. Attualmente il cosiddetto “artigianato digitale” è diffuso a scala globale. Si veda: www.innovazioneresponsabile.it/sites/default/files/20110910sabato/1-LItalia-degli-innovatori/slide/Enrico_dini.pdf (online: 10/08/2015).

[2] L’ideatore della stampa tridimensionale di prototipi a forme libere è Enrico Dini, ingegnere italiano fondatore dell’azienda Dinitech e inventore di D-Shape, una stampante 3D che impiega un impasto biocompatibile di sabbia e fibre per creare oggetti dalle caratteristiche chimico-fisiche riconducibili a quelle delle rocce sedimentarie.

[3] L’architetto Andrea Morgante (Shiro Studio, Londra) ha collaborato con Dinitech per la realizzazione della struttura di Radiolaria, ispirata ai lineamenti di un organismo monocellulare. Si veda: www.shiro-studio.com/radiolaria.php (online: 15/08/2015).

[4] Si veda: www.wasproject.it/w/il-nuovo-estrusore-wasp-verso-la-realizzazione-del-sogno/ (online: 15/08/2015).

[5] Si veda: www.medaarch.com/2015/01/22541/ (online: 27/11/2015).

[6] Si veda: www.ambrosetti.eu/wp-content/uploads/SmartCities_ITA.pdf (online: 30/11/2015).

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