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Jobs Act Autonomi: modifiche peggiorative in arrivo in Cdm?

Jobs Act Autonomi

Prime polemiche sulle bozze del cosiddetto Jobs Act Autonomi, il disegno di legge che dovrebbe vedere la luce alla fine della prossima settimana in Consiglio dei ministri: affiorerebbero infatti delle modifiche rilevanti “in pejus” delle misure già definite negli scorsi mesi.

Il provvedimento, lo ricordiamo, è uno dei più attesi di questo 2016: si tratta di una misura fondamentale per rivedere e modificare un sistema normativo relativo a partite IVA e professionisti che mai come in questi tempi necessita di un importante ribaltamento di prospettive (ne parlavamo qui negli scorsi mesi). Nella bozza di statuto del lavoro autonomo (su cui il Governo sta lavorando) sarebbe infatti scomparsa la norma a tutela dei malati gravi e sarebbero stati fissati dei limiti per la deducibilità delle spese in formazione e orientamento. A denunciarlo sono le associazioni Acta, Alta partecipazione, Confassociazioni, Confprofessioni che hanno scatenato su Twitter la protesta “marchiata” con l’eloquente hashtag #Noncigarba.

Insomma le misure tanto sbandierate a tutela dei lavoratori autonomi (con i professionisti tecnici in prima fila nella categoria) parrebbero ridimensionate e non di poco. La totale deducibilità delle spese per la formazione e l’aggiornamento professionale, la tutela in caso di malattia grave, gli strumenti per difendersi dai ritardi nei pagamenti delle parcelle e l’aumento del periodo di congedo parentale sono alcuni dei cardini su cui poggia lo statuto dei lavoratori autonomi: rispetto al testo circolato ad ottobre, potrebbero essere inserite delle condizioni che limiterebbero la portata di alcune misure. Eccone un paio particolarmente importanti.
1. Il testo stabilisce la sospensione degli obblighi previdenziali e fiscali durante il periodo della malattia, per un massimo di venti mesi. Secondo le associazioni, rispetto alla versione iniziale potrebbe essere cancellata la possibilità di equiparare alla degenza ospedaliera i periodi di malattia certificata conseguenti al trattamento di malattie oncologiche. Al momento è in atto il confronto e Palazzo Chigi potrebbe ancora confermare la copertura delle terapie oncologiche.
2. La bozza estende ai lavoratori autonomi le tutele contro i ritardi nei pagamenti. Tuttavia, anche in questo caso, le associazioni denunciano che, rispetto alla versione iniziale, si sia passati da 60 a 90 giorni per considerare il ritardo un abuso. Anche a tal riguardo il confronto è aperto, ma il Governo potrebbe confermare il limite a 60 giorni.

Leggi anche Jobs Act Autonomi: interessi di mora anche per i professionisti tecnici.

Per maggiori certezze in materia è tuttavia necessario attendere l’emissione della bozza finale del testo di legge nel prossimo Cdm che si riunirà (con tutta probabilità, come detto, settimana prossima).

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Bando ISI 2015: i termini per la presentazione delle domande all’INAIL

Bando ISI 2015

Il Bando ISI 2015 di INAIL concede un contributo a fondo perduto pari al 65% delle spese ammesse e sino ad un massimo di € 130.000,00. Per poter presentare la domanda è necessario iscriversi sul portale INAIL nella sezione dedicata al Bando e richiedere le relative credenziali di accesso (user e password).

Dal 1° marzo 2016, tutte le imprese in possesso delle credenziali di accesso potranno accedere alla piattaforma INAIL ed inserire la propria domanda. Si ricorda che le misure agevolabili sono complessivamente tre: investimento, modelli organizzativi e responsabilità sociale e bonifica amianto. L’utente dovrà quindi selezionare una delle opzioni indicate e procedere con la compilazione della domanda.

In fase di compilazione verranno richieste una serie di informazioni di carattere anagrafico, ad esempio:
– Ragione sociale e sede;
– Riferimenti di contatto (telefono e mail PEC);
– Dati di bilancio (fatturato e stato patrimoniale);
– Dati bancari;
– Dati legale rappresentante;
– Dati unità produttive.

Leggi anche l’articolo INAIL, Bando ISI 2015: i requisiti da rispettare per partecipare.

Completate tutte le informazioni di carattere anagrafico si passerà alla fase di compilazione dei dati di progetto, in questa fase verrà richiesto di indicare il costo dell’intervento, il contributo spettante, la descrizione dell’intervento e una serie di altre informazioni dipendenti dalla misura selezionata.

Una volta terminato l’inserimento di tutti i dati richiesti, il sistema calcola il relativo punteggio di progetto che dovrà essere pari o superiore a 120 punti per essere ammessi alla fase successiva.

La fase di compilazione delle domande sarà disponibile sulla piattaforma INAIL sino alle ore 18.00 del 5 maggio 2016, dopo questa data non sarà possibile né inserire nuove domande e né modificare le domande inserite.

Dal 12 maggio 2016 le imprese che hanno inserito la domanda nei tempi stabiliti dal bando e raggiunto il punteggio soglia richiesto, potranno accedere nuovamente alla piattaforma INAIL e scaricare il proprio codice identificativo.

Tale codice identificherà la domanda in maniera univoca e dovrà essere tramesso all’INAIL nelle modalità e tempistiche che verranno definite nei prossimi mesi dall’Ente, nell’allegato “Regole tecniche”. La graduatoria delle domande ammesse a seconda dell’ordine cronologico di invio verrà pubblicata sul sito INAIL entro 7 giorni dal Click Day.

Per maggiori info consulta il sito jpmservice.it.

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Approvato il nuovo Conto Termico: in anteprima il testo del decreto

Nuovo conto termico 2016

Il testo del decreto sul nuovo Conto Termico 2016 è stato approvato dalla Conferenza Unificata Stato-Regioni lo scorso 20 gennaio, così come anticipato dall’ing. Massimo Scuderi su queste pagine nei giorni scorsi.

Il nuovo decreto sugli incentivi presenta novità sia in termini di interventi finanziabili, ampliando la casistica di lavori per i quali richiedere il bonus, sia per quanto riguarda le pratiche di richiesta che vengono semplificate, come illustrato dall’ing. Raffaele Pepe in questo articolo tecnico.

Tra le novità forse di maggior rilievo del nuovo Conto Termico vi è anche l’inclusione tra i lavori ammessi ai finanziamenti di quelli indirizzati a trasformare edifici “tradizionali” in edifici nZEB, ossia a energia quasi zero, su cui proprio ieri il prof. Antonio D’Angola ha realizzato un accurato approfondimento.

SCARICA IN ANTEPRIMA il testo della bozza del decreto sul nuovo Conto Termico (testo approvato dalla Conferenza Unificata Stato Regioni il 20 gennaio 2016 e non ancora in vigore).

SCARICA IN ANTEPRIMA la relazione tecnica di accompagnamento al decreto 2016 sul Conto incentivo per le rinnovabili termiche

Ricordiamo che i fondi previsti ammontano complessivamente a 900 milioni di euro di cui 700 destinati ai provati e 200 alle pubbliche amministrazioni. Il nuovo decreto sul Conto Termico 2016 andrà a sostituire il vecchio decreto ministeriale 28 dicembre 2012 attualmente in vigore.

Nel nuovo decreto, la percentuale di incentivo è rimasta pari al 40% dell’investimento per la maggior parte degli interventi. Nel caso di interventi di isolamento termico nelle zone climatiche E/F l’incentivo è pari al 50%, inoltre se l’isolamento è accompagnato dall’installazione di un nuovo impianto di climatizzazione invernale è previsto un incentivo del 55% dell’investimento per entrambi gli interventi.

Leggi la lista degli interventi agevolabili e le semplificazioni intervenute.

 

 

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Certificato di agibilità, chi lo rilascia e cosa si deve allegare alla domanda

Certificato di agibilità, chi lo rilascia e cosa si deve allegare alla domanda

Il certificato di agibilità, previsto dall’articolo 24 del Testo Unico dell’Edilizia (DPR 380/2001) “attesta la sussistenza delle condizioni di sicurezza, igiene, salubrità, risparmio energetico degli edifici e degli impianti negli stessi installati, valutate secondo quanto dispone la normativa vigente” (per approfondire potresti volere leggere quali sono i requisiti igienico-sanitari degli ambienti residenziali).

Ma qual è l’iter per l’ottenimento del documento? Chi lo rilascia e quali sono gli allegati da presentare insieme alla domanda per ottenere il certificato di agibilità? Abbiamo chiesto tutte queste domande all’ing. Nicola Mordà, autore con Antonio Pallone e Paola Boati, del manuale sulla sicurezza e la gestione tecnica del condominio.

La richiesta per il rilascio del certificato di agibilità, ci spiega l’ing. Mordà, deve essere presentata entro 15 dall’ultimazione dei lavori di finitura dell’intervento (art. 25, comma 1, DPR n. 380/2001) dal soggetto titolare del titolo abilitativo (o i loro successori o aventi causa).

Il certificato di agibilità viene rilasciato dal dirigente o dal responsabile del competente ufficio comunale con riferimento ai seguenti interventi:

– nuove costruzioni;

– ricostruzioni o sopraelevazioni totali o parziali;

– interventi sugli edifici esistenti che possano influire sulle condizioni di sicurezza, igiene, salubrità, risparmio energetico degli edifici e degli impianti negli stessi installati.

Alla domanda per il rilascio del certificato di agibilità deve essere allegata copia della dichiarazione presentata per la iscrizione in catasto, redatta in conformità alle disposizioni dell’art. 6 del regio decreto legge 13 aprile 1939, n. 652.

Il certificato di agibilità può essere richiesto anche:

a) per singoli edifici o singole porzioni della costruzione, purché funzionalmente autonomi, qualora siano state realizzate e collaudate le opere di urbanizzazione primaria relative all’intero intervento edilizio e siano state completate e collaudate le parti strutturali connesse, nonché collaudati e certificati gli impianti relativi alle parti comuni;

b) per singole unità immobiliari, purché siano completate e collaudate le opere strutturali connesse, siano certificati gli impianti e siano completate le parti comuni e le opere di urbanizzazione primaria dichiarate funzionali rispetto all’edificio oggetto di agibilità parziale.

La documentazione da allegare alla domanda è prescritta all’art. 25 del DPR 380/2001 che si riporta integralmente.

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Illuminazione pubblica nel Collegato ambientale: segui le regole

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Per limitare i consumi di energia nell’ illuminazione pubblica, ci sono obblighi stringenti per le Pubbliche Amministrazioni, e i professionisti che lavorano con loro, all’interno della legge 221/2015 sulla Green economy e gli Appalti verdi, legge meglio nota con il nome di Collegato ambientale.

La norma ha lo scopo principale di agevolare il ricorso agli appalti verdi e l’applicazione di criteri ambientali minimi nei contratti pubblici. Questo vale per il 100% degli acquisti di beni e servizi che impattano sui comuni energetici e le emissioni di CO2 (come attrezzature elettroniche, servizi energetici e appunto lampade per l’ illuminazione pubblica).

Gli articoli 18 e 19 della Legge impongono la realizzazione del Piano d’azione per la sostenibilità dei consumi nel settore della Pubblica Amministrazione, con riferimento al decreto del Ministro dell’ambiente dell’11 aprile 2008 rimasto in buona parte inattuato.

In particolare, s’impone la previsione negli atti di gara l’applicazione delle specifiche tecniche e delle clausole contrattuali contenute nei decreti attuattivi, relativi alle categorie di forniture e affidamenti:
– acquisto di lampade a scarica ad alta intensità, di alimentatori elettronici e di moduli a Led per l’illuminazione pubblica, acquisto di apparecchi di illuminazione per illuminazione pubblica e affidamento del servizio di progettazione di impianti di illuminazione pubblica (norma di riferimento: Decreto Ministero Ambiante 23 dicembre 2013);

– attrezzature elettriche ed elettroniche d’ufficio, come personal computer, stampanti, apparecchi multifunzione e fotocopiatrici (Decreto Ministero Ambiante 13 dicembre 2013)

– servizi energetici per gli edifici: servizio di illuminazione e forza motrice, servizio di riscaldamento e raffrescamento degli edifici (Decreto Ministero Ambiante 7 marzo 2012).

Le regole imposte per l’ illuminazione pubblica sono in un nuovo articolo (68 bis) nel Codice vigente, dedicato proprio agli appalti di servizi e forniture.

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Bonus 30% ristrutturazione alberghi: come fare per utilizzarlo?

Bonus 30% ristrutturazione alberghi

Mediante un provvedimento emanato lo scorso 14 gennaio (Provv. n. 6743/2016, recante rubrica “Modalità e termini di fruizione del credito d’imposta di cui all’articolo 10…”), l’Agenzia delle Entrate ha stabilito termine e modalità di fruizione del credito d’imposta riconosciuto alle imprese alberghiere esistenti alla data del 1° gennaio 2012 in relazione alle ristrutturazioni edilizie.

Il credito è utilizzabile solo attraverso i canali telematici dell’Agenzia delle Entrate ed è soggetto ai controlli dell’Amministrazione Finanziaria. Queste le due caratteristiche principali del credito d’imposta di cui all’art. 10 d. l. 83/2014, concesso a favore delle imprese alberghiere esistenti alla data del 1° gennaio 2012.

“Il credito d’imposta di cui all’articolo 10, del decreto-legge 31 maggio 2014, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2014, n. 106, – si legge nel primo paragrafo – concesso a favore delle imprese alberghiere esistenti alla data del 1° gennaio 2012, è utilizzabile in compensazione con le modalità di cui all’articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, presentando il modello F24 esclusivamente attraverso i servizi telematici messi a disposizione dall’Agenzia delle entrate, pena il rifiuto dell’operazione di versamento”.

Il credito ammonta al 30% delle spese sostenute per ristrutturazioni edilizie, ovverosia interventi di manutenzione straordinaria, interventi di restauro e di risanamento conservativo, interventi di ristrutturazione edilizia, fino ad un massimo di 200mila, ed è disciplinato nel dettaglio dal Decreto Interministeriale 7 maggio 2015.

Tale decreto ha demandato all’Agenzia delle Entrate il compito di stabilire le modalità e i termini della fruizione del credito in questione. Il provvedimento appena emesso dall’Agenzia definisce le modalità stabilite:
1. Il credito potrà essere utilizzato in compensazione presentando il modello F24 esclusivamente attraverso i servizi telematici messi a disposizione dall’Agenzia delle Entrate, pena il rifiuto dell’operazione di versamento;
2. Controlli automatizzati verificheranno, per ciascun modello F24 ricevuto, che l’importo del credito d’imposta utilizzato non risulti superiore all’ammontare del beneficio complessivamente concesso, al netto dell’agevolazione fruita attraverso i modelli F24 già presentati. Nel caso in cui l’importo del credito utilizzato risulti superiore al beneficio residuo, il relativo modello F24 verrà scartato e i pagamenti ivi contenuti si considerano non effettuati.
3. Verrà istituito un apposito codice tributo per la fruizione del credito d’imposta da indicare nel modello F24.

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Posa pavimenti e rivestimenti, tutte le soluzioni che ti servono

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I sottofondi e gli adesivi per la posa pavimenti e rivestimenti costituiscono oggi un nodo fondamentale per la buona riuscita della realizzazione delle lavorazioni di finitura di un intervento edilizio. A seconda delle caratteristiche dell’intervento e della tipologia di ambiente in cui andranno inseriti sono presenti oggi differenti prodotti e sistemi. La gamma proposta da Fornaci Calce Grigolin, prevede soluzioni con vari prodotti che variano dai sottofondi alleggeriti ai massetti, dagli isolanti termoacustici ai sistemi impermeabilizzanti, agli adesivi fino agli stucchi per le fughe.

Le Soluzioni. Sottofondi alleggeriti e isolanti termo-acustici, massetti per il sottofondo e soluzioni per l’impermeabilizzazione, adesivi per piastrelle ed elevata resa estetica degli stucchi, caratterizzano i punti di forza dei prodotti Grigolin, raggruppati in 4 linee accomunate dall’elevata qualità.

La linea BaseForte. Alleggeriti, termoacustici e massetti. Questa linea si compone di più strati con caratteristiche chimico-fisiche differenti: sottofondi alleggeriti, isolanti termoacustici e massetti. La funzione principale che svolgono i sottofondi alleggeriti e i massetti è quella di dare la giusta stabilità alle successive fasi della posa del pavimento e del rivestimento.

I sottofondi alleggeriti. Il sottofondo è l’insieme degli strati interposti fra il solaio e la pavimentazione di finitura atti a ripartire i carichi trasmessi dal pavimento alla struttura portante, livellare le irregolarità della struttura grezza, inglobare e proteggere eventuali tubazioni, contribuire ad isolare termicamente ed acusticamente differenti unità abitative.

Gli isolanti termoacustici. Sono gli strati elastici che assorbono le vibrazioni indotte sulla pavimentazione da impatti puntuali. Nei sottofondi monostrato, l’isolamento acustico al calpestio va posto sotto il massetto. Nei sottofondi pluristrato si inserisce, generalmente, tra il massetto e lo strato di isolamento nel quale saranno stati preventivamente inglobati eventuali impianti. Tale soluzione costruttiva è chiamata “pavimento galleggiante”.

I massetti. Il massetto è quell’elemento costruttivo orizzontale che viene adottato per livellare una superficie, ripartire il carico degli elementi sovrastanti, ricevere la pavimentazione finale. I problemi maggiori che si possono incontrare sono quelli delle crepe che si possono formare per l’alta temperatura esterna, la mancanza di adeguati rinforzi nei “punti deboli” del massetto o la mancata messa in opera di giunti di dilatazione tra il massetto e la struttura.

Impermeabilizzazione. L’impermeabilizzazione, con la linea AquaTutor, è un’opera complementare che serve a proteggere elementi costruttivi di vario genere come solai, pareti, cisterne, pozzetti, piscine. Prima dell’impermeabilizzazione è necessario rimuovere dalla superficie le parti friabili o poco stabili, lisciando la superficie con dei primer. Bisogna inoltre evitare la presenza di umidità che non potrà più evaporare e proteggere lo strato impermeabile dagli urti e dagli agenti atmosferici.

Adesivi per ceramica e pietra. Per realizzare la posa di un pavimento e di un rivestimento con piastrelle di ceramica o di materiali lapidei, è necessario individuare l’adesivo più idoneo in base alle caratteristiche del sottofondo e allo spessore da realizzare. La linea GrigoKoll prevede adesivi per piastrelle che svolgono un ruolo strategico nel processo di posa e pertanto devono soddisfare i requisiti stabiliti dalle direttive internazionali per quanto riguarda qualità e sicurezza.

Stucchi per fughe – Linea Fugastyle. Gli stucchi per fughe devono essere caratterizzati da un’ottima resistenza agli sbalzi termici (gelo, pavimenti riscaldati), ai prodotti chimici, allo sporco, alle macchie, all’acqua, oltre ad avere una funzione decorativa finalizzata a valorizzare l’aspetto estetico dei pavimenti e dei rivestimenti. Dal punto di vista tecnico funzionale devono garantire un potere riempitivo e sigillante.

I sistemi di Fornaci Calce Grigolin per i sottofondi e per la posa di pavimenti e rivestimenti garantiscono alta qualità ed elevata affidabilità per lavorazioni che costituiscono un momento determinante nel sistema della costruzione. Attenzione al progetto e facilità di posa permettono il loro utilizzo in qualunque tipologia di cantiere.

 

Nella foto: la Torre dell’orologio di Ponte di Piave (TV), dove è stato utilizzato il prodotto AR97 massetto autolivellante particolarmente indicato su impianti di riscaldamento a pavimento

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REDI, depurazione acque reflue per un salto di “Classe”

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REDI spa, attiva fin dal 1960, offre al mercato sistemi e soluzioni sostenibili per la gestione, il trattamento e la depurazione acque reflue. REDI propone una vasta gamma di prodotti specializzati: dalla raccorderia edile e fognaria, ai sistemi di drenaggio del suolo, alle valvole antiriflusso, fino a sifoni ed alle soluzioni ISEA per la depurazione e il trattamento delle acque reflue e pluviali.

Recupero e riutilizzo dell’acqua per un’edilizia più sostenibile
La finanziaria 2008 – legge 244/2007, articolo 1, comma 288 – ha disposto che dal 2009 il rilascio del permesso di costruire sia subordinato, oltre che alla certificazione energetica dell’edificio, anche alle caratteristiche strutturali dell’immobile finalizzate al risparmio idrico e al reimpiego delle acque meteoriche.
Alcune regioni hanno legiferato in modo ancor più preciso (es. Lombardia, Toscana, Marche, Lazio, Puglia, Umbria), mentre altre sono in fase di emanazione.
A tal proposito, REDI offre quattro soluzioni: quattro impianti per il recupero e riutilizzo delle acque piovane provenienti da tetti e coperture.

Impianti per il recupero e riutilizzo delle acque piovane per uso domestico e irriguo

Per uso irriguo: IRRIGA e IRRIGA PLUS
IRRIGA è un impianto base per il recupero e riutilizzo delle acque piovane per uso irriguo domestico manuale. Componenti del sistema:
– Vasca di accumulo in polietilene
– Filtro a cestello estraibile per grigliatura
– Pompa autoadescante con quadro elettrico temporizzato

Irriga 2 REDI, depurazione acque reflue per un salto di “Classe”

IRRIGA

 

Irriga REDI, depurazione acque reflue per un salto di “Classe”

IRRIGA PLUS è un innovativo impianto completamente automatico per il recupero e riutilizzo delle acque piovane per uso irriguo. Diversamente dall’impianto Irriga, Irriga Plus è completamente automatico. L’impianto è dotato di un sistema idoneo al controllo e monitoraggio della distribuzione dell’acqua piovana raccolta; la centralina di comando controlla eventuali carenze idriche nel serbatoio di accumulo e si regola per assicurare il funzionamento dell’impianto. Quando nel serbatoio di raccolta non è disponibile sufficiente acqua, il sistema commuta l’aspirazione sulla rete idrica per fornire l’adeguato flusso idrico. Il collegamento tra il serbatoio e la tubazione di aspirazione dal serbatoio idrico avviene tramite una valvola a tre vie integrata. Componenti del sistema:
– Vasca di accumulo in polietilene
– Filtro a cestello estraibile per grigliatura
– Pompa autoadescante con centralina elettrica

Riusa foto REDI, depurazione acque reflue per un salto di “Classe”

RIUSA

Per uso irriguo e domestico: RIUSA e RIUSA PLUS
RIUSA è un impianto automatico per il recupero e riutilizzo delle acque piovane per uso irriguo e domestico (solo wc). Componenti del sistema:
– Vasca di accumulo in polietilene di forma cilindrica
– Filtro a cestello estraibile per grigliatura
– Centralina elettronica con elettropompa per la distribuzione dell’acqua
– Filtro multi-stadio

RIUSA 2 REDI, depurazione acque reflue per un salto di “Classe”

RIUSA

 

RIUSA PLUS è un impianto automatico per il recupero e riutilizzo delle acque piovane per uso irriguo e domestico (WC e lavatrice). A differenza di Riusa, Riusa Plus, grazie ad un filtro multi-stadio e ad un debatterizzatore con lampade a raggi UV per la disinfezione, recupera le acque piovane rendendole adatte anche all’utilizzo in lavatrice. Componenti del sistema:
– Vasca di accumulo in polietilene di forma cilindrica
– Filtro a cestello estraibile per grigliatura
– Centralina elettronica con elettropompa per la distribuzione dell’acqua
– Filtro multi-stadio
– Debatterizzatore

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IMU capannoni industriali ed esenzione degli impianti imbullonati

IMU capannoni industriali ed esenzione degli impianti imbullonati

A partire da quest’anno le imprese avranno un consistente sconto nel pagamento dell’IMU sui propri capannoni industriali grazie alle disposizioni contenute nella Legge di Stabilità 2016 che prevede la possibilità di aggiornare le rendite catastali per escludere dal calcolo dell’imposta gli impianti fissi (c.d. imbullonati).

Poiché in rete si sono accavallate numerose notizie in merito, che hanno creato un po’ di confusione, facciamo un rapido riepilogo a uso e consumo dei professionisti e delle imprese interessate a questo tema. Ricordiamo che tutte le novità, e relativi approfondimenti, sulle novità per gli immobili possono essere lette sulla nostra sintetica guida operativa.

Anzitutto diciamo che la misura sull’IMU per i capannoni industriali riguarda i proprietari di immobili appartenenti alle categorie D ed E (immobili a destinazione d’uso speciale e particolare).

La Manovra finanziaria di quest’anno (in vigore dal 1° gennaio) specifica la norma contenuta nella legge n. 190 del 2014, ossia la precedente Legge di Stabilità che stabiliva come la determinazione della rendita catastale dei capannoni industriali e, più in generale degli immobili a destinazione d’uso particolare, fosse eseguita tramite stima diretta, utilizzando i criteri indicati dalla circolare n. 6/2012 dell’Agenzia del Territorio. Secondo tale circolare, la rendita catastale era data dalla “somma” del valore del terreno, dei muri e degli impianti fissi che contribuivano in maniera continuativa all’attività produttiva (gli imbullonati, appunto).

La Finanziaria 2016 non abroga la norma precedente, ma stabilisce che ai fini del calcolo dell’IMU, dalla rendita catastale così calcolata vada scorporato il valore degli imbullonati, determinando in pratica una diminuzione del valore imponibile su cui calcolare l’imposta e, dunque, una IMU più leggera.

L’operazione non è automatica, nel senso che i proprietari dei capannoni con dentro impianti e macchinari fissi devono provvedere all’aggiornamento delle rendite catastali di questi immobili (secondo quanto stabilito dal decreto n. 701/1994 tramite procedura DOCFA) alla luce delle novità contenute nella Legge di Stabilità 2016. Se la pratica sarà trasmessa all’Agenzia delle Entrate entro la metà del mese di giugno (15 giugno 2016), lo “sconto” sull’IMU per gli imbullonati sarà attivo già dal pagamento della prima rata.

Infine vale la pena evidenziare il caso particolare degli impianti fotovoltaici che incrementano la rendita catastale di un capannone industriale sul quale sono montati se incrementano del 15% o più il valore di mercato dell’immobile. Si tratta, ovviamente, anche in questo caso di impianti fissi: per capire se possano essere scorporati dalla rendita, occorre verificare con un professionista tecnico se la loro presenza è funzionale o meno all’attività produttiva: in caso affermativo, si potrà procedere all’aggiornamento dei valori catastali.

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Indagine sulla progettazione: che rapporto ha con lavoro e tempo?

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L’11 febbraio a Padova si terrà il seminario a partecipazione gratuita “Progettare nel tempo”, un’indagine del rapporto tra temporalità e architettura, una ricerca che approfondisce il legame concreto tra mondo del lavoro e professione della progettazione, legame che si nutre di teoria e di pratica. Il curatore scientifico è Fabrizio Arrigoni, Professore Associato di Composizione Architettonica e Urbana presso il DIDA Dipartimento di Architettura all’Università di Firenze.

Nel corso del seminario (che si tiene dalle ore 9 alle 13,30) all’introduzione di carattere generale seguiranno tre lectures:
– “Un teatro fatto di historiae e attese”, a cura del Prof. Arch. Fabrizio Arrigoni,
– “Architettura: luogo, tempo, terra, luce, silenzio”, a cura del Prof. Arch. Paolo Zermani,
– “Riḍwān, centro culturale islamico a Firenze. Eredità e traduzione” degli architetti Diego Collini e Matteo Cecconi.

In particolare sui temi del rapporto tra progetto, luogo, tempo, luce e silenzio ho intervistato il Prof. Arch. Zermani.

GS. L’intento di “Progettare nel tempo” di legare architettura e lavoro è un fine lodevole. Per raggiungere lo scopo  quale tipo di apporto può dare il concetto di forma nel contesto architettonico?
PZ. Per me la forma non è un esercizio virtuoso o un’esercitazione stilistica, è il risultato del contesto o, come si sarebbe detto in tempi non sospetti, del luogo. In sostanza la forma non è scindibile dalla tipologia architettonica: quest’ultima è dettata dal luogo e ritorna a esso, anche nella condizione contemporanea in cui il luogo, o il paesaggio, è spesso modificato e trasformato rispetto alla condizione originaria. In tal senso anche la forma è un risultato del tempo e dell’incontro tra il tempo storico e il nostro tempo.

Da un lato il convegno è strutturato in modo da dare spazio anche a specifici casi studio, che rendono conto di come l’architettura migliore possa essere applicata sul campo, concretamente. Dall’altro lato, una delle accezioni di architettura a emergere dalle premesse dell’evento è quella fatta di conoscenze, bisogni e desideri che danno origine alla costruzione e che questa consegna alle generazioni successive. Come si coniugano l’atto concreto del costruire e il desiderio del committente di trasmettere ai posteri ciò che non ha una propria concretezza vera? Che ruolo ha il progetto in questo contesto?
L’atto del costruire ha un significato soltanto se deriva da quanto ho detto nella prima risposta, se si inserisce quindi in un discorso di lunga durata, pur conscio della propria parzialità. Questo è l’unico atto del costruire che m’interessa. I desideri del committente sono una variabile che può condizionare il progetto, una traccia che lasceremo del nostro percorso, che si imprimerà in modo più o meno indelebile nell’ampia durata del percorso storico.
La maggior parte delle architetture che vedo oggi non m’interessano perchè sono fatte per non avere durata concettuale nè materiale.

Il suo intervento a “Progettare nel tempo” sarà dedicato al rapporto tra architettura, luogo, tempo, terra, luce e silenzio. Ci può indicare sinteticamente quale sarà il percorso attraverso il quale guiderà i partecipanti per parlare di architettura indagando tutte queste “parole chiave” così intriganti?
È uscito in questi mesi un mio libro,per le edizioni Mondadori Electa, che ha proprio quale titolo “Architettura: luogo, tempo, terra, luce, silenzio”. Si tratta di cinque conferenze tenute in varie città europee negli ultimi anni. Fissano alcuni elementi che ritengo peculiari della civiltà architettonica occidentale, rispetto ai quali anche la nostra condizione contemporanea, eterogenea e impaziente, può fissare un principio di continuità.
A partire da essi si può forse combattere la superficialità delle esercitazioni di pura immagine o grafica che ci vengono mostrate ogni giorno e riconoscere un’identità dell’architettura non gratuita o strumentale.
Ciò è fondamentale in particolar modo per il paesaggio italiano, dove ogni scavo ci rivela una misura custodita nella terra, lungo i secoli. Il riemergere alla luce dell’oggi di quelle misure ci ricorda che il processo della vera architettura è sempre lo stesso e si compone di un percorso segnato dal tempo, in cui il tempo è grande costruttore.
Rispetto a ciò è necessario fare silenzio, cioè ascoltare, per poter progettare solo ciò che è veramente necessario.

Sviscerando il rapporto tra architettura, luogo, tempo, terra, luce e silenzio, quanto è importante parlare di progettazione?
Posso soltanto risponderle nuovamente che, senza tempo, non esiste architettura vera.

Pongo a lei la stessa domanda che non molto tempo fa ho rivolto a Fabrizio Arrigoni (leggi l’intervista ad Arrigoni) perchè il tema è imprescindibile. In un contesto di crisi, i progettisti cercano sempre più cose concrete: lavoro. E il tempo è sempre poco. “Progettare nel tempo” non rischia di avere un approccio troppo teorico?
Spero che la mancanza di lavoro di questo frangente storico abbia almeno il vantaggio di favorire la riflessione più approfondita su ciò che l’architetto deve o non deve fare.

Alle “lectures” seguirà la descrizione di alcuni casi di studio in materia:
– “Recuperare innovando, Villa storica sulle colline del Prosecco” dello Studio Zara + Zardet
– “Aeroporto Marco Polo di Venezia” dell’Arch. Ruben Verdi.

Infine verranno definiti alcuni interessanti elementi di approfondimento tecnico elaborati da esperti architetti e ingegneri: tra di essi vanno segnalati “Progettare il valore nel tempo”, a cura dell’Ing. Michele Destro e “Costruire in laterizio oggi”, a cura dell’Ing. Enrico Lanconelli.

L’evento si svolgerà presso il Centro conferenze “Alla Stanga”, in Piazza Zanellato 21, Padova. Puoi iscriverti qui. Tieni presente che la partecipazione gratuita è garantita fino a esaurimento posti. Se sei ingegnere, è interessante sapere che l’evento è accreditato presso l’Ordine degli Ingegneri di Padova (4 CFP).

Per gli architetti: “Progettare nel tempo” dell’11 febbraio è in fase di accreditamento presso l’Ordine degli Architetti di Padova.

Scarica la locandina di Progettare nel tempo

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